“L’Osservatorio del Paranal si trova su una montagna con uno dei migliori cieli del mondo grazie alla sua stabilità atmosferica, alla bassa umidità e al maggior numero di notti serene durante l’anno”, spiega Marcela Espinoza, una delle operatrici del Very Large Telescope, il potente telescopio dell’ESO (European Southern Observatory) grazie al quale negli ultimi anni sono state fatte scoperte fondamentali come la conferma della presenza di un buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea e la ricerca di esopianeti potenzialmente abitabili. Insomma, Il buio del limpido cielo notturno sopra il Paranal è cruciale per l’astrofisica moderna.

Questa oscurità oggi è minacciata dai progetti di espansione industriale del governo cileno che si stanno avvicinando sempre di più ai telescopi. Il progetto più temuto dagli scienziati è Inna, un mega impianto di idrogeno verde della AES Andes, una filiale della statunitense AES Corporation. 

L’idrogeno verde è un combustibile ottenuto attraverso l’elettrolisi dell’acqua, un processo che separa idrogeno e ossigeno usando energia elettrica proveniente esclusivamente da fonti rinnovabili, come eolico o solare.

Come spiega Angel Otarola, astronomo e scienziato dell’atmosfera: “Attualmente, l’inquinamento luminoso artificiale è relativamente basso, circa l’1%” ma l’impianto in costruzione è imponente e avrà bisogno di tanta luce per essere ben illuminato in modo da operare in sicurezza.

AES ha dichiarato a Reuters che il progetto Inna, iniziato nel 2021, non ha ricevuto alcuna opposizione in materia di illuminazione fino all’agosto 2024. L’azienda ha dichiarato che il progetto si trova in un’area che lo Stato ha destinato alle energie rinnovabili e che i requisiti ambientali significano che “non c’è possibilità di trasferire il progetto”.

La società sostiene di aver condotto studi che dimostrano che l’aumento massimo della luminosità naturale del cielo non supererà lo 0,27% sulla collina di Paranal e lo 0,09% su quella di Armazones.

L’ESO sta attualmente costruendo l’Extremely Large Telescope (ELT), del valore di 1,45 miliardi di euro, proprio nel vicino Cerro Armazones.

Il ministro della scienza cileno, Aisen Etcheverry, ha detto che il governo ha formato un comitato per cercare soluzioni per sviluppare sia l’astronomia che l’energia, osservando che “entrambi sono importanti” per il governo.

L’astrofisica spagnola dell’ESO, Itziar De Gregorio avverte: “I nostri telescopi sono in Cile per un motivo: la qualità del cielo. La qualità del cielo è un patrimonio naturale e mondiale di cui bisogna prendersi cura. Altrimenti, in futuro, questi megaprogetti astronomici non avranno più ragione di essere impiantati qui e dovranno spostarsi dove troveranno le condizioni più adatte”.

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