L’export resta la chiave per la crescita dell’Italia. Valgono oltre 170 miliardi di euro le esportazioni del cosiddetto Bello e Ben fatto, cioè i beni del made in Italy di qualità. C’è inoltre un potenziale aggiuntivo di 27,6 miliardi di euro, di cui 19,4 miliardi nei mercati maturi e 8,2 miliardi nei mercati emergenti. Tra i primi figurano Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito e Spagna. Tra gli emergenti, Cina, Emirati Arabi, Turchia, Russia, Kazakhstan, con settori trainanti come alimentari, moda, arredo e gioielleria.

Il rapporto

E’ quanto emerge dalla 13° edizione di Esportare la Dolce Vita, il Rapporto del Centro studi di Confindustria presentato ieri a Rio de Janeiro, in un evento organizzato da Confindustria, ministero degli Esteri e Italian Trade Agency. Nell’America Latina e nei Caraibi si apre una nuova stagione di cooperazione. In quest’area l’export di prodotti del BBF sono cresciuti del 10% in media all’anno tra il 2008 e il 2024, ma cresce ancora di più la domanda di saper fare, creatività e sostenibilità.

Le opportunità dell’intesa tra Ue e Mercosur

In particolare l’intesa tra Ue e Mercosur può aprire una nuova fase nelle relazioni euro-latinoamericane, con 4 miliardi di euro di dazi in meno per le imprese europee, 57 indicazioni geografiche tutelate e oltre 1.400 imprese italiane già attive nell’area. Secondo il Csc il completamento e la piena attuazione dell’accordo potrebbero liberare oltre 1,1 miliardi di euro di potenziale aggiuntivo solo verso i paesi del Mercosur, a fronte dei 7,4 miliardi di euro già realizzati nel 2024.

Il banco di prova

«Il rafforzamento del Made in Italy passa per una strategia di apertura. L’accordo con il Mercosur è un banco di prova per la capacità dell’Europa di agire come potenza economica globale e per l’Italia di promuovere relazioni basate su scambi reciproci», ha commentato Barbara Cimmino, vice presidente di Confindustria per l’Export e l’Attrazione degli investimenti. «Per questo gli Stati membri – ha aggiunto – devono dimostrare di sapersi muovere velocemente e con coesione ratificando al più presto questo trattato di libero scambio. Serve una politica estera economica che metta al centro la cooperazione, accompagnando le imprese sui mercati più dinamici e rafforzando il valore del marchio Italia».

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