Il ristorante Da Vittorio (fresco di conferma della terza stella Michelin), raggiunge un altro importante riconoscimento: si piazza infatti al vertice della guida francese “La Liste” ed è nominato il migliore al mondo, a pari merito con altri nove ristoranti. Creata nel 2015, dieci anni fa, La Liste si propone di essere la “classifica delle classifiche”, elencando 1.000 ristoranti in tutto il mondo e monitorando 38.000 ristoranti utilizzando un algoritmo che raccoglie dati da oltre 1.100 fonti (guide, blog, stampa).
Oltre Da Vittorio nella top ten ci sono altri due nuovi ingressi: Robuchon au Dôme (Macao) e Martin Berasategui (Spagna). Gli altri punteggi top (tra 99 e 99,5/100) sono il Guy Savoy di Parigi, Cheval Blanc di Peter Knogl (Svizzera), Le Bernardin (Stati Uniti), Schwarzwaldstube (Germania), SingleThread (Stati Uniti), Lung King Heen (Hong Kong) e Matsukawa (Giappone).
«Con la mia famiglia, siamo veramente orgogliosi di essere stati inseriti questo empireo della ristorazione – ha detto all’Ansa Francesco Cerea -. La nostra cucina è gioia, condivisione e qualità e il fatto che tutto ciò sia stato riconosciuto in un anno così importante per la cucina italiana, che potrebbe diventare patrimonio Unesco il 10 dicembre, ha ancora più valore. Un grandissimo ringraziamento a tutto il team de la Liste!».
La Liste ha assegnato il suo premio speciale per “influenza gastronomica” a Daniel Boulud, chef francese che vive negli Stati Uniti da oltre 40 anni. «Non avevo mai ricevuto un premio che riconoscesse il lavoro che ho svolto per la cucina francese all’estero», ha esultato il settantenne, che guida in particolare il ristorante stellato Michelin Daniel a New York.
«Mi dispiace un po’ per gli altri», afferma Philippe Faure, presidente e fondatore di La Liste, che paragona volentieri l’alta cucina al tennis: per otto o dieci anni, è una battaglia tra pochi ristoratori, i Nadal, i Federer, i Djokovic o i Sinner del mondo culinario.
Questo decimo anniversario è anche l’occasione per La Liste di fare il punto sulle tendenze gastronomiche. I risultati sono lampanti: in dieci anni, il 16% dei ristoranti premiati con una stella o un cappello ha chiuso: «Oggi l’alta ristorazione oscilla tra lusso e fallimento», sottolinea Faure. Il settore ha anche assistito a un declino dell’opulenza a favore di un’atmosfera più rilassata, mentre la cucina “Instagrammabile” sta guadagnando terreno, a volte a scapito dei piatti tradizionali. In risposta, si è assistito a un’altra ondata: il ritorno ai prodotti locali e ultra-locali.
