Dopo anni isterici, Julio Velasco ha portato all’oro olimpico la Nazionale di volley femminile. Il 2024 è stato il suo anno, anche se non sarà d’accordo.
Associare un superlativo relativo del tipo “il più importante dell’anno” a Julio Velasco è un errore in partenza che non bisogna fare. Ed è stata proprio la sua carriera, ma ancora di più i suoi insegnamenti a farcelo capire. Prima, durante e dopo le Olimpiadi vinte questa estate con la Nazionale di volley femminile, le prime vinte da una nostra squadra di pallavolo nella storia, Julio Velasco ha deciso proprio di fare questa operazione culturale (anzi contro culturale), ovvero smontare ogni tendenza verso l’assoluto che tanto piace a politici, esperti di marketing e comunicatori in generale, ma che tanto stona e confonde nella realtà.
Il percorso di Velasco e dell’Ital-Volley
Velasco ha detto chiaramente che non è esistita nella sua carriera la delusione più grande, la vittoria più bella, il rammarico più doloroso o la rivincita più attesa, non si procede nella vita e in una carriera sportiva per discese e risalite, la vita come la carriera sportiva sono semplicemente un viaggio con tante strade da ammirare, di cui magari avere timore, da considerare e sicuramente da scoprire, guardandosi indietro con la consapevolezza del cammino percorso e in avanti con la speranza di una via ancora più bella. Tutto qui, niente di drammatico in entrambi i sensi, niente è esageratamente brutto, come perdere un oro olimpico per pochissimo o esageratamente bello, come vincerlo mostrando meraviglie.
Certo poi in questo percorso la varietà del paesaggio è ampia e nel 2024 Julio Velasco ha raggiunto un luogo davvero d’incanto.
La nostra Nazionale di pallavolo femminile negli ultimi dieci anni non aveva raggiunto l’obiettivo massimo perché era troppo o troppo poco. Era troppo giovane oppure poco brillante, era formata da troppe leader o da poche leader, era troppo chiassosa o poco comunicativa, era troppo divisa oppure poco aperta al confronto, insomma c’era sempre un pezzo in più o in meno a scombussolare il marchingegno. Gli ultimi anni poi, con Mazzanti allenatore, siamo arrivati al melodramma totale con pianti, isterie, imposizioni e sconfitte che hanno fatto ridere e piangere insieme.
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Velasco spiega, insegna e l’Italia vince l’oro
Poi a gennaio 2024, all’inizio di questo anno che tramonta, arriva Julio Velasco e nessuno poteva immaginare quale strada del cammino avrebbe intrapreso. Anche questa volta si ragionava per troppo o troppo poco: è troppo anziano o poco aperto nei confronti di giocatrici di una generazione nuovissima, è troppo duro o poco capace di farsi valere con atlete-piccole imprese, è troppo lontano dal volley che conta davvero o poco abile nel capire a chi affidarsi. Si partiva da questi assunti ma mentre noi discutevamo, Velasco ha iniziato semplicemente a fare quello che ha sempre fatto, spiegare.
Un insegnante non dice, ordina, suggerisce o contratta, spiega, un verbo e un approccio alla vita quasi sconosciuto ormai (anzi da ributtare nell’era del “prima faccio, poi o vinco o imparo”). Velasco invece prende le atlete in cui crede e spiega tutto: quello che è stato fino a quel momento, quello che potrebbe essere, i loro ruoli, il dovere di una professionista, le scelte che potrebbe fare e infine la sua pallavolo, quello per cui tutti sono lì a sognare.
Semplicemente spiegando Julio Velasco ha costruito una squadra sensazionale, capace di vincere, letteralmente dominando sia la VNL che le Olimpiadi, arrivando a quel “più di una semplice somma di talenti” a cui tutti guardano ma che pochi allenatori raggiungono. Come ci è riuscito? Per quel che sappiamo spiegando come si è già accennato, ma anche facendo intendere l’idea di squadra a ogni singola componente del roster.
L’oro olimpico di Parigi 2024
Si dà per scontato il fatto che un’atleta che ha scelto fin da bambina uno sport di squadra sappia cosa sia la squadra. Non è mai stato così e non c’entra questa volta l’egotismo obbligatorio dei social media contemporanei. Gli atleti spesso non conoscono la squadra perché c’è il personale percorso da portare avanti e questo li distrae fin troppo, li assorbe senza un attimo di pausa. Julio Velasco ha preso per mano le atlete della nostra Nazionale e dalla loro strada le ha portate su un sentiero comune, facendo frenare chi era più avanti e accelerare chi era più indietro, facendo credere a tutte che poi alla fine di quella strada ci sarebbe stato l’oro.
Un merito enorme va a Marina Lubian, Carlotta Cambi, Monica De Gennaro, Alessia Orro, Caterina Bosetti, Anna Danesi, Myriam Sylla, Paola Egonu, Sarah Luisa Fahr, Loveth Omoruyi, Ekaterina Antropova, Gaia Giovannini, Ilaria Spirito le quali hanno ascoltato la spiegazione e capito, intuendo come quel viaggio, fatto insieme, le avrebbe potute portare davvero un po’ più lontano. Ma senza Julio Velasco forse sarebbero ancora in giro, ognuno con le proprie certezze e i propri perché, lontane, magari confuse, sicuramente più sole e meno vincenti.