Dopo il voto che ha definitivamente estromesso Grillo dal ruolo di garante, il M5s vuole guardare avanti. “Le beghe legali non ci preoccupano”, dice a Fanpage.it Vittoria Baldino, vicecapogruppo vicario dei 5s alla Camera . E sulla collocazione del Movimento chiarisce: “Progressisti e alternativi a questa destra”.
Il Movimento uscito dalla seconda votazione, ripetuta dopo il ricorso di Beppe Grillo, è “un movimento nuovo”, dice a Fanpage.it, Vittoria Baldino, vice-capogruppo vicario dei 5s alla Camera.
Ma se questione del voto sembra essersi chiusa, tra il partito e l’ormai ex garante la contesa è ancora aperta. Specie per quel riguarda il simbolo, di cui Grillo potrebbe voler rivendicare la paternità in Tribunale. L’ipotesi “non ci preoccupa assolutamente”, assicura la pentastellata, che di voler tornare “a fare politica” e chiudere con “le beghe interne”.
Fare politica però, significa per il Movimento anche decidere da che parte stare. A sinistra? Nell’area progressista? Dentro il campo largo? Alleato con il Pd? “Abbiamo fatto una scelta da tempo”, chiarisce Baldino. Ovvero “essere alternativi alla destra, però intendiamoci con che cosa vuol dire essere di sinistra, perché non vogliamo essere assimilati a chi in questi anni ha fatto sentire orfani gli elettori di sinistra”, specifica. Il M5s “non sarà mai subalterno al Partito Democratico. Anzi, molte delle nostre battaglie, che ha fatto proprie oggi anche il Pd sono battaglie nelle quali non hanno creduto dall’inizio”.
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La seconda votazione ha confermato, con un margine addirittura più ampio della precedente, i risultati della prima votazione, a partire dalla rimozione di Grillo dal ruolo di garante. Cosa cambierà per il Movimento?
Il Movimento 5 Stelle è già cambiato, è un nuovo movimento. Gli iscritti si sono espressi in maniera molto chiara e netta, chiedendoci di guardare avanti, di guardare al futuro, di voler dar vita a un nuovo corso del MoVimento 5 Stelle, che sicuramente non rinnega il passato. Se siamo arrivati qui è anche grazie a quello che siamo stati, ma facciamo tesoro dell’esperienza che abbiamo accumulato: da forza, non più solo di protesta, non più solo di opposizione, a forza di governo. Oggi che siamo all’opposizione di questo governo di destra ci hanno chiesto di dare maggiore forza alle nostre battaglie identità.
Su simbolo non si esclude che l’ormai ex garante decida di agire per vie legali e che Grillo fondi un nuovo partito. Temete questa ipotesi?
No, in questo momento non siamo assolutamente preoccupati di questa ipotesi. Anzi siamo più occupati ad fare politica e non più di beghe interni e beghe legali che ci hanno già sottratto troppo tempo fino ad ora. Già si erano espressi gli iscritti con una prima votazione, siamo stati costretti a farli rivotare, ma adesso vogliamo parlare di politica, vogliamo fare politica e vogliamo interpretare i bisogni reali delle persone. Lo stiamo facendo proprio in questi giorni con i lavoratori dell’indotto Stellantis e abbiamo ottenuto grazie alla nostra battaglia il ritiro dei licenziamenti. Questo per noi è fare politica, non guardarci l’ombelico e pensare alle questioni interne.
Per quanto riguarda la regola dei due mandati, Conte ha detto che ci sarà una revisione ma che non intende aprire al carrierismo. Quindi cosa cambierà in concreto?
Intanto bisogna dire che ce l’hanno chiesto proprio gli iscritti. È stata una esigenza che è emersa dai tavoli di discussione. Sono arrivate 22mila proposte sull’organizzazione, tra le quali c’era anche quella di rivedere la regola dei due mandati proprio per dare forza e continuità alle esperienze accumulate e non buttarle nel cestino. Ma soprattutto per essere competitivi con le altre forze politiche, che il problema del carrierismo non se lo fanno. Noi invece ce lo poniamo e non abbiamo intenzione di vivacchiare nelle istituzioni come hanno fatto gli altri per molto tempo. Noi abbiamo intenzione di stare nelle istituzioni fino a quando abbiamo qualcosa da dare e sicuramente di non dare vita a un carriersimo politico, ma di far fruttare le esperienze che fatte non soltanto a livello nazionale, ma anche a livello regionale e comunale. Noi abbiamo tantissime bravi eletti che magari non hanno potuto correre alle ultime elezioni regionali, dove bisognava prendere delle preferenze, perché avevano raggiunto il limite dei due mandati. È controproducente per noi che così non corriamo alla pari con gli altri partiti.
I più vicini al fondatore accusano Conte di aver snaturato il Movimento e di aver perso i valori delle origini. Come rispondete?
