Donne pioniere nel campo dell’imprenditoria femminile, molte delle quali insignite del Premio Marisa Bellisario, riconoscimento che dal 1989 celebra il merito femminile nel mondo del lavoro e delle istituzioni. Donne che una mostra a palazzo Piacentini, a Roma – “Made in Italy. Impresa al femminile” – celebra in occasione della Giornata nazionale del Made in Italy. Organizzata dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, in collaborazione con la Fondazione Marisa Bellisario, il Comitato Impresa Donna e la Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, la mostra è dedicata a oltre 100 imprenditrici italiane con percorsi imprenditoriali che hanno creato valore, lavoro e sviluppo per il Paese.

Urso: la vera forza delle donne è saper superare i limiti

«Un tributo a 100 imprenditrici italiane che, con coraggio e determinazione, hanno contribuito in modo rilevante alla crescita economica, sociale e civile del Paese», dice il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ricordando che in Italia ci sono 1,3 milioni di imprese guidate da donne, su un totale di sei milioni. «Ma si può e si deve fare di più, perché la vera forza delle donne – ricorda il ministro – è saper superare i limiti».

Golfo, un percorso che celebra le pioniere e le giovani che investono in start up

«Un bellissimo percorso – sottolinea Lella Golfo, fondatrice e presidente della Fondazione Marisa Bellisario – che unisce le pioniere – da Luisa Spagnoli ad Adele Fendi, da Inge Feltrinelli a Wanda Ferragamo – alle tante imprenditrici di successo del presente fino alle giovani che hanno investito in startup che guardano al futuro. Un viaggio che celebra la forza, la resilienza e la creatività delle donne che, con determinazione e passione, hanno aperto nuove strade in un panorama spesso dominato da stereotipi maschili».

Il cammino dell’emancipazione dalla moda all’elettronica

Fotografie, video e oggetti iconici raccontano storie di donne imprenditrici in tutti i settori produttivi italiani: dalla moda all’elettronica, dalla cinematografia alla ristorazione, dalle cantine più prestigiose all’informatica, dalla farmaceutica all’aerospazio, dall’artigianato alla cosmesi, dall’industria armatoriale all’acciaio. Storie che raccontano il cammino tortuoso di emancipazione, di conquiste, di sacrifici, ma anche di grande creatività e innovazione. Di donne che hanno sfidato le convenzioni sociali, scardinando regole e culture antiche e radicate che per anni le hanno escluse dall’iniziativa imprenditoriale.

Dalle botteghe artigiane in poi, oggi il valore aggiunto dell’imprenditoria femminile è fondamentale

Lella Golfo ricorda che l’imprenditoria femminile ha una storia ricca e complessa: «Fino al XIX secolo, era prevalentemente limitata alle piccole attività domestiche e artigianali. Le donne – ricorda – gestivano botteghe, laboratori e piccole imprese familiari. Nei primi decenni del Novecento, con il crescente accesso all’istruzione e ai diritti civili, iniziarono a entrare in settori più diversificati e con il boom economico degli anni ’50 e ’60, cominciarono a lanciare attività commerciali, in particolare nel settore della moda, della gastronomia e del turismo. Negli anni ’90 e nei primi anni 2000, il numero delle imprenditrici ha continuato a crescere, anche sostenuto da programmi e incentivi governativi ed europei.Oggi, l’imprenditoria femminile in Italia rappresenta un valore aggiunto fondamentale per l’economia e la società del Paese».

Condividere.
Exit mobile version