Pensare che la spesa militare vada tutta in bombe e armi (come fa anche Matteo Salvini) è “un errore gravissimo”, ma in ogni caso la “linea ufficiale del governo” è data da Meloni e dal ministro degli Esteri Tajani, che non sono “guerrafondai”. Lo ha rivendicato proprio Tajani, a un evento di Forza Italia.
“Guardare alle forze armate come se fossero soltanto bombe e armi è un errore gravissimo. La linea del governo è molto chiara e l’ha indicata la presidente del Consiglio. Il ministro degli Esteri condivide le posizioni del presidente del Consiglio e quindi questa è la linea ufficiale del governo italiano”. Con queste parole, pronunciate ad Ancona a margine di un evento di Forza Italia, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ancora una volta ripreso il suo alleato di governo Matteo Salvini, negli ultimi giorni duramente critico dell’iniziativa ReArm Europe.
Tajani sul palco: “Qualcuno pensa che io e Meloni siamo guerrafondai”
“Quello dell’Europa non è un piano di riarmo, è una scelta per garantire la sicurezza. Le nostre forze armate dovranno essere rinforzate, come quelle di tutta Europa, anche per rispettare gli impegni che abbiamo preso con la Nato e per garantire anche in futuro la sicurezza di ogni cittadino”, ha insistito. “Servono anche per le operazioni strade sicure, cioè per garantire la sicurezza nelle nostre stazioni, per garantire la sicurezza delle donne, visto che oggi è la festa delle donne, permettendo loro di muovere nelle città senza preoccupazioni”.
Insomma, una replica senza compromessi agli attacchi di Salvini. Dal palco, Tajani non è stato più diplomatico: “Non è che noi stiamo andando a cercare bombe, carri armati, aerei e missili perché siamo dei guerrafondai. Il progetto è quello di garantire la sicurezza complessiva in questa parte del mondo”.
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E ancora: “Sicurezza – voglio spiegarlo a coloro che pensano che al governo ci siano due guerrafondai, io ed il presidente del Consiglio – significa anche sicurezza nella vita quotidiana di ognuno di noi che vive in questa Europa”, ha aggiunto, riferendosi alle opposizioni ma evidentemente anche alla Lega. Secondo Tajani, la spesa militare servirebbe per “avere più militari nelle strade” e anche come “investimento nel nostro sistema industriale”.
L’invio di soldati italiani in Ucraina
Il leader di Forza Italia ha parlato anche di Ucraina, dicendo che “non dobbiamo confondere aggressore e aggredito, anche se adesso tutti devono essere coinvolti nelle operazioni di pace. La cosa più importante da fare è tenere saldo il rapporto all’interno dell’Unione europea, come è importante che l’Unione europea unita tratti e lavori insieme agli Stati Uniti”.
Più spinosa la questione dell’invio di soldati al confine ucraino: “Non abbiamo mai pensato di mandare truppe italiane in Ucraina, non abbiamo mai pensato di partecipare a missioni dell’Unione europea o della Nato, e comunque è troppo presto. Credo che se si deve avere una presenza di forze militari che facciano da peacekeeping per il controllo in una zona cuscinetto, io credo che debba esserci sopra queste forze la bandiera delle Nazioni unite, una decisione del Consiglio di Sicurezza che impegna anche la Russia e la Cina”.
L’attacco a Cgil e Uil
Comunicando poi che Forza Italia non parteciperà alla manifestazione europeista del 15 marzo, Tajani non ha perso occasione per attaccare alcune sigle sindacali, in particolare Cgil e Uil. Negli ultimi mesi, nel corso delle contrattazioni per il rinnovo dei contratti, i due sindacati hanno spesso insistito per un aumento degli stipendi che permettesse di compensare la perdita del potere d’acquisto degli ultimi due anni, arrivando in alcuni casi anche a rifiutarsi di firmare i rinnovi.
Il vicepremier ha attaccato: “Non capisco per quale motivo due sindacati non vogliono sottoscrivere gli accordi per i nuovi contratti nel mondo della pubblica amministrazione, creando problemi ai lavoratori e non farli vivere in condizioni pari a quelle degli altri Paesi europei. Vuol dire che tanto europeisti non sono”.