Entro questa legislatura il governo vuole avere pronto il quadro giuridico per il ritorno al nucleare. L’annuncio è arrivato nei giorni scorsi dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ai microfoni di Radio 24. «Io sto agendo con un gruppo di lavoro che deve occuparsi del quadro giuridico – ha spiegato il ministro -. Se tu vuoi comprarti uno small modular reactor, deve esserci un quadro giuridico compatibile». Insomma, il governo vuole accelerare su questo fronte e punta al nucleare di nuova generazione, su cui la filiera italiana è in prima linea con l’Enea (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) a fare da battistrada. Ma di cosa si tratta? E cosa si intende quando si parla di Small Modular Reactor (Smr), vale a dire di reattori nucleari modulari di piccole dimensioni?

La fusione nucleare

Cominciamo facendo un po’ di chiarezza sulla differenza tra fusione e fissione nucleare. L’obiettivo della fusione è di riprodurre sulla terra lo stesso meccanismo che “accende” gli astri per ottenere energia rinnovabile e inesauribile. Nella fusione, l’energia scaturisce dall’unione di due nuclei di elementi molto leggeri quali, ad esempio, l’idrogeno. Dalla reazione scaturiscono un neutrone e l’elio, un gas nobile ampiamente utilizzato nella vita quotidiana. Nel caso della fusione, non vengono prodotte emissioni di gas serra né rifiuti radioattivi. Ad oggi per riprodurre questo meccanismo, la ricerca scientifica utilizza una macchina denominata Tokamak, di forma toroidale, caratterizzata da un involucro cavo, con all’interno un’apposita “camera di reazione” rivestita da un mantello costituito da contenitori di litio, un metallo presente in abbondanza sulla terra. La reazione di fusione viene riprodotta all’interno del Tokamak utilizzando il litio presente nel rivestimento, il deuterio, una forma di idrogeno di cui è ricca l’acqua di mare e il trizio, generato direttamente all’interno del Tokamak, in un ciclo chiuso.

Il programma del Dtt a Frascati

Su questo fronte, l’Enea sta lavorando in asse con Eni al progetto DTT (Divertor Tokamak Test facility) condotto presso il Centro Ricerca Enea di Frascati, alle porte di Roma, per l’ingegnerizzazione e la costruzione di una macchina Tokamak dedicata alla sperimentazione di componenti che dovranno gestire le grandi quantità di calore che si sviluppano all’interno della camera di fusione. L’Enea partecipa al Dtt, tra i più grandi esperimenti scientifici mai realizzati in Italia, con il 70%, l’Eni ha il 25% del progetto mentre la parte restante è suddivisa tra tra università e centri di eccellenza, tra cui il consorzio Create (Ricerca per l’Energia, l’Automazione e le Tecnologie dell’Elettromagnetismo), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Il Consorzio RFX, il Politecnico di Torino, l’Università degli Studi della Tuscia, l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e il Centro di Ricerche europeo di Tecnologie Design e Materiali (Cetma).

L’impegno di Eni nella fusione a confinamento magnetico

L’Eni poi, vale la pena di ricordare, è attivamente impegnata sulla fusione a confinamento magnetico, vale a dire la tecnologia che ricorre all’uso di campi magnetici molto potenti per confinare il plasma in cui avviene la fusione, come detto, all’interno dei Tokamak. Il gruppo è stato tra le prime aziende energetiche ad investire in questo campo oltre a essere azionista strategico di Commonwealth Fusion Systems (CFS), una start-up spin-out del Massachusetts Institute of Technology di Boston, nella cui roadmap vi è la realizzazione del primo impianto a fusione in grado di immettere energia elettrica in rete entro i primi anni Trenta.

In Francia il maggior progetto internazionale sulla fusione

Ad oggi il maggior progetto internazionale sulla fusione è Iter, l’International Thermonuclear Experimental Reactor, realizzato nell’ambito di una collaborazione tra le sette maggiori potenze economiche (Unione Europea, Cina, India, Giappone, Corea, Russia e Stati Uniti) .È un progetto di estrema complessità, portato avanti da scienziati e ingegneri di numerose nazionalità, in fase di costruzione a Cadarache, in Francia con un investimento di 20 miliardi di euro di cui circa il 50% sostenuti dall’Unione Europea. L’obiettivo è di dimostrare la fattibilità della produzione di energia da fusione e di avere il massimo ritorno scientifico per poter progredire nei tempi più brevi possibili verso un reattore dimostrativo Demo.

Condividere.
Exit mobile version