Il 21esimo secolo ha visto un aumento significativo delle minacce alla salute globale. Epidemie e pandemie sono ormai un pericolo costante piuttosto che un evento raro. «Solo nel 2024 si sono già verificate 17 epidemie di malattie pericolose (dall’ex vaiolo delle scimmie Mpox all’influenza aviaria H5N1, dal virus Marburg all’Oropouche) e ognuna di queste evidenzia le faglie nell’attuale architettura di prevenzione e nella prontezza globale di risposta a nuove minacce sanitarie», ammonisce il Global Preparedness Monitoring Board (Gpmb), iniziativa sostenuta dall’Organizzazione mondiale della sanità e dalla Banca Mondiale, in un rapporto presentato al 15esimo World Health Summit che si è svolto a Berlino.

I fattori chiave del rischio pandemico

E sempre nel rapporto si delineano 15 fattori chiave del rischio di pandemia, classificati in cinque gruppi: sociale, tecnologico, ambientale, economico e politico. Qualche esempio?

Pensiamo al surriscaldamento globale, che ha facilitato la diffusione di malattie come la dengue o il virus Zika, trasmesse dalle zanzare Aedes aegypti, anche alle nostre latitudini, come dimostra il recente focolaio a Fano, nelle Marche, e i casi di infezione da virus del Nilo occidentale segnalati da 14 paesi europei, inclusa l’Italia. Ma anche l’aumento degli allevamenti intensivi favoriscono il diffondersi di patogeni come quello dell’aviaria H5N1, che ha fatto il salto di specie dagli uccelli alle mucche ed è stato individuato anche nell’uomo.

Il caso Mpox

Una minaccia sono poi i conflitti che hanno un impatto diretto sulla diffusione di malattie infettive, come dimostrano i casi di poliomielite a Gaza e l’epidemia di mpox, o vaiolo delle scimmie, in Congo. E proprio Mpox è l’emblema della negligenza delle politiche sanitarie, come riporta l’articolo del Burnet Institute pubblicato su PLOS Global Public Health, in cui gli autori sottolineano che «la negligenza ha portato a un virus più pericoloso che ora si sta diffondendo oltre i confini, danneggiando e uccidendo persone. I leader devono agire per fermare l’Mpox ora».

D’altra parte, già la pandemia da Covid-19 ha evidenziato che serve ed è fondamentale un impegno e un coordinamento internazionale per promuovere l’equità nell’accesso a vaccini, ai farmaci e ai test per prevenire le infezioni. E questo vale anche per mpox che non è una minaccia solo per i paesi africani come si è visto sia nel 2022 – quando ci sono stati molti focolai nei paesi non endemici (compresi Europa e Stati Uniti), e che hanno interessato più di 100mila persone in 116 paesi con più di 180 decessi – sia questa estate quando l’Oms l’ha classificata per la seconda volta come un’emergenza sanitaria globale. In più, nel 2024, a differenza della precedente variante, il nuovo ceppo Clade I ha una mortalità molto maggiore – circa il 10% delle persone infette non sopravvive all’infezione – ed è quindi più letale. Perchè come tutti i virus anche il virus del vaiolo delle scimmie continua a mutare e può facilmente oltrepassare i confini.

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