Sulle nomine dei top jobs europei da parte delle tre famiglie europee che compongono la maggioranza Ursula per prime sono arrivate le posizioni del governo. Fonti di Palazzo Chigi affermano che nel quadro delle votazioni in Consiglio Europeo sulle nomine dei nuovi vertici europei, il governo italiano ha ribadito la spropria contrarietà al metodo seguito nella scelta da parte dei negoziatori PPE, S&D e RENEW esprimendo voto contrario ai candidati a Presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, e all’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza, Kaja Kallas. Per quanto riguarda la nomina di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione Europea, proseguono le stesse fonti di Palazzo Chigi, si è deciso per un voto di astensione nel rispetto delle diverse valutazioni tra i partiti della maggioranza di governo, e nell’attesa di conoscere le linee programmatiche e aprire una negoziazione sul ruolo dell’Italia.  

Poi Giorgia Meloni arriva in conferenza stampa e spiega la posizione del governo ed il perché di quel voto. “La proposta formulata da popolari, socialisti e liberali per i nuovi vertici europei è sbagliata nel metodo e nel merito. Ho deciso di non sostenerla per rispetto dei cittadini e delle indicazioni che da quei cittadini sono arrivate con le elezioni”. 

È una proposta di mediazione per un governo la cui maggioranza si compone di tre forze politiche che in Europa siedono in tre altrettanti gruppi: Il Ppe per Forza Italia, Ecr per Fratelli d’Italia e Identità e Democrazia per la Lega. Una posizione che sembra avviare una doppia azione diplomatica. Quella di Palazzo Chigi che apre, parzialmente, a Ursula von der Leyen con una sorta di “astensione costruttiva” che però da modo al negoziatore italiano del Ppe, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, di lavorare affinché venga riconosciuto all’Italia un ruolo di primo piano con quel Commissario di peso più volte chiesto dal nostro Paese. A stretto giro dalle notizie delle classiche “fonti di Palazzo Chigi” arriva poi la posizione di Giorgia Meloni che, in questa fase nella doppia posizione di Presidente del gruppo dei Conservatori e poi Presidente del Consiglio italiano, di più non poteva fare. Una posizione difficile perché il rischio di restare sconfitti in questa partita è alto. Se non ottiene un commissario di peso è una sconfitta per il Paese che guida, se lo ottiene senza una posizione di chiarezza in Europa, potrebbe creare del malumore all’interno del gruppo parlamentare europeo di cui è presidente. 

Rainews.it

Kaja Kallas, Ursula von der Leyen, Antonio Costa

Von der Leyen, la Presidente nominata, esprime “gratitudine a tutti i leader UE. Sono molto onorata e molto felice di condividere la responsabilità con la mia cara amica Kaja Kallas e con Antonio Costa. Cercherò la conferma della mia nomina al Parlamento europeo dopo aver presentato il mio programma politico per i prossimi cinque anni. Quindi c’è ancora un passo da compiere”. Lo dice nella conferenza stampa al termine del consiglio europeo. 

Non si fanno attendere le prime prese di posizione italiane. Per Benedetto della Vedova di +Europa  “Se davvero, come sembra, Meloni ha votato contro Costa (appoggiato perfino da Orban) e Kallas e si è astenuta su Ursula von der Leyen, ha fatto un clamoroso e incomprensibile – se non per miopi ragioni di bottega politica – autogol nella porta italiana. Confidiamo per il futuro nella (anche interessata) benevolenza e pazienza dei principali partner dell’Italia in Ue”. Scrive su X 

Condividere.
Exit mobile version