Il film “Single Moms Club” nel 2014 non ebbe un grande successo. Le recensioni furono pessime e gli incassi al botteghino molto al di sotto delle aspettative. Eppure, nonostante il flop, il film rappresentava una realtà in crescita e non solo negli Stati Uniti, dove ad oggi il 25% dei ragazzi under 18 vive con un solo genitore, secondo i dati Ocse. Percentuale che in Italia si attesta al 14%. Nel nostro Paese, nel 2023 l’Istat contava 2.715.000 famiglie monogenitoriali, pari al 10,4% del totale. Di queste, l’81,65% è costituito da madri single, pari a 2.217.000, mentre i padri single rappresentavano solo il 18,35% del totale.
Secondo le proiezioni del report Istat, però, le cose potrebbero iniziare a cambiare nei prossimi vent’anni: nel 2043, infatti le famiglie monogenitoriali complessivamente saranno 3 milioni, di queste le mamme sole saranno 2.328.000 mentre i padri saranno 672.000, con un incremento del numero di famiglie con il solo papà superiore sia in termini relativi (+5% per le mamme a fronte di un +35% dei papà), che assoluti (111.000 contro 174.000).
Una tendenza simile si registra anche nel resto d’ Europa, dove, dice Eurostat, nel 2023 nella fascia di età compresa tra i 25 e i 54 anni, la percentuale di donne single e con figli era del 5,4%, ampiamente superiore a quella degli uomini nella stessa situazione, ferma allo 0,9%.
Madri single più esposte al rischio di povertà
Si sta meglio in coppia che da single, almeno dal punto di vista economico. Lo dimostrano in numeri, che indicano come nel 2024 tra i nuclei monoparentali il rischio di povertà o esclusione sociale ha raggiunto il 32,1%, contro il 21,2% delle coppie con figli. La situazione peggiora se il genitore single è donna. Tra le famiglie monoparentali con figli sotto i 16 anni di età, ad esempio, il rischio di povertà o esclusione sociale sempre nel 2024 era pari al 39,1%, contro il 27,2% delle coppie, ma saliva al 41,3% nel caso di madri sole, contro il 27,6% dei padri single. Questo dato evidenzia la situazione di particolare fragilità economica in cui versano le donne sole con figli minori. D’altra parte basta prendere in considerazione i dati sull’occupazione per spiegare il fenomeno: nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni, solo una madre single su due ha un impiego. Inoltre, spesso il trattamento salariale che queste donne ricevono è inadeguato. Nel nostro Paese, infatti, il 26,6% delle donne, ovvero più di una su quattro, è a rischio di lavoro a basso reddito, mentre la stessa condizione riguarda solo un uomo su sei, che equivale al 16,8%.
In Italia alcune misure puntano a mitigare il rischio povertà. A cominciare ad esempio dal bonus mamme, confermato anche per il 2025 ed esteso anche alle lavoratrici autonome, ma per il quale non è ancora arrivato il decreto attuativo. In questo caso la decontribuzione viene riconosciuto a chi ha tre o più figli oppure a chi ha due figli solo se il reddito annuo imponibile è inferiore a 40.000 euro. Dal 2025 le famiglie con valore Isee fino a 40mila euro potranno ricevere un contributo una tantum del valore di 1.000 euro (Carta per i nuovi nati), mentre è in vigore dal 2016 il bonus asilo nido, un contributo economico modulato in base alla fascia dell’Indicatore del nucleo familiare. La social card “Dedicata a te” da 500 euro è rioservata alle famiglie con ISee fino a 15mila euro e può essere usata per comprare generi alimentari, rifornimenti di carburanti e abbonamenti per il trasporto pubblico. Mentre la Carta acquisti da 40 euro mensili è per le famiglie chehanno figli di età inferiore ai 3 anni che si trovano in una situazione economica disagiata.