Nuove possibili spine in arrivo per il governo sul fronte dell’adeguamento delle pensioni, mentre nella prossima legge di Bilancio uno dei capitoli di rilievo potrebbe puntare ad incentivare le pensioni integrative, tema che già aveva scaldato il confronto dell’ultima manovra. Sono due fronti che si aprono con una coincidenza temporale. Da una parte c’è il tribunale di Trento che ha sollevato una questione di legittimità costituzionale di fronte alla Consulta per il meccanismo di perequazione all’inflazione scelto sulle pensioni dal governo Meloni. Dall’altra, invece, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, parlando all’assemblea dell’Ania, l’associazione del mondo assicurativo, ha detto chiaramente che sarà necessario adeguare le norme sulla previdenza assicurativa, ferme al 2005. Non risparmiando una sollecitazione al mondo assicurativo, che su questo chiede una riforma e propone un «patto per un’Italia più forte e più giusta» ma al quale il ministro ha sottoposto l’esigenza di «prestazioni più generose”».
L’incognita del verdetto della Consulta
Il nodo sul tavolo della Consulta, se accolto dall’alta Corte, aprirebbe un buco nei conti pubblici. All’attenzione dei giudici costituzionali sono i provvedimenti del 2022 e 2023 che hanno previsto il taglio della rivalutazione delle pensioni rispetto all’inflazione, che tocca quelle quattro volte il minimo. Ma nel mirino è soprattutto il meccanismo di adeguamento “a blocchi”, con taglio ad aliquota fissa per tutto il reddito a secondo della soglia raggiunta. Per i sindacati è contrario al principio di proporzionalità contributiva «con un effetto appiattimento che cancella – sostiene la Cgil – differenze tra carriere e contributi»: un taglio che varrebbe 10 miliardi in tre anni. La richiesta di esame, invece, parte dal ricorso di un pensionato che chiedeva l’applicazione di un sistema a scaglioni, progressivo come quello in vigore per l’Irpef, con riduzioni sulle diverse fasce anche all’interno di un singolo reddito. «Il giudizio in corso – si legge nell’ordinanza del Tribunale di Trento inviata alla Consulta non può essere definito indipendentemente dalla soluzione della suddetta questione di legittimità costituzionale». Già in passato la Corte costituzionale si era espressa sui tagli agli adeguamenti delle pensioni: nel 2015 sulla materia dopo il blocco totale della perequazione deciso a fine del 2011 con il Salva Italia per il 2012 e il 2013 per tutte i trattamenti pensionistici superiori a tre volte il minimo dichiarandone l’illegittimità costituzionale. In quel caso il Governo era intervenuto con una rivalutazione progressiva parziale per i trattamenti superiori a tre volte il minimo e fino a 6 volte (con recuperi tra il 40% e il 10% dell’inflazione).
Previdenza complementare, tre direttive
C’è poi il fronte della previdenza complementare. «La previdenza complementare in Italia è ancora basata sul quadro normativo definito nel 2005, in un contesto sociale e demografico ben diverso da quello attuale – ha detto Giorgetti parlando all’Ania – Per questo va oggi esteso e modernizzato con un insieme organico di misure che ne rafforzi la diffusione, l’equità e l’efficacia». Va favorita, ha spiegato anche la ministra del Lavoro Marina Calderone, l’adesione a queste forme integrative. Nella passata manovra si era ragionato su un sistema di silenzio assenso per il passaggio, dopo sei mesi, del Tfr ai fondi previdenziali, per rafforzare le pensioni del futuro. Il governo – ha spiegato Giorgetti – potrebbe intervenire su tre direttive: «Miglioramenti dei meccanismi di adesione; incentivi all’incremento della contribuzione, che non necessariamente comportino maggiori oneri a carico dello Stato, stimoli alla competizione e a soluzioni di investimento più efficienti». Ma ciascuno dovrà fare la propria parte: «Risponderebbe all’interesse dei singoli e a quello generale – ha aggiunto – un sistema di previdenza complementare maggiormente sviluppato che, da un lato riduca il pension gap, garantendo prestazioni più generose, e dall’altro concorra al finanziamento ed allo sviluppo del sistema Paese». Un messaggio chiaro per chi, dal fronte assicurativo, gestisce prodotti di previdenza integrativa.