“Si può perdere, ma bisogna capire come si perde, un approccio diverso che solleticava quel fuoco dentro a cui speso fa riferimento Gigi Buffon poteva e doveva dare un epilogo diverso. Capire come si perde, quel modo non lo accetto”. Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, manifesta così la sua profonda disapprovazione per la sconfitta della nazionale italiana contro la Norvegia, un evento che ha messo in discussione le ambizioni di qualificazione ai prossimi Mondiali. Durante il Festival della Serie A a Parma, Gravina ha sottolineato l’importanza di comprendere il modo in cui si perde.
L’analisi, va oltre all’analisi sui risultati, tocca infatti anche il tema della lucidità mentale e fisica del gruppo. Gravina afferma anche che: “Non c’è spaccatura nel gruppo, ma piuttosto una mancanza di chiarezza, amplificata dalla stanchezza”. Ora serve concentrazione, coesione per affrontare le sfide future importantissime in chiave mondiali, affrontare con serietà le prossime partite di qualificazione è la strada da percorrere.
E qui entra Buffon, ex portiere e capitano, simbolo di resilienza e determinazione, qualità che Gravina considera fondamentali per la rinascita del calcio italiano. La figura di Buffon, recentemente nominato capo delegazione della nazionale, rappresenta un legame tra la tradizione vincente del passato e la necessità di un rinnovamento.
Gianluigi Buffon (Claudio Villa/Getty Images)
L’appello di Gravina a “capire come si perde” va oltre i risultati, abbracciando una riflessione più ampia sulla cultura sportiva e sull’importanza di affrontare ogni sfida con la giusta mentalità. Il futuro della nazionale dipenderà non solo dalla qualità tecnica dei giocatori, ma anche dalla loro capacità di reagire e imparare da ogni sconfitta, costruendo così un nuovo ciclo di successi per il calcio italiano.

Gabriele Gravina, presidente della FIGC, parla con i giornalisti al termine della riunione del Consiglio Federale della FIGC, Roma 29 luglio 2024 (ANSA/FABIO FRUSTACI)
“Il futuro? Dobbiamo valorizzare i giovani. Non possiamo avere tre aree che non dialogano tra loro: area tecnica, club Italia e settore giovanile. Abbiamo 50 centri federali, io li rivedrei. Ci vuole più tecnica, più trasmissione di certi valori, più educazione, un seme nella sensibilità dei ragazzi per far sì che tirino fuori il meglio di sé. Ne sono convintissimo io e la maggioranza che mi ha dato fiducia: non penso a mollare in un momento così delicato. Genererei un ulteriore danno, dobbiamo portare avanti una progettualità”.
Luciano Spalletti, Gabriele Gravina (Getty)
Poi sul Ct in carica: “Mi dispiacciono gli attacchi immeritati a Spalletti, persona straordinaria, anima nobile, tra i migliori incontrati. Attacchi immeritati, lo dico con la morte nel cuore. Al calcio serve e fa bene, è un signore. Ho parlato con lui a lungo in queste ore: l’ho trovato sempre combattivo ma ferito, interpreta il ruolo come servizio all’Italia. Forse non siamo stati bravi a far capire l’orgoglio azzurro. L’Italia del 1982 aveva dentro una rabbia e una voglia di dimostrare di essere italiani. Per un incidente, che sta forse durando tanto, non dobbiamo trovare solo il responsabile: è un metodo sbagliato nella vita. Luciano non mollerà? Non posso dirlo, dobbiamo trovare la miglior soluzione per rilanciarci da domani sera poi faremo delle riflessioni per arrivare al meglio nelle altre partite, giocarle con il coltello tra i denti. Non c’è un appuntamento martedì, c’è un contatto continuo, parleremo anche oggi. Lui è molto attento e responsabile, vediamo che verrà fuori. Ranieri? Gli mando un grande abbraccio, non è il momento dei nomi ma di guardare in faccia la realtà e rispettare il nostro attuale ct”.