Storie Web domenica, Luglio 20
Notiziario

L’utile cresce del 7% sul 2023, il “dividendo” assegnato direttamente nella disponibilità del Papa è stato di 13,8 milioni, appena sopra quello dello scorso anno. Lo Ior – Istituto per Opere di Religione, la “banca vaticana” – archivia un anno buono per i conti, con masse amministrate in crescita a 5,7 miliardi, composte da conti correnti, depositi, gestioni patrimoniali e titoli di custodia da parte dei clienti, che sono dipendenti vaticani, congregazioni religiose, diocesi, e ambasciate presso la Santa Sede. Ora lo Ior – archiviato il bilancio – deve presentare a Leone i suoi “piani” per il futuro in coerenza con tutta la riforma delle finanze ormai quasi stabilizzata, ma resta il nodo delle nomine: il presidente Jean Baptiste de Franssu, banchiere francese, è in carica da quasi 11 anni, oltre due mandati, e secondo lo statuto dovrebbe essere sostituito, come tra l’altro era emerso nell’ultima fase del pontificato di Francesco. La direzione è invece affidata a Gian Franco Mammì, dirigente di lungo corso che aveva piena fiducia di Bergoglio.

Tra le questioni la gestione degli investimenti sui mercati

Certamente Leone si prenderà del tempo. Tra ottobre e febbraio 2025 Francesco aveva provveduto a nominare tre nuovi membri del consiglio di sovrintendenza, il “cda laico” (di cui non fa parte neppure un italiano), e nella nota era stato aggiunto – fatto inconsueto – “tale rinnovamento a livello Consiliare proseguirà nei prossimi mesi al fine di garantire una transizione lineare e graduale e una maggiore eterogeneità dei suoi membri”. Si vedrà cosa deciderà Prevost, che dovrà comunque affrontare le finanze vaticane nel suo complesso, sia per il completamento della riforma che dello stato dei conti. Infatti Francesco a valle del caso “Sloane Avenue” aveva deciso la completa centralizzazione di tutte le finanze nell’Apsa, oltre che gli immobili fuori dal territorio dello stato, e in particolare aveva tolto la “cassa” alla Segreteria di Stato, compreso l’Obolo. Ma in base alle recenti dichiarazioni di Leone è prevedibile un ritorno alla centralità della “Terza Loggia”, forse con qualche riassegnazione di alcune competenze da cui era stata esclusa (a partire probabilmente dalle “materie riservate”). Inoltre dovrà essere risolta quella che di fatto risulta essere una doppia assegnazione decisa da Francesco, senza una delibera formale, della gestione finanziaria sui mercati dei fondi tra Apsa e Ior (quest’ultimo formalmente titolare della funzione).

Per il presidente «i mercati non hanno pietà», ma lo Ior deve rispettare standard etici molto stretti

“I mercati finanziari non hanno pietà”, ha detto in un’intervista a Bloomberg de Franssu, presidente dello Ior. «Se lo Ior non fornisce ciò che ci si aspetta dallo Ior, saremo in guai seri». È questo il senso della riforma “interna” della banca vaticana, che ha mantenuto il suo assetto disegnato a inizio anni ’90 da Giovanni Paolo II dopo lo scandalo del Banca Ambrosiano. La dichiarazione del presidente sottolinea che lo Ior si deve muovere con professionalità, anche se rispettando tutti i codici etici interni molto stringenti, che vietano tra l’altro investimenti in aziende produttrici di armi o attive nel campo della farmaceutica che producano prodotti per l’interruzione della gravidanza, e anche molte altre tipologie. Certo siamo lontani da quanto disse monsignor Paul Marcinkus, presidente Ior ai tempi di Calvi: «La Chiesa non si regge sulle Ave Maria».

Il vero nodo è il “rosso” del bilancio della Santa Sede per 70 milioni nel 2024

Le cose sono cambiate, sia dai temi dell’Ambrosiano, ma anche dallo scandalo Enimont, di quello dei Grandi Appalti (legati al G8 del 2009), e anche dal caso del 2013 delle borsate piene di soldi che un monsignore trasportava di qua e di là dal confine delle mura leonine per conto di ricconi italiani. Ormai sulla carta tutti gli standard dell’istituto sono riconosciuti a livello internazionale, da Moneyval del Consiglio d’Europa e lo stesso è per l’Asif – l’autorità di controllo – che dopo una breve sospensione a seguito dello scoppio dello scandalo nel 2019 per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato era stata per breve tempo sospesa dal gruppo Egmont, il network delle intelligence unit. Il tema delle finanze vaticane quindi è ormai non tanto di struttura – anche se viene ancora considerato un cantiere aperto, per le questioni menzionate, comprese le competenze della Segreteria per l’Economia sulla fissazione dei budget di ogni dicastero – ma di efficacia. Il dividendo di quasi 14 milioni è necessario per arginare il rosso che affligge il bilancio della Santa Sede (di cui lo Ior non fa parte), che per il 2024 è stato di 70 milioni, e lo era stato di oltre 80 l’anno prima. Il problema sono le entrate, che per la gran parte sono le offerte dai vari paesi, fedeli e diocesi (specie di Usa e Germania): sono in constante calo, sia per la riduzione dei fedeli che dei maxi risarcimenti pagati per gli abusi sui minori.

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