Dal nostro corrispondente

NEW DELHI – Le elezioni, come gli esami, non finiscono mai. Soprattutto in India, un Paese diviso in 28 Stati e 8 Territori, dove mercoledì sono stati chiamati alle urne 96,4 milioni di cittadini del Maharashtra, il colosso economico e finanziario affacciato sul Mare Arabico che ha per capitale Mumbai. Le elezioni in questo Stato che contribuisce più di ogni altro (10%) al Pil della quinta potenza economica mondiale somigliano a degli esami anche perché il loro esito non sarà privo di conseguenze. Sia a livello nazionale per il governo di Narendra Modi, sia a livello locale, sia in altri Stati e Territori (Bihar, la stessa Delhi) che andranno alle urne il prossimo anno.

Una vittoria per il Bjp di Modi e i suoi alleati regionali darebbe un’iniezione di fiducia al governo, dopo quella incassata lo scorso ottobre in Haryana, uno Stato più piccolo che confina con la capitale Delhi. Una sconfitta confermerebbe la sensazione di declino avuta alle recenti elezioni politiche, quando il partito del premier ha perso la maggioranza parlamentare e si è visto costretto a stringere nuove alleanze per poter governare.

I sondaggi – per il pochissimo che valgono in India – registrano un leggero vantaggio del Congress e dei partiti di opposizione. Per i risultati veri bisognerà aspettare sabato, quando verranno resi noti anche quelli del voto in Jharkhand, uno Stato anch’esso ricco – ma solo di materie prime – nella parte nordorientale del Paese.

I colpi bassi della campagna elettorale

La campagna elettorale, al solito, ha offerto uno spettacolo vivace, ma poco edificante. Lunedì l’Electoral Commission ha comunicato di aver sequestrato l’equivalente di quasi 120 milioni di dollari in rupie, droga, alcool e altri beni tradizionalmente utilizzati dai partiti per comprare voti fra gli strati meno abbienti della popolazione.

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