Premesso che c’è un continuo arretramento della presenza fisica delle banche sui territori italiani – nei primi sei mesi dell’anno hanno chiuso 261 sportelli, con un calo dell’1,3% su fine 2024 – l’avanzamento del risiko cambierà qualcosa nelle insegne delle filiali che siamo abituati a vedere nelle città e nei paesi, soprattutto nella ricca Lombardia. L’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria della Fondazione Fiba di First Cisl, che elabora i dati resi disponibili al 30 giugno 2025 da Banca d’Italia e Istat, evidenzia che Bper, considerando anche la rete di sportelli di Banca Popolare di Sondrio, diventa la prima realtà in Lombardia con 673 sportelli, pari al 17,9% del totale. E finisce davanti a Banco Bpm che ne ha 523 ossia il 13,9%, Intesa Sanpaolo e Iccrea che ne hanno entrambe 501, ossia il 13,4%. Sommando, questo significa che in Lombardia circa il 58% delle filiali è ora in mano a quattro soli gruppi: un dato, quest’ultimo, che non dovrebbe subire grandi variazioni, a meno che non cominci una chiusura a tappeto degli sportelli. Le prescrizioni Antitrust rivolte a Bper avrebbero infatti imposto la cessione di soli sei sportelli.
I primi effetti del risiko
«Il risiko sta modificando i rapporti di forza tra i gruppi bancari sui territori – dice Riccardo Colombani, segretario generale della First Cisl -. Una banca con origine popolare come Bper, storicamente radicata in Emilia Romagna, è, sommandovi la rete di Popolare Sondrio, la prima realtà in Lombardia in termini di presenza territoriale, cioè di filiali, detenendone quasi il 18% del totale. È di fondamentale importanza che Bper non dimentichi la sua storia e che sappia valorizzare la cultura d’impresa di Popolare di Sondrio, non andando oltre le poche vendite richieste dall’Antitrust e continuando a garantire il radicamento anche in regioni come Sardegna e Calabria, dove la presenza del gruppo è da sempre rilevante». È proprio la progressione dimensionale della stessa Bper, prosegue Colombani, «a dimostrare che si può coniugare l’interesse del lavoro con quello degli azionisti, delle famiglie e delle imprese anche in aree territoriali più svantaggiate economicamente».
La top five nazionale degli sportelli
Se invece guardiamo il dato nazionale, allora il primo gruppo per presenza sui territori si conferma Intesa Sanpaolo. L’ulteriore calo di 141 sportelli nel primo semestre dell’anno, rispetto alla fine del 2024, ha fatto sì che il distacco da Iccrea, che nello stesso periodo ha chiuso sei filiali, si sia ridotto ulteriormente, a 28 sportelli. Nella top five nazionale delle banche per numero di sportelli entra anche il gruppo Bper che con la conquista della Popolare di Sondrio, sale al quarto posto. Cassa Centrale Banca è al quinto posto, unico gruppo ad aver aperto 9 sportelli nel periodo considerato.
La desertificazione che avanza
Sempre sul piano nazionale, nei primi sei mesi del 2025 altri 34 comuni sono rimasti privi di filiali sul loro territorio. Il numero complessivo è salito quindi a 3.415, pari al 43,2% del totale. Secondo l’analisi della First Cisl, continua quindi ad aumentare anche il numero delle persone che non hanno accesso ai servizi bancari o rischiano di perderlo: rispetto al 31 dicembre 2024 sono oltre 11,2 milioni. Di queste, più di 4,7 milioni (+ 1,8%) vivono in comuni totalmente desertificati; quasi 6,5
milioni (+ 3%) in comuni in via di desertificazione, quelli con un solo sportello. Risulta in crescita, inoltre, il numero delle imprese che hanno la propria sede in comuni desertificati: sono 6.116 in più rispetto al trimestre precedente. Per i bancari della Cisl, per comprendere la reale portata del fenomeno i dati vanno letti in parallelo a quelli sulla diffusione dell’internet banking, ancora modesta: in Italia lo utilizza solo il 55% degli utenti contro una media Ue del 67,2%. Da ciò si evince che la desertificazione bancaria rappresenta un acceleratore dell’esclusione sociale, soprattutto per le fasce anziane della popolazione, penalizzate dal minor livello di competenze digitali (tra i 65 e i 74 anni solo il 33,9% utilizza l’internet banking contro una media Ue del 44,7%).