Noi quei valori ce li abbiamo ben presenti e li perseguiamo ogni giorno. Probabilmente invece di averli contro, li avremmo voluti accanto, all’opposizione del governo Meloni che veramente persegue dei valori che sono totalmente opposti A quelli che persegue il MoVimento 5 Stelle, sia in termini di proprio etica di rispetto dell’etica pubblica, ma anche di perseguimento di una visione di Paese che va verso il progresso e non verso il passato. Io penso che avrebbero dovuto sprecare le loro energie a fare opposizione al governo Meloni e a seguirci nelle nostre battaglie, nel perseguimento dei nostri valori, piuttosto che pretestuosamente dire che li abbiamo perduti perché non è così.
Qualche giorno fa a Bruxelles Conte ha detto di essere progressista ma alternativo allo schema destra-sinistra. La vicepresidente dell’Eurocamera Pd Pina Picierno invece, vi ha ricordato che in Ue sedete con The Left e che “non esiste un progressismo non di sinistra”. Il Movimento deciso da che parte stare?
Il Movimento ha deciso da che parte stare ormai da un po’ di tempo. La nostra collocazione nel campo progressista, era già ben presente all’interno del nostro statuto del nostro codice etico e oggi lo affermiamo con maggiore forza perché sempre la base degli iscritti ci ha chiesto di essere chiaramente collocati in questo campo. Essere progressisti, vuol dire sicuramente essere alternativi a questa destra. Il Movimento ha fatto una scelta di campo, che è l’alternativa alla destra: non si vedrà più movimento che può andare al governo con la Lega o con gli altri. Però intendiamoci con che cosa vuol dire essere di sinistra. Perché noi sicuramente non vogliamo essere assimilati a chi ha interpretato in questi anni la sinistra in modo tale da far sentire orfani gli elettori di sinistra. Noi in Europa siamo in The Left e lo siamo orgogliosamente, perché è un gruppo all’interno del quale si esprimono tante forze politiche che si collocano nel fronte progressista e che vogliono fare delle battaglie comuni. Nagari non la pensiamo allo stesso modo in tutti i temi, però insieme possiamo agire in Europarlamento e soprattutto in opposizione a questa Commissione che va in senso totalmente opposto a quella del progressismo. Penso per esempio ai temi dell’ambiente, penso soprattutto ai temi della guerra. Noi siamo dalla parte del progresso, di chi si sente la responsabilità politica di guardare al futuro, ma avendo sempre presente la protezione dei diritti delle persone. Le persone devono stare al centro delle scelte politiche e non devono essere soltanto guidate dal valore supremo della logica di mercato. Dobbiamo avere presente che abbiamo la responsabilità politica di guidare la transizione digitale, di valutare l’impatto che ad esempio l’intelligenza artificiale avrà sulla perdita dei posti di lavoro. Una forza progressista deve porsi questi temi, devi anticiparli e devi proporre delle politiche pubbliche che vadano nella direzione di proteggere le persone da questi cambiamenti e accompagnarli.
Negli ultimi mesi però, si è assistito a un importante calo dei consensi e c’è chi, come il ministro dei Trasporti Toninelli, prevede che il Movimento diverrà una “costola del Pd”. Come pensate di invertire la rotta?
Il calo dei consensi si è registrato dopo che il Movimento è andato al governo. Negli ultimi mesi registriamo invece un rinnovato entusiasmo e curiosità nei confronti del M5S e anche un aumento del numero delle richieste di iscrizione. Sono circa 8mila nelle ultime settimane le persone che hanno richiesto l’iscrizione al Movimento 5 Stelle. Il calo dei consensi riguarda un po’ tutti i partiti in realtà, perché quando c’è metà del corpo elettorale che non va a votare c’è un problema di rappresentanza e lo dobbiamo interpretare. Io personalmente non mi sono mai sentita e mai mi sentirò subalterna al Partito Democratico. Anzi, molte delle nostre battaglie, che ha fatto proprie oggi anche il Partito Democratico sono battaglie nelle quali il Pd non ha creduto dall’inizio. Penso ad esempio al reddito di cittadinanza, che il Pd non ha votato e contro il quale si è anche opposto quando l’abbiamo approvato in Parlamento. Penso al salario minimo: se il nostro Paese oggi non ha ancora un salario minimo legale e perché i nostri partner, quando eravamo al governo, non erano assolutamente convinti e invece adesso hanno fatto proprio questa battaglia. Ma noi siamo contenti, non abbiamo l’ambizione di essere assimilati. Anzi credo che anche in un’ottica di coalizione sia nell’interesse di tutti che ciascuno parli a un elettorato diverso e mantenga la propria identità. Quando marchiamo le differenze con il Pd – penso ad esempio alla postura bellicista che purtroppo il Pd sta assumendo sia in Italia che in Europa- lo facciamo anche perché le differenze esistono e sono anche costruttive in un eventuale coalizione che vuole parlare ad un ampio elettorato. Altrimenti non c’è possibilità di crescere e di essere effettivamente alternative alla destra se c’è una coalizione che non parla a una parte di Paese. Noi vogliamo parlare a quella parte di Paese a cui evidentemente il Partito Democratico non parla.