Sindacati dei metalmeccanici in sciopero per otto ore per il rinnovo del contratto nazionale che interessa 1,6 milioni di lavoratori. Il tavolo negoziale tra Federmeccanica e Assistal con Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm non riesce a ripartire: la trattativa è bloccata da dicembre sul nodo degli aumenti economici. Aziende e sindacati restano ancorate su due diverse impostazioni nel negoziato.

Fiom, Fim e Uilm: senza la ripresa della trattativa nuovi scioperi ad aprile

I tre leader sindacali, Michele Di Palma (Fiom), Ferdinando Uliano (Fim) e Rocco Palombella (Uilm) hanno parlato di «straordinaria riuscita dello sciopero nazionale di 8 ore in tutta Italia che ha visto centinaia di migliaia di metalmeccanici manifestare nelle principali città industriali del Paese da nord a sud», ricordando che «con oggi sono 24 le ore di sciopero complessivamente realizzate dai lavoratori per riaprire la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro», considerato lo «strumento fondamentale di difesa e rilancio del lavoro industriale e della nostra economia». I sindacati hanno confermato il blocco delle flessibilità e degli straordinari, ed in assenza di una ripresa della trattativa, nei primi giorni di aprile le segreterie di Fiom, Fim e Uilm decideranno «ulteriori azioni più incisive ed estese di manifestazioni e scioperi per riaprire la trattativa».

Lo scontro sugli aumenti contrattuali

L’attuale contratto è scaduto il 30 giugno del 2024, la piattaforma unitaria dei sindacati propone un incremento dei minimi retributivi di 280 euro lordi a regime, dunque superiore all’inflazione prevista, giudicato «insostenibile» dalle associazioni datoriali. Federmeccanica e Assistal sono disponibili a riconoscere sul versante economico il solo adeguamento dei minimi tabellari all’indicatore Ipca Nei (indice dei prezzi al consumo armonizzato a livello europeo al netto dei beni energetici importati), secondo il meccanismo di erogazione ex post. L’attuale contratto prevedeva un aumento di 112 euro a regime, ma per la fiammata dell’inflazione che ha impattato sull’Ipca Nei, le imprese hanno pagato complessivamente 311 euro. Per la prossima vigenza contrattuale se il differenziale tra inflazione programmata e a consuntivo supererà l’1% le imprese intendono pagare il differenziale a dicembre, invece che a giugno come è accaduto finora.

La proposta delle imprese

Il baricentro della proposta di Federmeccanica e Assistal è il rafforzamento delle prestazioni di welfare. Le imprese prevedono l’aumento graduale a 400 euro a regime dei flexible benefit esentasse esistenti che oggi ammontano a 200 euro, con il raddoppio dell’importo, se destinati al rimborso delle rette degli asili nido, delle spese di acquisto di libri scolastici, al trasporto pubblico. Le imprese propongono anche di istituire una copertura assicurativa per garantire a vita una rendita, in caso di non autosufficienza, da 600 euro mensili. Propongono di riconoscere un importo di 700 euro lordi annui da giugno 2026 nelle aziende con un rapporto tra margine operativo lordo e fatturato superiore al 10% (incrementale rispetto all’anno precedente), dove non sia già presente un premio di risultato o altri elementi economici collettivi. Se i lavoratori hanno già riconoscimenti individuali l’importo sarà pari a 350 euro lordi annui. Federmeccanica e Assistal propongono anche di migliorare le prestazioni di sanità integrativa per i lavoratori con RAL sotto i 35mila euro, riducendo franchigie o scoperti sulle spese odontoiatriche per dipendenti e familiari. Ma questa proposta viene contestata dai sindacati che, secondo un’impostazione più tradizionale, puntano a monetizzare gli aumenti economici nel nuovo Ccnl con l’obiettivo di recuperare il potere d’acquisto delle retribuzioni.

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