Storie Web venerdì, Novembre 14
Notiziario

L’attuale sistema di finanziamento dello smaltimento dei pannelli fotovoltaici si basa sul versamento, da parte dei produttori, di un contributo per il trattamento nei trust dei vari consorzi che si occupano della gestione a fine vita. Ebbene, il modello rischia di non riuscire a garantire il corretto trattamento di questi rifiuti, che fanno parte dei Raee, in un futuro prossimo. L’allarme viene dal consorzio Erion Weee sulla base dello studio “La gestione nel rifiuto fotovoltaico in Italia: un nuovo modello di finanziamento” della società di consulenza e ricerca Ref.

La corsa al ribasso

Parliamo di pannelli non incentivati, cioè di quelli che non beneficiano dei sostegni dei vecchi Conti Energia. «Per quelli incentivati, il contributo è una cifra ragionevole per la gestione a fine vita», spiega Giorgio Arienti, direttore generale di Erion Weee: «Il problema sorge per quelli non incentivati. Poiché il contributo per lo smaltimento viene pagato dai produttori, negli ultimi anni abbiamo assistito a una caccia a questi ultimi da parte dei vari consorzi di gestione dei Raee. Per assicurarsi la gestione del fine vita di un maggior numero di produttori, hanno abbassato continuamente il valore del contributo, molto inferiore ai 10 euro, arrivando anche a 1 euro. Cifre che non sono sufficienti per garantire il corretto trattamento di un pannello tra 10, 15 o 20 anni. E che noi come Erion Weee non condividiamo», sottolinea Arienti.

La crescita esponenziale

Questo fenomeno si intreccia con la crescita esponenziale, nei prossimi anni, delle quantità di pannelli che diventeranno rifiuto. A fine 2021 risultavano installati in Italia circa 20 milioni di pannelli fotovoltaici non incentivati, nel triennio 2022-2024 ne sono stati immessi al consumo altri 28 milioni e altri 49 entreranno in esercizio nei prossimi tre anni. «Tra il 2025 e il 2050 si assisterà a un incremento di quasi trenta volte nel numero di pannelli fotovoltaici destinati alla dismissione ogni anno, con importanti implicazioni per i detentori degli impianti, i consorzi e, più in generale, per l’intera collettività. Si passerà dai circa 427mila pannelli dismessi nel 2025 a oltre 12 milioni nel 2050, con un conseguente aumento anche in termini di massa: da 9mila a 264mila tonnellate annue di Raee fotovoltaici da raccogliere e gestire correttamente per anno», scrive Ref nel suo report.

Una crescita imponente e un contributo ridotto per pannello porterà a un disavanzo, nella gestione a fine vita, che nel peggiore dei casi potrà arrivare a 80 milioni di euro all’anno al 2050, si evidenzia sempre nello studio. Con conseguenti rischi: esportazione verso Paesi privi di adeguati impianti di trattamento o l’abbandono nell’ambiente. Senza contare il mancato recupero, spinto pure dall’Europa, di materiali come vetro, alluminio, silicio e argento.

Il modello generazionale

«Il sistema impiantistico nazionale si sta già preparando ad accogliere volumi crescenti di pannelli da trattare, anche grazie agli investimenti del Pnrr», sottolinea Arienti: «È necessario che il modello di finanziamento venga adeguato». E sulla base dello studio di Ref, Erion Weee propone l’adozione, anche per i pannelli fotovoltaici, del modello di finanziamento generazionale già utilizzato per tutte le altre tipologie di Raee domestici. È un sistema che attribuisce la responsabilità economica della gestione del fine vita ai produttori presenti sul mercato in ciascun anno, in proporzione all’immesso sul mercato nello stesso anno. «Il contributo richiesto da ogni consorzio, in questo modo, dipenderà dalle previsioni reali di materiale da smaltire. Quanto mi costerà? Il budget andrò a ripartirlo tra i miei produttori», specifica Arienti.

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