La Fase 5, massimo livello di emergenza umanitaria, che corrisponde alla carestia, si dichiara quando si verificano tre criteri: il primo riguarda il consumo, quando almeno il 20% delle famiglie ha un consumo alimentare estremamente insufficiente. Il secondo, la malnutrizione acuta globale (Gam), viene dichiarato quando supera il 30% nei bambini sotto i cinque anni (indice di deperimento grave rilevato con indicatori antropometrici). Questo riflette condizioni di fame estrema e consumo alimentare gravemente inadeguato. Infine, la mortalità elevata, ovvero un tasso di mortalità equivalente a due morti ogni 10.000 persone al giorno, oppure quattro morti ogni 10.000 bambini sotto i cinque anni, riconducibili a fame e malattie correlate.
La battaglia diplomatica per non dichiarare la carestia
Sulla carestia si sta giocando una battaglia diplomatica. Se il premier israeliano Benjamin Netanyahu non solo ha sempre negato la carestia, ma anche la malnutrizione, arrivando perfino a dichiarare che a Gaza entra cibo a sufficienza, «gli Stati Uniti starebbero facendo comunque pressioni affinché non sia dichiarata ufficialmente e pienamente la Fase 5 a Gaza, o quanto meno venga ritardata», ha spiegato una fonte informata al Sole 24 Ore.
Per quale motivo questa ritrosia? Per una semplice ragione: la fame nella Striscia non è stata causata da eventi naturali, siccità, alluvioni o povertà estrema, bensì esclusivamente dall’opera dell’uomo. In questo caso, dalla politica adottata dal governo israeliano, deciso a non far transitare cibo e aiuti umanitari nella Striscia per far pressione su Hamas e ottenere la liberazione degli ostaggi.
L’Ipc ha ricostruito con cura gli ultimi mesi, in cui la Striscia di Gaza è stata teatro di un ulteriore inasprimento delle operazioni militari israeliane, analizzando il blocco degli aiuti, gli ordini di evacuazione, i bombardamenti, i decessi delle persone uccise mentre attendevano di ritirare i kit alimentari.
L’Ipc conferma quanto il consumo alimentare sia drasticamente peggiorato: «Una persona su tre resta senza cibo per giorni interi. Tra maggio e luglio 2025, la quota di famiglie che sperimentano fame estrema è raddoppiata. La soglia di consumo alimentare per la carestia (IPC AFI Fase 5) è già stata superata nella maggior parte delle aree della Striscia di Gaza».