Non è un mistero, infatti, che i principali produttori di intelligenza artificiale generativa siano tutti a stelle e strisce Inoltre, il blocco di Washington ai danni di Pechino sui chip di Nvidia, che ad oggi sono i più avanzati per l’apprendimento degli algoritmi di AI generativa, rappresenta un collo di bottiglia al progresso della Cina in questo campo. Detto in altri termini, il vantaggio degli americani è ad oggi fuori discussione.

Il successo di Qwen sembra invece in parte legato alle sue dimensioni. Parliamo infatti di un modello da 1,5 miliardi di parametri. ChatGPT 3.5, il chatbot che ha debuttato nel 2022, ne aveva 175 miliardi e quello attuale, GPT-4o, è ancora più grande. Parliamo quindi, nel caso di Qwen, di un modello piccolissimo, che può essere scaricato anche sugli smartphone più economici del 2024. Non ha bisogno di collegarsi a server esterni, ma può essere eseguito in locale, quindi non condivide informazioni al di fuori del dispositivo. Nella sostanza, fa quello che fa ChatGPT, ma in modo molto più limitato: risponde alle domande con il linguaggio naturale.

Supporta oltre 29 lingue, tra cui italiano, inglese, francese, spagnolo, tedesco, russo, giapponese e coreano, e può gestire fino a 32.768 token e generare testi fino a 8.192 token. In termini semplici, i token corrispondono a pezzi di parole, dove 1.000 token equivalgono approssimativamente a 750 parole.

Tecnologicamente, non è qualcosa di nuovo.

Qwen ha successo proprio perché, come suggeriscono molte persone su Reddit, soprattutto nei paesi del terzo mondo, non possiedono più un computer, ma solo uno smartphone, di solito con poca memoria. E questi sistemi piccoli e aperti sono perfetti. Sulla palla naturalmente non ci sono solo i cinesi ma anche le stesse Big Tech che hanno affiancato ai loro modelli proprietari anche versioni più piccole aperte e gratuite. Come nel caso di Google che oltre a Gemini ha Gemma.

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