Il 2024 dovrebbe chiudersi con una produzione di latte di oltre 13 milioni di tonnellate, in aumento dell’1,3%, nonostante le problematiche legate al clima soprattutto nei mesi estivi in cui il calore riduce la produzione. L’aumento dell’offerta non ha però frenato i prezzi alla stalla, che risultano «ancora sostenuti». Molto positivo anche il sentiment degli operatori dell’industria di trasformazione, forti di nuovi record in termini di export e «soprattutto con riferimento alle aspettative di vendita negli ultimi mesi dell’anno in corrispondenza delle festività natalizie e di un aumento dei flussi turistici». Sono la fotografia e le prospettive del settore lattiero caseario tracciate da un rapporto di Ismea Mercati appena pubblicato.

Secondo l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, infatti, il prezzo medio alla stalla in Italia, «dopo la sostanziale stabilità della prima parte dell’anno, ha evidenziato una nuova spinta al rialzo – raggiungendo nel mese di ottobre i 55,3 euro/100 litri (Iva esclusa, senza premi) – sostenuta dalle quotazioni dei principali formaggi della tradizione». Anche in Europa la produzione è in lieve crescita grazie «all’andamento positivo in alcuni dei principali produttori» (Francia +1,5%, Polonia +3,7%, Spagna +1,7%).

Prosegue la dinamica positiva per il Grana padano – «prodotto guida del mercato nazionale in considerazione dell’ampio bacino di raccolta – argomenta Ismea – i cui listini della stagionatura minore hanno raggiunto nel mese di novembre la quotazione record di 10,32 euro/kg (+18% rispetto a un anno fa) soprattutto grazie al buon andamento della domanda estera».

In forte aumento, «anche sulla scia delle dinamiche comunitarie, il prezzo del burro arrivato nel mese di novembre a sfiorare gli 8 euro/kg con una variazione di oltre il 55% rispetto allo scorso anno».

Per quel che riguarda il mercato interno, analizzato in collaborazione con NielsenIq, nei primi nove mesi del 2024 «la spesa delle famiglie italiane per latte e derivati è diminuita complessivamente dell’1,2%, come conseguenza in parte del calo dei prezzi delle principali referenze, in parte di una contrazione dei volumi (-0,6%)». Il calo maggiore continua a registrarsi per il latte fresco (-7% in volume), fenomeno in atto ormai da tempo, mentre registrano una dinamica positiva degli acquisti lo yogurt (+3,8% in volume) e i formaggi, soprattutto i freschi (+1,6% con prezzi in calo del 2,3%). I formaggi duri invece sono gli unici che segnano ancora un lieve aumneto dei listini (+0,3%) e mantengono consumi stabili (-0,2%).

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