Ancora non si percepisce bene l’estensione che avrà l’inchiesta sui dati rubati iniziata a Milano – gli stessi magistrati avvertono che le indagini “cominciano solo ora” – ma è tutta la politica a gridare allo scandalo. Probabilmente ne stiamo intravedendo solo la punta dell’iceberg.
Sul fenomeno dei dossieraggi la premier Giorgia Meloni arriva a pronunciare la parola “eversione”: “Nella migliore delle ipotesi c’è un sistema di ricatto ed estorsione, ma nella peggiore siamo davanti al reato di eversione”. La presidente del Consiglio non ha dimenticato l’inchiesta della procura di Bari sull’accesso ai conti bancari di persone note e il caso del conto spiato di sua sorella: “Credo che si accaniscano su Arianna perché non ha le tutele che posso avere io, ma colpire lei – avverte – è come colpire me”.
“Da quando ho lanciato l’allarme sui poteri affidati dallo Stato per la sicurezza e la giustizia ed utilizzati da alcuni, molti, per scopi illeciti, illegali ed illegittimi, si è aperto – osserva il ministro della Difesa Guido Crosetto – un vaso di Pandora”. “Ora in tanti stanno capendo ed ammettono, i più – osserva ancora – tacciono e quelli che continuano a sminuire lo fanno evidentemente in autotutela”.
Nella maggioranza si punta a una stretta sugli ‘spioni’. Il partito di Matteo Salvini annuncia una proposta in Parlamento per “punire ancora più severamente chi viola la privacy per ricattare e condizionare”. “La storia dei dossier è inaccettabile, una minaccia alla democrazia”, dice il vicepremier e segretario di FI, Antonio Tajani, “Non è escluso peraltro che questi dati siano utilizzati anche da chi è nostro nemico dal punto di vista geostrategico, non è escluso che li utilizzino anche la Russia e i Paesi che non sono certamente nostri amici”.
Tajani: “Non deve esserci nessun Grande Fratello”
“Adotteremo tutte le iniziative indispensabili a garantire una libertà fondamentale, che è quella alla propria vita privata, la propria privacy, anche per quanto riguarda le attività professionali. È inaccettabile quello che è accaduto, che sta accadendo”. Ad affermarlo, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, parlando della questione dossieraggi, questa mattina a Torino a margine dell’Assemblea pubblica dell’Unione industriali. “Non deve esserci nessun Grande Fratello che controlla la vita privata – ha detto – ci sono già le leggi della Repubblica, ci sono le forze dell’ordine, c’è la magistratura. Non abbiamo bisogno di chi fa dossier di questo genere”.
A chi domandava se ci sono avvisaglie a questo proposito, Tajani ha risposto: ”Assolutamente no, non ho avvisaglie di questo tipo. Però bisogna prevenire, bisogna intervenire, chiudere la stalla prima che se ne vadano. Per quanto riguarda la diplomazia vigiliamo”. “E’ inaccettabile che si usino i dossier sulle persone per poi colpirle politicamente. Siccome non è un caso solo, quindi quando cominciano a essere due, tre quattro casi la cosa preoccupa”, ha osservato ancora Tajani.
Le opposizioni parlano di dossieraggi interni alla maggioranza, PD: “È la destra che spia la destra”
Il Pd, per voce del responsabile sicurezza, Matteo Mauri, accusa il governo di inazione: “Sono ormai due anni che il governo è in carica e che continua a pontificare sulla cybersicurezza. Ma in realtà in questo periodo tutti i dati ci dicono che la situazione è molto peggiorata”. Il deputato poi rincara la dose in un’intervista a Repubblica: “È la destra che spia la destra, ma il sistema colabrodo va cambiato”. “Un’accusa condivisa dal M5s che accende i riflettori sulle “Carenze della legge sulla cybersicurezza”.
Mauri si riferisce al fatto che Enrico Pazzali, che guida la Fiera, e coinvolto nell’inchiesta è notoriamente uomo della destra milanese, anche se lo stesso La Russa ne prende le distanze: “è noto che i suoi attuali ruoli in Fiera non dipendano da Fdi ne tantomeno da me”. Il presidente del Senato, che conosce da tempo Pazzali, si dice “stupito più che allarmato, dalle notizie dall’azione di dossieraggio nei suoi riguardi”. A lui esprime solidarietà, tra gli altri, il presidente della Camera Lorenzo Fontana che parla di “scenari preoccupanti” che “potrebbero rappresentare una minaccia alla democrazia”.
“Dall’enorme caso milanese della ‘banda dei dossier’ emerge che a dover dare spiegazioni sono esponenti del centrodestra oltreché del mondo imprenditoriale. Vedremo se chi ieri infangava De Raho gli chiederà scusa dimostrando quantomeno senso dell’onore. Intanto, chi oggi ci governa lasci stare i complottismi e si metta urgentemente al lavoro per mettere in sicurezza le Istituzioni della Repubblica e la privacy dei cittadini, che sembrano ormai una groviera. Venga la presidente Meloni a riferire in Parlamento su questo grave squarcio di illegalità. Un ringraziamento per aver scoperchiato questo sistema ai magistrati, quelli che questo Governo mette nel mirino ogni giorno con attacchi sguaiati e irresponsabili”. Lo scrive su Facebook il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte.
L’indagine della Dda di Milano ha portato venerdì scorso a quattro arresti e due sospensioni dal servizio, ha smantellato un network di presunti spioni guidato dall’ex super poliziotto Carmine Gallo, braccio operativo di Enrico Pazzali, il presidente di Fondazione Fiera e titolare di Equalize, la società di investigazione perno di una attività di dossieraggio a livello industriale per i magistrati “inquietante” in quanto avrebbe potuto essere in grado di “tenere in pugno” cittadini e istituzioni e “condizionare” dinamiche “imprenditoriali e procedure pubbliche, anche giudiziarie”. Dagli atti dell’inchiesta emerge che nella rete dell’associazione con base in via Pattari, che avrebbe incassato un totale di oltre 3,1 milioni di euro di “profitti illeciti”, sono finiti migliaia e migliaia di nomi ma anche le più alte cariche del nostro Paese.
L’indagine ha svelato “elementi di vulnerabilità” in contesti che dovrebbero essere impermeabili. Ecco che cosa ci ha detto Gerardo Costabile – Presidente dell’IISFA, l’ Associazione Italiana Digital Forensics.