Con una diretta streaming sul proprio canale YouTube, OpenAI ha alzato finalmente il sipario sulla creatura forse più strategica per il futuro prossimo della compagnia guidata da Sam Altman, che ha giocato d’anticipo nell’immediata vigilia dell’annuncio parlando di “un nuovo prodotto di cui sono davvero entusiasta”. E il prodotto in questione è ChatGPT Atlas, ed è oltremodo importante perché segna l’avvento di un’intera nuova generazione di browser con intelligenza artificiale integrata che rappresentano un salto in avanti sostanziale per ridefinire il modo in cui navighiamo in Rete e interagiamo con la Rete. Quello che mette in campo OpenAI, in tal senso, è uno strumento che nasce per combinare il web tradizionale con l’esperienza conversazionale dell’AI e per aprire le porte, come ha detto Altman, “al modo in cui speriamo le persone useranno Internet in futuro”.

Come funziona e per quali piattaforme

Atlas è stato progettato partendo da ChatGPT e consente all’utente di portare la chatbot con sé ovunque sul web, ottenendo così supporto per una serie di azioni online, dalla ricerca di informazioni allo shopping, dalla pianificazione dei propri impegni alla produttività: La disponibilità del browser è già confermata per gli utenti (Free, Plus, Pro e Go) che lavorano sui notebook di Apple equipaggiati con macOS e successivamente sarà rilasciato anche per le altre piattaforme pc e mobile, ovvero sia Windows, iOS e Android. Quali sono le credenziali tecniche di Atlas? Nell’introdurlo, Altman ha ricordato come le tabs siano state una grande innovazione ai loro tempi ma oggi è giunto il momento di reimmaginare l’esperienza di navigazione. “Così come in passato la barra degli indirizzi e il campo di ricerca erano gli strumenti fondamentali per esplorare Internet – ha precisato il Ceo di OpenAI – oggi crediamo che l’interazione via chat possa diventare il nuovo paradigma per utilizzare il web”. Da qui la progettazione di un browser centrato sull’esperienza conversazionale, in quanto con Atlas si potrà dialogare direttamente con le pagine, cercare informazioni con ChatGPT o attivare una modalità “Agent” capace di compiere azioni automatiche all’interno del browser stesso. Il browser, insomma, integra il modello linguistico direttamente nell’interfaccia, trasformando la ricerca in un’interazione continua con l’utente.

Cosa possono fare gli utenti

I vantaggi per gli utenti sono diversi e in concreto si traducono nella possibilità di aprire una nuova scheda per porre domande alla chatbot, effettuare ricerche o ricevere supporto nella scrittura direttamente all’interno della pagina, eliminando la necessità di copiare e incollare o cambiare scheda. Un’altra prerogativa di Atlas è inoltre quella di memorizzare dettagli della navigazione dell’utente (preferenze incluse) per automatizzare specifiche attività o costruirne altre partendo da lavori precedenti, sfruttando la capacità di ChatGPT di utilizzare le informazioni provenienti dalle pagine aperte e dai siti visitati per offrire risposte e suggerimenti più pertinenti e personalizzati. Atlas, in pratica, opera come un assistente digitale sempre attivo, capace di adattarsi alle abitudini di chi lo usa. Cuore pensante e operativo del browser è l’agente AI integrato (disponibile però in preview solo per gli utenti Plus, Pro e Business), che consente di chiedere a ChatGPT di compiere azioni direttamente nel browser. A livello di privacy e sicurezza, infine, sarà possibile cancellare la cronologia di navigazione o navigare in incognito (se si sceglie di attivare la cronologia del browser è possibile gestirla in qualsiasi momento) e questo provvedimento va nel solco della politica applicata da OpenAI a ChatGPT, secondo cui (per impostazione predefinita) non vengono utilizzati i contenuti di navigazione per addestrare i propri modelli. Resta casomai da capire come l’arrivo di un browser AI in Europa sarà compatibile con le normative Ue sulla protezione dei dati (il GDPR) e quelle ancora in via di definizione per regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale (l’ AI Act) e come le aziende dovranno valutarne l’adozione tenendo conto dei rischi in fatto di governance dei dati.

La mossa di OpenAI vs. Google e gli altri

L’importanza di questo annuncio è legata a molteplici è la prima di queste è di ordine numerico: se il nuovo browser venisse adottato dagli oltre 800 milioni di utenti attivi settimanali di ChatGPT, OpenAI potrebbe esercitare una forte pressione su un componente chiave della “macchina dei ricavi” pubblicitari di Google. Chrome, che a giugno scorso deteneva il 68% del mercato globale dei browser con circa tre miliardi di utenti secondo le rilevazioni di StatCounter, rappresenta un pilastro fondamentale del business pubblicitario di Alphabet (che genera quasi tre quarti del fatturato complessivo del gruppo di Mountain View) perché la sua specificità è quella di raccogliere informazioni sugli utenti utili ad aumentare la precisione e la redditività degli annunci, oltre a instradare di default il traffico di ricerca verso il motore di Google. La posta in gioco è dunque alta e non solo perché la concorrenza è agguerrita, con Perplexity AI che ha già lanciato il suo browser AI “Comet”, la stessa Microsoft che ha introdotto a luglio “Copilot Mode” con funzionalità AI per Edge e la stessa Google che a settembre ha annunciato l’integrazione più profonda del suo assistente Gemini all’interno di Chrome per renderlo in grado di occuparsi di compiti ripetitivi. OpenAI, come ha scritto The Verge, entra così in competizione diretta con BigG in un momento in cui un numero crescente di utenti Internet si affida all’intelligenza artificiale per ottenere risposte alle proprie domande e posizionarsi come nuovo punto di accesso alle ricerche online potrebbe consentire alla società di Altman di attirare più traffico sul proprio ecosistema e di generare di conseguenza più entrare attraverso la pubblicità online. L’azienda di San Francisco, del resto, continua a registrare perdite superiori ai ricavi e battere nuove strade per raggiungere la redditività è un imperativo: Atlas è in tal senso il “jolly” che OpenAI si gioca confidando di scalfire un dominio, quello di Google, che sembrava fino a due anni fa inattaccabile. La partita che sta per iniziare è tutt’altro che facile: sul tavolo vi sono modelli di business che devono necessariamente fare i conti con le spinose questioni del controllo dei dati e dell’impatto sulla privacy, perché l’idea che un browser possa “agire” per conto dell’utente solleva nuovi e grandi quesiti su trasparenza, profilazione e rischi di sicurezza.

Condividere.
Exit mobile version