Il modello più federale di quello attuale non sarà dissimile da quello di altre autorità europee: il comitato di risoluzione unico (SRB), il sistema unico di vigilanza bancaria (SSM), l’autorità di lotta contro il riciclaggio (AMLA). «Vogliamo spostare verso il centro la vigilanza dei mercati finanziari», spiega un alto funzionario comunitario. L’idea è stata finora ostacolata da numerosi paesi. L’Irlanda e il Lussemburgo temono di perdere interesse agli occhi dei fondi d’investimento e degli istituti di credito.

A Bruxelles si fa notare che al contrario una centralizzazione della vigilanza dei mercati finanziari offrirà agli occhi degli investitori internazionali l’immagine di una Europa più coesa, più efficiente, più sicura, ampliando il flusso di risparmio mondiale verso l’Unione. «La presenza di una vigilanza federale negli Stati Uniti non impedisce allo stato del Delaware di essere un centro finanziario, né costringe le banche americane ad essere per forza a New York», nota l’alto funzionario.

I contrasti

Altri paesi membri hanno sempre rumoreggiato contro trasferimenti di potere in ambito finanziario. Dieci anni fa la Germania accettò la nascita della vigilanza europea in campo bancario quando si rese conto che la crisi finanziaria stava mettendo in dubbio la sorveglianza creditizia a livello tedesco. Oggi Berlino è alle prese con un radicale ripensamento del suo modello economico. Una parte dell’establishment capisce che cambiamenti anche sul fronte finanziario rischiano di essere utili, se non indispensabili.

Attualmente la segmentazione del grande mercato unico in campo finanziario è di beneficio alle grandi banche americane che offrono l’intera panoplia dei servizi di acquisto e vendita degli strumenti finanziari, trasferendone i costi via elevate commissioni al cliente finale. Tra le altre cose la proposta prevede che l’ESMA aumenti la taglia del bilancio e il numero di dipendenti (oggi sono meno di 400). La partita negoziale con il Consiglio e il Parlamento non sarà facile.

La proposta della Commissione europea rischia infatti di provocare non poche alzate di sopracciglia, anche se poggia sulle conclusioni del Consiglio europeo del marzo scorso (in tutto ben due pagine e mezzo su 13). D’altro canto, la situazione economica è fonte di crescente preoccupazione. Nel 2000, l’economia europea era pari al 95% di quella americana. Oggi vale il 65%. A bocce ferme, tra dieci anni l’economia europea peserà metà di quella americana.

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