L’ex attaccante, oggi 58enne, si emoziona alla presentazione della pellicola dedicata al suo caso giudiziario: “C’è una cosa in particolare che tengo a dire: non bisogna mai puntare il dito contro nessuno perché, a volte, le cose non sono come sembrano”.
Michele Padovano ha vissuto l’inferno in terra, ne porta ancora i segni addosso. “Innocente, 17 anni senza libertà” è il titolo del docufilm che andrà in onda su Sky e racconta la terribile vicenda giudiziaria che si è conclusa il 31 gennaio 2023 con l’assoluzione definitiva in Corte d’Appello a Torino. La sua odissea iniziò nel 2006, scandita dall’arresto e ben due condanne nei primi due gradi di giudizio perché inizialmente accusato di aver finanziato un traffico di droga dal Marocco. È tutto finito, l’ex attaccante oggi 58enne non c’entrava niente con la promiscuità di quei traffici indiscriminati. “Ho sempre percepito il pregiudizio delle persone – ha ammesso a margine della presentazione della pellicola – e questa cosa mi ha segnato molto. C’è una cosa in particolare che tengo a dire: non bisogna mai puntare il dito contro nessuno perché, a volte, le cose non sono come sembrano”. E lui ne è l’esempio più struggente.
Chi gli restituirà mai quel lungo periodo di vita trascorso tra prigione e isolamento in cella, tribunali e udienze, avvocati e quant’altro ha fatto parte del corredo accessorio della storia che racconta con un velo di commozione? Padovano conosce già la risposta e sa che c’è una cosa sola da fare adesso: sforzarsi di non guardare alle spalle e andare avanti. “Non potrò mai dimenticare tutto quello che mi è successo, le cicatrici ci sono e rimarranno. Ho la fortuna di poter ancora parlare della mia storia ma non smetto di pensare alle persone che per tante ragioni non possono difendersi, si ammalano e muoiono. Perché quando vivi certe situazioni la salute è a rischio”.
Cosa fa oggi Padovano? Gli appassionati di calcio possono vederlo in tv, negli studi di Sky quale opinionista: parla di calcio, che per lui è stato (e continua a essere) mestiere e passione. È un passo oltre la cortina di buio che ha attraversato fino a uscire dal tunnel giudiziario nel quale era finito. L’ex giocatore ricorda chi gli è stato vicino sempre, senza indugi, credendo in maniera cieca alla sua innocenza. C’è una persona in particolare, è Gianluca Vialli. Impossibile dimenticare cosa ha fatto per lui: “Penso a lui ogni giorno – ha aggiunto Padovano -. Con me si è comportato da caro amico e mi è rimasto vicino nel dramma. Persone come lui non moriranno mai per il segno che ti lasciano dentro. Luca credeva in me, ha sempre sostenuto che io non c’entravo niente. Oggi lo abbraccerei come mai fatto prima”.