In 33 anni il modello 730 è passato da 5 a 19 pagine, mentre le istruzioni sono aumentate da 12 a ben 168 pagine (compresa l’appendice e le tabelle). Un’evoluzione – quella della “lunghezza” della dichiarazione reddituale più utilizzata – che riflette il continuo arricchimento di questo strumento, ma che di certo non ne semplifica le regole. La semplificazione, se mai, è affidata all’infrastruttura digitale della precompilata.
L’evoluzione storica
Da una ricostruzione del Caf Acli sui modelli utilizzati dal 1993 ad oggi, emerge il progressivo aumento del numero di pagine: rispetto all’anno in cui debuttò il 730, pensato proprio come dichiarazione semplificata per dipendenti e pensionati, la lunghezza del modello è praticamente triplicata. Le istruzioni quest’anno toccano il record di 168 pagine. E ancora, a raccontare meglio la complessità che hanno raggiunto l’elaborazione e il processo di calcolo del 730, è la circolare del Fisco per la liquidazione e il controllo del modello: nata nel 2010 e utilizzata dalle software house per lo sviluppo degli applicativi utilizzati dai Caf, è passata dalle iniziali 213 pagine alle attuali 526.
Il modello 730, pubblicato prima in Gazzetta ufficiale con decreto del ministero delle Finanze e poi (dal 2001) con provvedimento del direttore dell’agenzia delle Entrate, fino al 2012 non ha mai superato le otto pagine (più 84 di istruzioni) e la sua lunghezza era rimasta abbastanza stabile. Negli ultimi anni l’articolato di quadri e righi è poi cresciuto notevolmente: la platea di potenziali utilizzatori di questo modello dichiarativo è stata ampliata negli ultimi anni, con l’inclusione di alcune tipologie reddituali prima riservate al modello Redditi. Inoltre, l’esplosione delle detrazioni fiscali (in particolare i bonus edilizi, ma non solo) ha poi contribuito a far lievitare la documentazione.
Nuovi quadri e mancata dematerializzazione
Per come è strutturato il modello 730 (modello base da compilare con cespiti e spese, la scelta del 2-5 e 8 per mille, l’elenco dei documenti presentati e il prospetto di liquidazione), come esito finale della procedura dichiarativa sembra necessario stampare la totalità delle pagine (e non solo quelle compilate) per ogni contribuente. Questo ha reso estremamente dispendiose – e poco rispettose dell’ambiente – le stampe cartacee per gli intermediari, i cui uffici restano poi sommersi dagli archivi. Va un po’ meglio ai contribuenti che scelgono la precompilata fai-da-te, che potrebbero limitarsi a salvare il file in pdf, ma dovranno assicurarsi di “salvare” in modo adeguato la copia.
La mancata dematerializzazione è solo un effetto collaterale. La “cronaca” di questa complessità è contenuta nella circolare per la liquidazione e il controllo del modello che descrive in dettaglio, appunto, le istruzioni per la compilazione e i calcoli necessari (per definire l’imposta e gli acconti, ad esempio): è il documento a cui devono attenersi i sostituti di imposta e gli intermediari.