Il tecnico accarezza il georgiano, che è sembrato non gradire il cambio con Neres contro la Roma. Ma ha lanciato un segnale importante non solo per il singolo ma anche (e più ancora) per il gruppo: “David che sta tenendo duro e si allena bene. Dobbiamo essere tutti contenti e soddisfatti nel procedere in questo percorso”.
Kvicha Kvaratskhelia è uscito dal campo scuro in volto, stizzito. Ha tolto le fascette che ha al braccio con un gesto di rabbia e di delusione, le ha scagliate per terra. Lo sguardo tradisce nervosismo, sembra borbottare qualcosa. A bordo campo la lavagnetta elettronica segnala il suo numero: è il 66° minuto, la Roma ha appena sfiorato il pareggio con Dobvyk, Conte lo ha richiamato in panchina per inserire Neres. E nel dopo gara ha spiegato perché, lanciando anche un messaggio forte e chiaro. Il georgiano ha assistito dalla panchina all’ultima mezz’ora di gioco e alla vittoria (1-0, gol di Lukaku) che ha riportato il Napoli in vetta, difendendo il primato in Serie A dalle ambizioni di Inter, Atalanta, Fiorentina e Lazio (tutte vincenti e seconde con 28 punti, a -1 dalla capolista).
Il gesto del georgiano al momento del cambio contro la Roma
Quel gesto non passa inosservato, non può. È stato palese. Anche perché è caduto in un momento particolare per il calciatore, continuamente al centro del chiacchiericcio di mercato e del rinnovo di contratto sul quale non c’è (ancora) accordo. Pensare, però, che questo sia la causa del suo nervosismo è sbagliato. Molto più verosimile credere che il calciatore, deciso a dare tutto, desideroso di lasciare un segno sul match, avrebbe voluto restare ancora in campo. Ma Conte ha ritenuto che dovesse uscire per come s’erano messe le cose, per quello che aveva visto. L’esterno d’attacco ha abbandonato il terreno passando dietro la porta di Meret, s’è tenuto a capo chino e s’è diretto verso la panchina.
Su 13 partite giocate finora (5 gol e 2 assist), Kvara è stato avvicendato ben 9 volte e quasi sempre dal brasiliano intorno al 70°. Un paio di volte hanno fatto eccezione a questa ‘regola’: a Verona (1ª giornata nefasta per una sconfitta umiliante) uscì al 45° per infortunio e Raspadori prese il suo posto; a Cagliari (successo per 0-4) il tecnico lanciò nella mischia Mazzocchi. Nella sfida col Lecce al Maradona (vinta per 1-0) il copione s’invertì, non fu lui a partire nella formazione titolare ma Neres che uscì in anticipo per lasciargli spazio per una ventina di minuti.
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Conte chiarisce la sostituzione: “Per il bene suo e della squadra”
Durante le interviste del post-partita Conte è stato molto diplomatico e ha difeso Kvara. Ammesso che gli abbia detto qualcosa, lo avrà fatto (o lo farà) a quattr’occhi, nel chiuso dello spogliatoio. Là dove tutto dovrebbe restare. “Credo che Kvicha abbia fatto un ottimo primo tempo – ha ammesso nell’intervista a Sky -, è stato uno dei migliori da quando sono a Napoli ed ero molto contento di lui”.
Perché lo ha tolto allora? La spiegazione dell’allenatore non fa una piega e sgombra il campo da qualsiasi illazione su un eventuale cambio tattico/tecnico ma ribadisce un concetto essenziale: “Era un po’ affaticato all’adduttore dopo il rientro dalla Nazionale. Il suo compito l’ha svolto nel primo tempo, poi nella ripresa ci sono state altre situazioni da valutare e ho dovuto fare delle scelte. Devo occuparmi del bene della squadra e del calciatore, inutile rischiarlo ancora a livello muscolare”.
La frase successiva è un richiamo, sia pure indiretto (ma fuori di polemica contro il georgiano), al rispetto dei compagni di squadra. Per la serie: abbiamo bisogno di tutti, si va avanti a ranghi serrati. Un segnale importante non solo per il singolo ma anche (e più ancora) per il gruppo. “In panchina c’è Neres che sta tenendo duro e si allena bene. Dobbiamo essere tutti contenti e soddisfatti nel procedere in questo percorso”.