Come lo chiamiamo? E se è femmina? Dare il nome ai figli a volte è un vero dilemma. Gli italiani scelgono Leonardo a livello nazionale, che mantiene il primato conquistato nel 2018; al secondo posto, per la prima volta sul podio, si trova Edoardo, che conquista due posizioni sul 2022. Stabile Tommaso al terzo posto, mentre Francesco esce dal podio perdendo due posizioni e attestandosi al quarto posto. Per i nomi femminili la situazione è immutata rispetto al 2022: vincono ancora Sofia in prima posizione e Aurora in seconda in terza posizione Ginevra, che sale dalla quarta, mentre in quarta posizione prende il suo posto Vittoria. Giulia, in uscita dalla terza posizione del podio dell’anno scorso, scivola in quinta.
La fotografia arriva dall’Istat con il Report sulla natalità e fecondità della popolazione residente nel 2023. Notizie sconfortanti invece sul fronte della natalità. Nel 2023 scendono a 379.890, registrando un calo del 3,4% sull’anno precedente. E il calo delle nascite prosegue anche nel 2024: in base ai dati provvisori relativi a gennaio-luglio le nascite sono 4.600 in meno rispetto allo stesso periodo del 2023. Il numero medio di figli per donna scende: si attesta a 1,20, in flessione sul 2022 (1,24) e la stima provvisoria elaborata sui primi 7 mesi del 2024 evidenzia una fecondità pari a 1,21.
I nomi per regione
Leonardo è al primo posto in tutte le regioni del Centro-Nord, a eccezione della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen dove primeggia il nome Noah. Nel Mezzogiorno, dove nel complesso al primo posto si trova Francesco, Leonardo è il nome preferito, come nel 2022, solo in Abruzzo. Francesco è stabile al primo posto in tre regioni del Mezzogiorno (Molise, Puglia e Calabria) mentre Antonio primeggia in Campania e Basilicata. Nelle Isole, Edoardo è primo in Sardegna mentre Giuseppe, dopo una breve pausa, torna al primo posto in Sicilia.
Tra le bambine, Sofia primeggia in molte regioni del Centro-Nord, a eccezione della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen che in testa conferma Emma, della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste con Alice, di Liguria e Lazio dove primeggia Ginevra, dell’Umbria dove si piazza al primo posto Vittoria (prima anche in Campania). Più variegata la situazione del Mezzogiorno dove Sofia è al primo posto solo in Molise e Calabria; Aurora primeggia in Abruzzo, Basilicata e Sicilia; Giulia mantiene la prima posizione solo in Puglia e Beatrice per la prima volta raggiunge la cima della classifica in Sardegna.
I bambini stranieri nati da genitori residenti nel nostro Paese si chiamano prevalentemente Adam, Ryan (o Rayan), Amir, ma anche Matteo e Leonardo. Tra le bambine straniere, come tra le italiane, il primato spetta a Sofia, seguito da Sara e Amira.
Le preferenze dei genitori stranieri si differenziano a seconda della cittadinanza. Considerando le quattro cittadinanze per maggior numero di nati da genitori entrambi stranieri, la tendenza a scegliere per i propri figli un nome diffuso nel Paese ospitante è più spiccata nella comunità rumena. Infatti, tra i nomi più frequenti dei nati rumeni ci sono Matteo, Leonardo e Luca, mentre per le bambine troviamo Sofia, Emma e Amelia. Si rileva che i genitori albanesi sono più orientati alla scelta di nomi del paese di origine quando si tratta dei figli maschi (prevalentemente Aron, Liam e Amar), meno nel caso delle figlie femmine (Emily, Chloe e Aurora).
Un comportamento legato alle tradizioni del Paese d’origine si riscontra tra i genitori del Marocco e del Bangladesh. I bambini maschi marocchini si chiamano soprattutto Adam, Amir e Rayan; le bambine marocchine Amira, Sara e Nour. I genitori del Bangladesh scelgono per i figli maschi soprattutto Anas, Abdullah e Rayan, per le bambine Inaya, Arisha e Ayesha.
Natalità, non si arresta la discesa
Nel 2023 le nascite della popolazione residente sono 379.890, 13mila in meno rispetto al 2022 (-3,4%). Per ogni 1.000 residenti in Italia sono nati poco più di sei bambini, prosegue l’Istat. Questa diminuzione, che comporta un nuovo superamento al ribasso del record di denatalità, si inserisce in un trend ormai di lungo corso. Rispetto al 2008, anno in cui il numero dei nati vivi superava le 576mila unità, rappresentando il più alto valore dall’inizio degli anni Duemila, si riscontra una perdita complessiva di 197mila unità (-34,1%). La sistematica riduzione rilevata in tale periodo è stata annualmente di circa 13mila unità, corrispondente a un tasso di variazione medio annuo del 2,7 per mille.
