A seguito di una riunione dei capigruppo dei vari Partiti alla Camera, chiamati a definire il calendario dei lavori di luglio, il ministro per i Rapporti col parlamento Luca Ciriani, di Fratelli d’Italia, propone di anticipare le interpellanze parlamentari alla Camera dal venerdì mattina al giovedì pomeriggio, garantendo quindi la “settimana corta” ai deputati. Ma se il tema della settimana corta è una questione che iniziano a porsi molte aziende oramai anche in Italia, perché in ambito politico, anche la sola proposta – ritirata poco dopo – scatena polemiche?

La proposta

La proposta della settimana corta, dal lunedì al giovedì, per i deputati, lanciata dal ministro di Fdi Luca Ciriani, ha suscitato subito molte perplessità anche nella maggioranza. Per questo il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha fatto retromarcia. «Era un’ipotesi, fatta a margine della conferenza dei capigruppo» di Montecitorio «per capire se collocare le interpellanze urgenti, non sempre ma ogni tanto, il giovedì sera, così da dare più importanza alle istanze dei parlamentari e favorire la partecipazione di ministri e deputati. Ma senza modificare il calendario della Camera». L’idea sarebbe stata quindi quella di occupare l’Aula il venerdì con altre attività.

Cosa fa un Parlamentare?

La proposta di Ciriani ha da subito scatenato un dibattito, anche nell’opinione pubblica, su quanto effettivamente “lavorassero” i politici. I parlamentari si occupano soprattutto dell’attività legislativa, ma non solo. Abitualmente il lavoro d’aula si svolge dal lunedì pomeriggio al venerdì mattina alla Camera. Dal martedì al giovedì al Senato. Ma l’attività ordinaria si svolge anche e, forse, soprattutto nelle Commissioni. Al fine di garantire l’efficacia del proprio lavoro i Parlamentari, finite le interrogazioni e le interpellanze, ritornano ai propri collegi elettorali a svolgere attività politica lì. Inoltre, per molto tempo, il giovedì era stato a lungo il giorno dedicato alle interpellanze. Difatto, le interpellanze urgenti, cioè quelle presentate più a ridosso della scadenza su questioni impreviste di una certa gravità, vengono «di norma» svolte il giovedì mattina. Da questo punto di vista, dunque, la proposta di Ciriani sarebbe un ritorno a un’antica prassi che è rimasta valida per decenni, e che è ancora largamente prevalente al Senato. Inoltre, il regolamento vigente della Camera stabilisce che, salvo durante la sessione di bilancio dedicata alla manovra finanziaria, per una settimana al mese siano sospesi i lavori d’Aula e delle Commissioni, destinando tale periodo «allo svolgimento della altre attività inerenti al mandato parlamentare».

La polemica

Al netto della giustezza o meno della proposta di Ciriani, la questione “più ore si spendono a lavorare, più si sta lavorando meglio” è un retaggio da cui è difficile slegarsi. Per i parlamentari non rappresenta un privilegio o una riduzione degli impegni istituzionali, ma risponde a una logica precisa prevista dal regolamento. La sospensione dei lavori d’Aula e di Commissione per alcuni giorni al mese consente infatti ai deputati di dedicarsi ad altre funzioni fondamentali del loro mandato, come il rapporto con il territorio, l’attività di studio, l’elaborazione legislativa e il confronto con cittadini e istituzioni locali. Una corretta comprensione di questa organizzazione del lavoro parlamentare aiuta a evitare semplificazioni e letture distorte del ruolo e delle responsabilità degli eletti.

Condividere.
Exit mobile version