«Di certo c’è solo che è affondato». L’avvocato Mario Bellavista cita, forse inconsapevolmente, il famoso attacco del pezzo sulla morte del bandito Turiddu Giuliano. E mai paragone, forse, fu più azzeccato. Perché anche nel caso del Bayesian, lo yacht di lusso del miliardario Mike Lynch che giace 50 metri sott’acqua proprio di fronte a Porticello in provincia di Palermo, rischia di rivelare ben altre verità oltre il dato reale: è affondato in una maledetta notte d’estate il 19 agosto dell’anno scorso, travolto da un maltempo che non si era mai visto alimentando ipotesi sulle reali cause, su come sia stato possibile che uno yacht di quel tipo, considerato inaffondabile, sia andato giù come una barchetta di carta. Un naufragio in cui, ricordiamolo, sono morte sette persone, tra cui lo stesso Mike Lynch, la figlia Hannah, Jonathan Bloomer (presidente di Morgan Stanley International) e la moglie Judy, i coniugi Chris e Neda Morvillo e al cuoco di bordo Recaldo Thomas.
Sette morti, tre indagati
Per la verità, semmai si riuscirà a raggiungerla, bisognerà attendere ma si avvicina il tempo degli accertamenti, delle verifiche, della raccolta delle prove. Prima bisognerà tirarlo fuori da lì, poi arriverà tutto il resto. I tempi sono importanti. E di questo si è discusso in quasi due ore attorno a un tavolo nei locali della Guardia costiera di Porticello: presenti gli avvocati, presente il pm Raffaele Cammarano, della Procura di Termini Imerese che coordina le indagini con le ipotesi di naufragio colposo e omicidio colposo e che ha finora iscritto 3 persone nel registro degli indagati: il comandante James Cutfield, l’ufficiale di macchina Tim Parker Eaton e il marinaio inglese Matthew Griffiths.
Il mistero dei portelloni
E intanto cominciano ad emergere elementi nuovi che indicano certo una direzione, seppur incerta con le prove che oggi abbiamo in mano. Le rivela proprio l’avvocato Bellavista, legale della vedova di Recaldo Thomas, il cuoco del Bayesian, morto nel naufragio: «Ci sono alcuni portelloni del Bayesian aperti, sono stati descritti dai consulenti. Quelli che certamente sono aperti, sono a prua. Poi non si sa se c’è aperto quello sopra coperta, perché al momento è coperto dal tendalino. Gli altri non sappiamo se sono aperti o chiusi, o se si sono chiusi nell’affondamento – dice l’avvocato -. Le ipotesi sono ampie e noi stiamo aspettando dei riscontri per farci una idea più vicina alla realtà». Non è irrilevante, come è chiaro, perché proprio oggi in un’intervista all’AdnKronos è Karsten Börner, il capitano tedesco della Sir Robert Baden Powell, lo yacht ancorato a circa 100 metri dal Bayesian nella notte del naufragio, ha affermato: «I portelloni del Bayesian erano tutti chiusi, anche pochi istanti prima del naufragio. Ho le prove. Delle fotografie che lo testimoniano. Vorrebbero dare la colpa all’equipaggio. Ma, ripeto, noi abbiamo visto che i portelloni della imbarcazione erano tutti chiusi. Abbiamo scattato delle foto alle 21.45, quando siamo passati proprio attorno alla barca. E non c’era neppure un portellone aperto. E questo emerge anche dalle foto. Abbiamo altri scatti di otto minuti prima dell’affondamento. L’ho riferito anche ai magistrati e alla British Guard Coast Agency».
Chi ha ragione? Lo si potrà capire quando la barca sarà tirata fuori: «Il recupero vero e proprio del Bayesian, con la sua emersione, verrà fatta dal 18 maggio in poi – spiega Alessandro Biriaco, ingegnere, consulente della Procura di Termini Imerese -. L’albero del veliero sarà tagliato prima perché altrimenti non si potrà tirare su la barca. La riunione è stata utile per comunicare alle parti i tempi sul recupero, è stata fatta una programmazione sugli atti da fare successivamente».
I tempi del recupero e delle verifiche
I tempi dunque: una ventina di giorni o quasi per arrivare al recupero, altri venti giorni per bonificare la barca e farla asciugare, altri venti giorni per raccogliere le prove e fare altri accertamenti. Con la garanzia che qualsiasi accertamento tecnico che dovesse essere fatto nel frattempo sarà comunicato alle parti e documentato in video. Dopo questa riunione informale se ne terrà un’altra il 18 giugno a Palermo per procedere poi agli incarichi a periti e consulenti. Per avere una prima idea chiara bisognerà aspettare la prima settimana di luglio ma, sembra quasi ovvio, sarà solo un punto di partenza. Il lavoro da fare è enorme. C’è, per esempio, da leggere e tradurre in linguaggio comprensibile i dati contenuti negli hard disk del Bayesian: lì è contenuta la vita della barca e quei dati potrebbero dirci se ci sono state criticità particolari negli ultimi momenti della vita dello yacht, mentre la tempesta infuriava al largo delle coste palermitane. Poco o nulla, invece, potrà arrivare dalle immagini delle telecamere a circuiti chiuso che erano presenti sulla barca. Non sfugge l’importanza di tutti questi accertamenti per il futuro di James Cutfield, il comandante del veliero indagato per omicidio colposo. «Noi dimostreremo l’assoluta estraneità del comandante del Bayesian e dell’intero equipaggio, di cui siamo assolutamente certi. Su questo non ci sono dubbi» dice Giovanni Rizzuti che difende il comandante. Non sarà semplice.