A margine dell’evento per i 125 anni di Bayer Italia, celebrati a Milano con un francobollo speciale emesso dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, abbiamo incontrato Stefan Oelrich, presidente della divisione Pharmaceuticals di Bayer, membro del board di Bayer AG e presidente di Efpia, la Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche per avere un confronto sui nodi strategici che riguardano l’industria farmaceutica europea, ma anche sulla questione dazi, al centro delle tensioni tra Usa e Ue. Secondo Oelrich: «Imporre tariffe sui farmaci sarebbe un grave errore politico e strategico, che romperebbe un equilibrio fragile che ha permesso per decenni scambi equi tra Europa e Stati Uniti in un settore così sensibile. I farmaci non sono un prodotto qualsiasi: parliamo di salute pubblica. Usarli come leva commerciale sarebbe miope e pericoloso. Dobbiamo scongiurare una guerra commerciale sui farmaci: a perderci non sarebbero solo le aziende, ma soprattutto i pazienti».
Negli ultimi mesi, Bayer ha investito circa 250 milioni di dollari per un impianto di produzione di terapie cellulari a Berkeley, California. In che modo questa infrastruttura si inserisce nella vostra strategia americana, anche alla luce dei nuovi vincoli di prezzo?
È un meraviglioso esempio di quanto conti dove avviene l’innovazione. L’impianto di biotecnologie che stiamo costruendo a Berkeley per produrre cellule staminali pluripotenti è una struttura unica nel suo genere, che su larga scala non esiste da nessun’altra parte nel mondo. Abbiamo deciso di costruirlo negli Stati Uniti perché lì si trova anche BlueRock Therapeutics, la nostra azienda che ha inventato queste cellule, a Boston. C’era una logica industriale nel creare una produzione nello stesso luogo in cui è nata l’intera tecnologia. Ed è proprio questo che rende attraente il mercato americano: un ecosistema coeso in cui innovazione, capitale e industrializzazione si trovano nello stesso luogo.
È un esempio perfetto di ciclo dell’innovazione che funziona: una tecnologia all’avanguardia nasce in un’accademia statunitense, viene sviluppata da una startup biotech, incubata in una grande biotech, acquisita da una big pharma come Bayer, e infine arriva alla produzione. È questo che dobbiamo riuscire a replicare anche in Europa.
Alla luce dell’allarme Efpia sull’ambiente “non favorevole all’innovazione” in Europa, come valuta Bayer l’impatto di regolamentazioni locali e paneuropee sulla capacità dell’Italia di attrarre investimenti farmaceutici?