Quando negli Anni ’60 gli ingegneri del Regno Unito iniziarono a costruire un nuovo aeroporto per Londra, furono sorpresi nel trovare dei resti antichi in zona paludosa molti chilometri ad ovest della città, chiamata Heathrow: avevano scoperto, per caso, l’accampamento di Giulio Cesare. Il condottiero romano aveva fatto una sortita dalla Gallia con pochi soldati; duemila anni dopo, invece, sullo stesso sito, transitano ogni anno 84 milioni di persone e ogni 45 secondi atterra un aeroplano: Heathrow è il più grande aeroporto in Europa (dopo Schiphol di Amsterdam).

Una prima conta dei danni

Il blocco dell’aeroporto di Heathrow è un danno per Londra, per decine di compagnie aeree di tutto il mondo e anche per una fetta di Europa.

L’incendio scoppiato stamattina nella centrale elettrica che alimenta tutto lo scalo, non solo ha lasciato a terra migliaia di passeggeri, con oltre 1300 aerei bloccati o dirottati, ma è un grosso colpo all’economia di Londra che a cascata si porta dietro anche un indotto del continente: all’aeroporto britannico, fanno scalo migliaia di passeggeri da tutto il mondo e diretti altrove. Sono turisti e uomini d’affari: ogni anno l’industria del trasporto aereo vale 30 miliardi di Sterline per la Gran Bretagna.

Ora con il principale scalo del paese chiuso, forse addirittura per i prossimi 5 giorni, l’impatto economico sarà enorme: almeno 500 milioni di sterline al giorno solo per il traffico merci.

Dirottamenti su altri scali

Londra ha 5 aeroporti: la chiusura di Heathrow potrebbe essere compensata dirottando i voli sugli altri scali cittadini, da Luton a Gatwick, a City Airport a Stansted. I servizi di tracciamento su internet hanno mostrato che già oggi voli diretti a Heathrow sono stati spostati.

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