«Io lo so perché le mamme sono così ansiose. Siete ansiose perché non potete contare sui papà». Parte così un monologo del comico Max Angioni sulla genitorialità e certo non è l’unica stand up comedy sul tema. Mamme iperimpegnate e multitasking e padri lenti e distratti. Si tratta certo di una generalizzazione a fini artistici, ma la platea ride perché spesso si identifica nella caricatura. Il carico mentale, oltre che quello dei lavori di cura, che sostengono le mamme è ancora ingente. Fra lavoro, scuola dei figli, burocrazia varia, visite mediche, scadenze di iscrizioni e bollette, le donne con figli vivono le giornate con uno zaino di tonnellate sulle spalle, da dover portare con loro in ufficio, a fare la spesa e anche nel raro tempo libero. Se poi al mancato equilibrio della suddivisione dei ”pensieri” domestici si somma anche l’isolamento sociale dovuto alla mancata valorizzazione della maternità, vissuta spesso come un problema a cui ovviare negli ambienti di lavoro, allora la solitudine delle mamme prende una consistenza di difficile gestione. Con mille sfumature come sono mille le complessità della vita di ognuna: dalla mamma caregiver che deve fare la gincana fra le discriminazioni e le difficoltà a garantire pari trattamenti al figlio con disabilità alle mamme single che più spesso di quelle in coppia hanno un’occupazione e comunque non sono immuni dal rischio di povertà; dalle mamme migranti alle prese con una lingua e una cultura non loro alle mamme con problemi di salute mentale anche solo per periodi temporanei; dalle mamme vittime di violenza domestica alle mamme divorziate e separate che devono ricostruirsi una vita; dalle mamme Lgbtq+ discriminate anche dalla legge alle mamme affidatarie che convivono con una situazione di precarietà. Ogni storia con la sua specificità compone l’universo delle donne che in Italia hanno figli e che meriterebbero un’attenzione diversa a partire dalla politica. Perché ogni mamma contribuisce quotidianamente a formare i cittadini di domani e a dare un futuro alla nostra società e al nostro Paese. Nel rispetto delle scelte di tutte le donne bisogna comunque porre attenzione al fatto che il rifiuto del mito della maternità non si trasformi nel suo opposto: il mito del rifiuto della maternità. Abbiamo tutti bisogno di riscoprire l’importanza della maternità a livello sociale perché come scriveva lo storico francese Jacques Gélis: «Nel modo di accogliere il neonato, una società rivela i suoi punti di forza profonda, la sua consapevolezza della vita». E non lasciare sole le mamme, vuol dire liberare energie, risorse e capacità al servizio della società tutta. Perché al momento, come scrive la scrittrice statunitense Anne Morrow Lindbergh: «Le madri sono gli unici lavoratori che non hanno mai vacanze».
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