Il calo delle nascite, oltre che dalla ormai stabile bassa tendenza ad avere figli (1,2 figli per donna nel 2023), è anche causato dai mutamenti strutturali della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra i 15 e i 49 anni. Le donne comprese in questa fascia di età sono sempre meno numerose. Oggi, quelle nate negli anni del baby-boom (dalla seconda metà degli anni Sessanta alla prima metà dei Settanta) hanno ormai superato la soglia convenzionale dei 49 anni. Gran parte di quelle che ancora sono in età feconda appartengono all’epoca del cosiddetto baby-bust, ovvero sono nate nel corso del ventennio 1976-1995 durante il quale la fecondità scese da oltre 2 al minimo storico di 1,19 figli per donna.
La diminuzione dei nati è attribuibile per la quasi totalità al calo delle nascite da coppie di genitori entrambi italiani, che costituiscono oltre i tre quarti delle nascite totali. I nati da genitori italiani, pari a 298.948 nel 2023, sono circa 12mila in meno rispetto al 2022 (-3,9%) e 181mila in meno rispetto al 2008 (-37,7%).
I nati da coppie in cui almeno uno dei genitori è straniero sono invece 80.942, in calo dell’1,5% sul 2022 e del 25,1% rispetto al 2012, anno in cui si è registrato il numero massimo. A diminuire sono state in particolar modo le nascite da genitori entrambi stranieri, in calo del 3,1% sul 2022 e del 35,6% nel confronto con il 2012 (-28.447 unità). La denatalità prosegue anche nel 2024: secondo i primi dati provvisori riferiti al periodo gennaio-luglio, le nascite sono diminuite, rispetto allo stesso periodo del 2023, di 4.600 unità (-2,1%).
Scende numero medio di figli per donna, 1,20 nel 2023
L’Italia è vicina al minimo storico di 1,19 nati per donna registrato nel 1995. La stima provvisoria elaborata sui primi 7 mesi di quest’anno evidenzia una fecondità pari a 1,21, in linea col dato dell’anno precedente. Il numero medio di figli per donna registrato nel 2023 riporta il Paese indietro, al minimo storico di 1,19 osservato nel 1995.
Nel confrontare questi due valori – si legge nel rapporto – occorre sottolineare che c’è una differenza nella composizione per cittadinanza della popolazione femminile: infatti, nel 1995 il tasso di fecondità totale era ascrivibile quasi completamente ai comportamenti delle italiane, essendo ancora esiguo il contributo delle donne straniere. Il continuo aumento di queste ultime dopo il 1995, e la loro tendenza a realizzare i progetti riproduttivi in Italia, aveva contribuito a una ripresa della fecondità, evidente nel primo decennio degli anni Duemila. Dal secondo decennio degli anni 2000 e fino agli anni più recenti lo scenario è cambiato.
In calo anche i nati da genitori stranieri
In calo in Italia anche i nati da genitori stranieri. Continua nel 2023 la diminuzione delle nascite da genitori in cui almeno uno dei partner è straniero.Queste nascite, che costituiscono il 21,3% del totale, sono passate da 82.216 del 2022 a 80.942 del 2023. Dal 2012, ultimo anno in cui si è osservato un aumento sull’anno precedente, il calo è stato di 27mila unità. La regione con la più alta incidenza di nati stranieri rispetto al totale è l’Emilia-Romagna (21,9%). Tra le altre regioni del Nord, un nato su cinque è straniero in Liguria e Lombardia; seguono il Veneto (18,6%), il Piemonte e il Friuli Venezia Giulia (17,9%). Al Centro spicca la Toscana (18,1%), mentre nel Mezzogiorno la percentuale è decisamente più contenuta, con un minimo in Sardegna del 3,9% e un massimo in Abruzzo del 10%.
L’età media delle madri al primo figlio è 31,7 anni
È di 31,7 anni invece l’età media delle madri alla nascita del primo figlio in Italia nel 2023 mentre nel 1995 era 28 anni. Più in generale, considerando ogni ordine di nascita, l’età media al parto, dopo un biennio di stabilità, aumenta lievemente rispetto al 2022, passando da 32,4 anni a 32,5 anni nel 2023. L’età media al parto è più alta per le italiane (33,0) rispetto alle straniere (29,7). Rispetto al 1995, l’età media alla nascita dei figli è aumentata di oltre due anni e mezzo.
Continua a crescere l’incidenza di nascite fuori dal matrimonio. Nel 2023, contrariamente a quanto osservato negli ultimi anni, i figli nati fuori dal matrimonio sono lievemente diminuiti: si attestano a 160.942, registrando un calo di poco più di 2mila unità sul 2022. La loro incidenza sul totale delle nascite continua però a crescere (42,4% nel 2023, +0,8 punti percentuali sul 2022), sebbene in misura inferiore rispetto alla crescita media registrata nel periodo 2008-2022 (+1,5 annuo).