«Cerchiamo insieme una soluzione per mantenere la competitività delle imprese». Così il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini sul decreto legge Bollette. E aggiunge al Sole 24 Ore: «L’energia è fondamentale per l’industria. Siamo consapevoli che le finanze pubbliche non lasciano grandi spazi di manovra, ma è necessario trovare un modo per non tagliare fuori nessuno in un momento così difficile.»
Nel pomeriggio di ieri Confindustria ha espresso «forte preoccupazione e contrarierà per l’assenza di misure concrete a sostegno del cuore produttivo del Paese» tornando a incalzare sul tema del caro energia: «È una situazione insostenibile per le imprese italiane, occorre agire con urgenza. Si è persa un’altra occasione per intervenire in maniera efficace», spiega il comunicato, in cui si ritiene «indispensabile aprire al più presto un percorso che porti alla definizione di un piano energetico strutturale e di lungo periodo. Le misure una tantum non sono più sufficienti: servono azioni concrete e coerenti, dove sia chiara la visione del futuro».
È necessario, continua il comunicato, aprire un tavolo con il governo per discutere «delle misure per l’industria» e di «un nuovo decreto legge per ridurre in modo strutturale i costi energetici», decreto che «preveda interventi immediati e mirati a sostegno delle imprese e dei distretti industriali attualmente esclusi dalle misure approvate». Sono i numeri a rendere evidente la gravità della situazione: la bolletta energetica di tutta l’industria italiana supera abbondantemente i 20 miliardi di euro all’anno, dice il testo del comunicato, e le imprese italiane continuano a subire uno spread energetico che supera il 35% e che arriva a toccare punte dell’80% nel confronto con i paesi europei.
Inoltre, sottolinea Confindustria, bisogna essere consapevoli che i consumi industriali italiani rappresentano il 42% del fabbisogno energetico nazionale (125 Twh) e che per le imprese il prezzo dell’energia viene calcolato in base al costo dell’elettricità prodotta con il gas, che è la più cara. La produzione di energia rinnovabile che rappresenta il 45% dell’energia prodotta con 115 Twh non concorre alla formazione di un prezzo più competitivo per l’industria.
«Dispiace, continua il testo, come durante l’intero iter legislativo sia mancata la consapevolezza di questa urgenza e non sia stato fatto nulla per rafforzare il decreto e introdurre misure strutturali a supporto dell’industria italiana, nel rispetto di un equilibrio, che condividevamo, di ripartire equamente le risorse tra famiglie e imprese. Per le imprese che stanno fronteggiando una crisi prolungata della produzione industriale e l’incertezza di una guerra commerciale era questo il momento di poter ricevere un reale sostegno. Invece si è preferito agire con interventi estemporanei».