Un’altra vittoria al fotofinish. Maia Sandu, 52 anni, presidente in carica, di centrodestra, filo-occidentale, si riconferma alla guida della Moldavia: ha battuto Alexandr Stoianoglo, 57 anni, ex procuratore sostenuto dai filorussi, con un margine risicato: 54% contro 45%. Determinanti anche stavolta i voti dei moldavi residenti all’estero, esattamente come per il referendum sull’Europa di due settimane fa. L’affluenza alle urne in Moldova si è attestata al 54,08% (1,7 milioni di persone). All’estero hanno votato oltre 310mila moldavi, un dato storico, rispetto alle 240 mila persone che avevano votato al primo turno delle elezioni.
Un Paese spaccato
Le due anime della Moldavia, quella russa e quella rumena, si contraddicono su tutto, ma convergono su un punto: la difficoltà che incontrerà Sandu nella gestione politica di una vittoria ottenuta con margini così esigui. Un piccolo Paese, di 3,5 milioni di abitanti, il più povero d’Europa, semisconosciuto fino all’inizio della guerra tra Russia e Ucraina. Da allora le relazioni tra Chisinau e Mosca si sono inasprite, in ragione della richiesta moldava di aderire all’Unione europea. Accuse reciproche, tra russofoni e rumenofoni.
Ciascuno rimprovera all’altro di assoggettarsi a logiche imperialiste, russe o americane. Le autorità moldave hanno accusato la Russia di aver versato 15 milioni di euro ai cittadini di lingua russa per votare “no” nel referendum.Una spaccatura anche anagrafica: i più anziani e i meno abbienti auspicano un rafforzamento delle relazioni con Mosca, i giovani e le classi sociali più elevate guardano a Bruxelles e sognano un ingresso nella Ue.
Un’adesione difficile
Che però appare lontano e irto di difficoltà. Il 2030, una data già prefissata, pare troppo ravvicinata. Il primo requisito richiesto da Bruxelles è la certezza dei confini che Chisinau non può di certo presentare. In primis per la guerra in Ucraina, con la Moldavia confina, e poi con la Transnistria, la regione autoproclamata indipendente. Non solo: la Moldavia si è trasformata in una base operativa per la guerra.
Vi sono attività logistiche, ucraini che hanno aperto conti correnti nelle banche moldave, appoggio aeroportuale, massiccia presenza di servizi di sicurezza. Fattori di criticità che non favoriscono approdi rapidi nell’Unione europea. Vi è poi un tema culturale, che al di là delle effettive intromissioni esterne nel voto moldavo, viene contemplato da tutti gli osservatori. Quello identitario, di due popolazioni, russofona e rumenofona, con visioni divergenti della società.