Leone XIV a İznik, per commemorare insieme al patriarca Bartolomeo e i capi e rappresentanti delle Chiese il primo Concilio ecumenico della storia. È il primo papa della storia che si reca dove il cristianesimo si è riunito assieme per la prima volta nella storia, quando fu detto che si credeva “in un solo Dio”. È la stessa formula che accomuna tutt’oggi i cristiani del mondo, due miliardi e mezzo, e dove Francesco voleva assolutamente andare. Leone XIV – che in Turchia dopo gli incontri politici con il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha avuto una fitta agenda “religiosa” – ha completato il disegno di Bergoglio e ha messo insieme patriarchi, vescovi, metropoliti, capi delle Chiese e rappresentanti delle comunioni cristiane mondiali a ribadire il messaggio di «fratellanza e sorellanza universale» insito in ogni religione, a implorare – ancora una volta – di respingere con forza «l’uso della religione per giustificare la guerra e la violenza, come ogni forma di fondamentalismo e di fanatismo», seguendo invece le vie dell’«incontro fraterno», del «dialogo
La cerimonia sui resti (riemersi) dell’antica basilica
La cerimonia – nella cittadina a 70 chilometri da Istanbul e dove il papa è arrivato in elicottero – è avvenuta davanti ai resti della basilica a tre navate intitolata al martire del IV secolo San Neofito, distrutta e sommersa da un terremoto. Inghiottite dal lago, le rovine sono riapparse nel 2014 e oggi, in questo evento imponente per il suo significato, sembrano raccontare anch’esse una storia. Quella di ferite che si rimarginano e della luce che contrasta ogni buio. «È un passo storico» ha detto Leone, che assieme al patriarca Ecumenico Bartolomeo I camminano insieme, uno accanto all’altro, lungo la piattaforma in prossimità degli scavi archeologici. Bartolomeo pronuncia un messaggio di benvenuto che si apre con la commozione nel vedere in quanti hanno «risposto positivamente» all’invito a onorare la memoria e l’eredità del primo Concilio ecumenico tenutosi qui a Nicea millesettecento anni fa. Da allora, tanti i secoli trascorsi, tanti sconvolgimenti, tante difficoltà e le divisioni, ma oggi sono tutti a İznik: «Ci avviciniamo a questa sacra commemorazione con riverenza condivisa e con un comune sentimento di speranza… Siamo qui per dare una testimonianza viva della stessa fede espressa dai Padri di Nicea. Ritorniamo a questa sorgente della fede cristiana al fine di andare avanti».
Il Papa spinge sulla strada di una “piena comunione” con gli altri cristiani
Il Papa guarda pure lui all’epoca di oggi, un tempo «per molti aspetti drammatico nel quale le persone sono sottoposte a innumerevoli minacce alla loro stessa dignità». Il 1700° anniversario del Concilio di Nicea – scrive Vatican News – è allora «occasione preziosa per chiederci chi è Gesù Cristo nella vita delle donne e degli uomini di oggi, chi è per ciascuno di noi». Un quesito che interpella in particolare i cristiani, afferma il Papa, «che rischiano di ridurre Gesù Cristo a una sorta di leader carismatico o di superuomo, un travisamento che alla fine porta alla tristezza e alla confusione». Per Leone è di fondamentale importanza, la confessione di fede per il «cammino che i cristiani stanno percorrendo verso la piena comunione», condivisa da tutte le Chiese e Comunità cristiane nel mondo.
