Spinta bipartisan in Parlamento per un stretta sui finanziamenti dei privati ai partiti. I risvolti dell’inchiesta genovese, infatti, riportano a galla un tema affrontato dalla politica a più riprese e al quale si è più volte tentato di dare riposte. Dopo la definitiva abolizione del finanziamento pubblico ai partiti sono infatti rimaste, oltre al 2xmille, le cosiddette erogazioni liberali che – allo stato – non escludono chi è committente di lavori pubblici da finanziamenti di soggetti privati interessati.

Calenda: intervenire sul «baco»

Si tratta di quello che Carlo Calenda definisce un “baco” sul quale – sottolinea – il Parlamento dovrebbe intervenire. E c’è anche chi – come il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti – sottolinea come a questo punto vada fatta una riflessione in toto su questo finanziamento: «Se viene interpretato come vietato sui territori allora meglio toglierlo definitivamente perché diventa difficile poi capire i rapporti. È una riflessione che va fatta in relazione al limite che c’è».

La proposta del Pd

A voler intervenire sul finanziamento privato alle forze politiche è anche il Pd che ha depositato in Senato una proposta di legge a prima firma di Andrea Giorgis. Il testo propone – tra l’altro – una limitazione dei finanziamenti dei privati, compreso un abbassamento a 50mila del tetto di 100mila euro previsto. Si prevede inoltre una rivisitazione del 2xmille aggiungendo anche l’inoptato alla quota di Irpef che si può decidere di destinare ai partiti. «Abbiamo fatto un primo giro di audizioni, poi sono arrivate l’Autonomia e il Premierato e non abbiamo potuto proseguire con l’esame – spiega Giorgis – credo che dopo le elezioni europee questa discussione possa ripartire, anzi me lo auguro. Spero che il dibattito riprenda e sia condivisa la consapevolezza che investire nella democrazia significa investire nello sviluppo del Paese».

FdI, focus su trasparenza e democrazia interna

Al testo è stato abbinato anche un ddl di Fratelli d’Italia a prima firma del senatore Andrea De Priamo che riguarda, però, più nello specifico le norme sulla trasparenza dei partiti e la loro democrazia interna. Ma è nell’ambito di questa discussione che potrebbe rientrare – spiegano fonti di maggioranza – una riflessione sugli eventuali paletti da prevedere per le erogazioni liberali. «Leggo che vengono considerate tangenti – sottolinea il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi – finanziamenti leciti fatti secondo la legge durante le campagne elettorali per le elezioni di un presidente di Regione o di un sindaco. Sono stupito. Quindi, si decida: o i partiti sono finanziati dallo Stato, ma una legge lo ha vietato, o sono finanziati dai privati che devono rispettare le norme che le leggi prevedono».

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