In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e celebrata ogni anno il 22 marzo, Istat ha pubblicato un approfondimento integrato sul tema. L’indagine evidenzia numerosi nodi da sciogliere per quanto riguarda l’uso delle risorse idriche.

Nel 2022 in alcune aree del Paese rimane elevata la frammentazione gestionale dei servizi idrici per uso civile.

Nel 2023 sono state adottate misure di razionamento dell’acqua in un terzo dei capoluoghi di provincia/città metropolitana del Mezzogiorno. In alcune Regioni è ancora frammentata la gestione dei servizi idrici, spiega l’Istat. Nel 2022 i gestori dei servizi idrici per uso civile sono 2.110, di cui 1.738 in economia (82,4%), ovvero Comuni ed enti locali, e 372 gestori specializzati (17,6%). Questi enti hanno svolto nel 2022 almeno uno dei seguenti servizi idrici pubblici: prelievo di acqua per uso potabile, distribuzione, fognatura, depurazione delle acque reflue urbane. In particolare, quattro enti su 10 si sono occupati dell’intera filiera, dal prelievo alla depurazione. La frammentazione c’è soprattutto in Calabria, Campania, Molise, Sicilia, Valle d’Aosta e nelle province autonome di Bolzano e Trento. Nel triennio 2022-2024 sono però emersi importanti segnali di integrazione gestionale, osserva l’Istat. Benché in numero nettamente inferiore, gli enti gestori specializzati dominano il prelievo idropotabile. Calabria (262) e Sicilia (248) sono i territori con il maggior numero di operatori attivi nell’ambito del prelievo idropotabile; di contro, sempre nel 2022, il numero minore di gestori (4) è in Umbria e Basilicata. Nel 2022 solo 13 Comuni, dove risiedono complessivamente circa 58mila abitanti (lo 0,1% della popolazione totale), sono totalmente sprovvisti del servizio pubblico di distribuzione dell’acqua potabile. In questi Comuni, situati in Lombardia (6), Veneto (4) e Friuli-Venezia Giulia (3), si ricorre a soluzioni di autoapprovvigionamento, come i pozzi privati, per soddisfare il fabbisogno idrico della popolazione.

Un quarto della spesa per la protezione dell’ambiente nel 2022 è destinato ai servizi di gestione delle acque reflue. Le risorse spese da famiglie, società e amministrazioni pubbliche per i servizi di gestione delle acque reflue nel 2022 ammontano a 13,1 miliardi di euro (a prezzi correnti) e sono aumentate del 15% rispetto al 2021.

Nel 2022 i prelievi di acque minerali naturali a fini di produzione sono risultati in lieve flessione rispetto all’anno precedente (-0,8%).

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