In un podcast l’ex calciatore del Manchester United, Paul Scholes, ha raccontato un retroscena dell’esperienza di CR7 a Old Trafford. Gli inizi non furono tutte rose e fiori, anzi… “Dal punto di vista del gioco non era abbastanza intelligente”.

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Cristiano Ronaldo ha avuto una svolta nella sua carriera. La più classica partita che ti cambia la vita perché sei davanti a un bivio: o prendi la strada giusta oppure… capì che la prestazione contro il Milan in Champions League (2005) rappresentò il punto più basso della sua esperienza al Manchester United. Maldini gli si parò davanti come una montagna invalicabile e aveva sul collo il ringhio di Gattuso: patì quella situazione per tutto il match, senza mai riuscire a trovare una soluzione.

In Inghilterra CR7 era arrivato nel 2003 e due anni dopo faceva ancora fatica ad adattarsi all’ambiente di Old Trafford, a ciò che gli chiedevano il manager e i compagni di squadra. Da quell’umiliazione patita a San Siro, che fece il paio anche con la frustrazione degli altri calciatori dei Red Devils, ha trovato la forza per dare un senso alla sua esperienza professionale: se voleva diventare un campione doveva cambiare e in fretta.

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La fisicità della Premier League rappresentò un impatto tremendo per il portoghese che era abituato ai ritmi più compassati e per nulla frenetici del calcio lusitano. Tutta un’altra storia dall’altra parte della Manica, tant’è che Paul Scholes e Nicky Butt durante il podcast Football’s Greatest Eras hanno spiegato come i suoi inizi così difficili al Manchester abbiano “rovinato la vita” allo spogliatoio.

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La gara contro i rossoneri, e più ancora l’esito negativo del doppio confronto (sconfitta sia all’andata sia al ritorno negli ottavi), fu la goccia che fece traboccare il vaso della pazienza. Incredibile a dirsi, ma Cristiano Ronaldo era diventato un problema per la sua squadra.“Ricordo sempre una partita al Milan in cui lui mi ha fatto morire dal ridere”, le parole di Scholes che ha individuato nell’incrocio col ‘diavolo’ il momento in cui CR7 ha avuto la scossa crescendo abbastanza in velocità, forza e intelligenza tattica.

Fu come un elettroshock. “Stavamo giocando in trasferta. Ma Gattuso continuava a correre verso di lui e a togliergli la palla e questo mi faceva innervosire. La perdeva in continuazione… È vero che stava giocando contro Maldini ma Gattuso gli rubava palla di continuo”.

Per l’ex calciatore del Manchester United quello fu il segnale evidente delle difficoltà in cui versava il portoghese, bel lungi dall’essere il campione tanto ammirato nel corso degli anni. “Magari lui (CR7, ndr) non è d’accordo ma io credo che dal punto di vista del gioco non era abbastanza intelligente. Da quel momento in poi, però, tutto è cambiato per lui. È diventato più grande, più veloce, più forte e appreso più cose”.

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