Ad agosto il surplus della bilancia commerciale italiana risulta pari a 2,050 miliardi dai 1,335 miliardi dello stesso mese del 2024. Lo afferma Istat, aggiungendo che il deficit energetico si riduce da -4,120 miliardi di agosto 2024 a -3,431 miliardi di agosto 2025. L’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici, pari a +5,481 miliardi di euro, si mantiene sostanzialmente stabile rispetto a un anno prima (+5,454 miliardi).

Per le importazioni ad agosto si stima una flessione congiunturale più ampia (-3,7%) rispetto alle esportazioni (-2,7%). La diminuzione su base mensile dell’export si deve all’ampia contrazione delle vendite verso l’area extra Ue (-7,7%), mentre le esportazioni verso l’area Ue crescono del 2,1 per cento.

L’export flette ad agosto su base annua dell’1,1% in termini monetari e del 2,8% in volume. La flessione tendenziale dell’export in valore è sintesi di una marcata contrazione per i mercati extra Ue (-7%) e di una crescita sostenuta, ma di minore intensità, per quelli Ue (+5,4%). L’import registra una flessione tendenziale del 3% in valore, determinata dalla riduzione degli acquisti da entrambe le aree, Ue (-3%) ed extra Ue (-2,9%); in volume, le importazioni diminuiscono del 4,1 per cento.

I settori in flessione

Tra i settori che più contribuiscono alla flessione tendenziale dell’export, prosegue l’Istat si segnalano: macchinari e apparecchi non classificati altrove (-5,6%), articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici e altri prodotti n.c.a. (-19,8%) e articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (-9,5%). Crescono su base annua solo le esportazioni di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+15,1%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+14%), coke e prodotti petroliferi raffinati (+11,4%) e, in misura molto più contenuta, quelle di prodotti alimentari, bevande e tabacco (+0,7%).

Export verso gli Stati Uniti -21,1% su base annua

Su base annua, i Paesi che forniscono i contributi maggiori alla flessione dell’export nazionale sono Stati Uniti (-21,1%), Turchia (-25,9%) e Cina (-16,3%). All’opposto, Francia (+20,6%), Spagna (+9,4%), Paesi Bassi (+13,5%), Regno Unito (+7,3%) e Belgio (+8,8%) forniscono i contributi positivi più ampi.

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