Almeno nelle università statali il test d’ingresso a medicina è destinato a diventare un ricordo già dall’anno prossimo. A prevederlo è la riforma d’iniziativa parlamentare che è stata approvata in via definitiva dalla Camera (con 149 voti a favore e 63 contrari) e che rivoluziona il sistema di accesso programmato previsto dalla legge 264/1999. Eliminando il famigerato quiz (non nelle università statali e per i posti in lingua inglese dove per ora continuerà a esistere, ndr ) e sostituendolo con l’ammissione aperta al primo semestre “filtro” e spostando la selezione all’inizio del secondo che potrà essere frequentato solo dai migliori studenti definiti da una graduatoria nazionale decisa dai risultati universitari maturati nel frattempo. Ma se davvero si vuole partire nel 2025/26 è il caso di correre.
Il via libera alla Camera
A cinque mesi e mezzo dal primo disco verde del Senato, che era arrivato il 27 novembre 2024, anche l’assemblea di Montecitorio ha approvato la legge delega in tre articoli che rivoluziona l’accesso a Medicina, Odontoiatria e protesi dentaria e Veterinaria e affida all’esecutivo il compito di emanare, entro 12 mesi, uno o più decreti legislativi per la sua attuazione.
Nel farlo, il governo, in generale, e il ministero dell’Università, in particolare, dovranno tenere conto dei principi e criteri direttivi fissati dal Parlamento. In base ai quali, ad esempio, l’iscrizione aperta al primo semestre va realizzata nell’ambito di un contingente “sostenibile” di posti deciso a livello centrale oppure che può essere ammesso al secondo semestre solo chi consegue tutti i crediti (Cfu) comuni all’area area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria sulla base di una graduatoria nazionale. Al tempo stesso, per superare il cosiddetto “imbuto formativo” che da anni affligge l’accesso alla carriera medica, è previsto che gli slot in ingresso all’università siano raccordati con quelli a disposizione post-lauream per le specializzazioni mediche eccetera.
I punti fermi
Il compito di scrivere i decreti legislativi spetta al Mur. Come abbiamo raccontato sul Sole 24 Ore del 4 marzo il primo Dlgs è quasi pronto. L’intenzione della ministra Bernini è di accelerare il più possibile, considerando che il provvedimento attuativo deve essere approvato in via preliminare in Cdm, poi ottenere l’ok delle commissioni parlamentari competenti e infine tornare a Palazzo Chigi per il varo finale. Tanto più che per una serie di minuzie tecniche serviranno uno o più decreti ministeriali successivi.
Alcuni punti fermi in vista del primo Dlgs sembrano raggiunti. Come il fatto che dovrebbe essere possibile ripetere una sola volta l’iscrizione al semestre filtro: in caso di mancato superamento di uno o più esami o di un punteggio insufficiente per l’inserimento nella graduatoria nazionale, gli studenti potranno frequentarlo di nuovo.
Allo stesso modo, in sede di presentazione della domanda, lo studente dovrebbe essere tenuto a individuare, oltre all’università presso la quale intende svolgere il semestre filtro, le ulteriori sedi, in numero da definire con un successivo decreto, secondo un ordine di preferenza, nelle quali è disposto a proseguire al secondo semestre dei corsi di laurea magistrale in medicina, odontoiatria e veterinaria. Oppure, in caso di mancata ammissione al secondo semestre, in uno dei corsi di laurea o di laurea magistrale di area biomedica, farmaceutica, sanitaria e veterinaria, anche in soprannumero, che gli farebbero da “paracadute”.
Inoltre che inizialmente le nuove disposizioni varranno solo per l’accesso a medicina in lingua italiana mentre per quella in lingua inglese resterà il quiz lo abbiamo detto. Così come abbiamo raccontato che il test sembra destinato a sopravvivere (forse anche negli anni successivi) per la selezione negli atenei non statali, che in alcuni casi hanno già chiuso le iscrizioni alla selezione per il 2025/26.