Notizie sull’inchiesta sul Covid a Bergamo



9 Maggio 2024



20:27

Già chiesta l’archiviazione per Attilio Fontana, Giulio Gallera, Giuseppe Conte e Roberto Speranza, e quelle dei filoni più corposi dell’indagine sulla gestione della prima fase della pandemia Covid nel 2020.

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Dopo la richiesta di archiviazione per Attilio Fontana, Giulio Gallera, Giuseppe Conte e Roberto Speranza, e quelle dei filoni più corposi dell’indagine sulla gestione della prima fase della pandemia Covid nel 2020, arriva adesso la svolta definitiva.

La Procura di Bergamo, con il procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, ha chiesto infatti un’ulteriore archiviazione per i sei capi d’accusa che erano rimasti, quelli sull’ospedale di Alzano Lombardo. La decisione finale, ora, spetta solo al gip. Ma l’esito dell’inchiesta sembra ormai tracciato.

Tre, in sostanza, erano i filoni dell’indagine. La repentina chiusura e riapertura dell’ospedale di Alzano Lombardo dopo la scoperta dei primi casi da contagio di Covid il 23 febbraio e la mancata zona rossa in Val Seriana (su modello di quella già istituita nel Lodigiano dopo il caso di Codogno) nonostante l’esplosione già conclamata di casi e gli ospedali al collasso.

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Secondo l’ipotesi dei pm di Bergamo, sulla base della consulenza affidata al microbiologo Andrea Crisanti che gestì l’emergenza a Vo’ Euganeo in Veneto, indire la zona rossa a Nembro e Alzano avrebbe permesso di risparmiare migliaia di morti: se fosse stata istituita il 27 febbraio 2020, infatti, le vittime in meno in provincia di Bergamo sarebbero state più di 4mila (ovvero 4.148 decessi in meno)

Ma non solo. Agli indagati era stata contestata anche l’assenza di un piano pandemico aggiornato per contrastare l’allarme sanitario, lanciato dall’Oms già il 5 gennaio del 2020: era fermo al 2006.

Tra i capi d’accusa contestati: epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto d’atti d’ufficio. Così il procuratore aggiunto di Bergamo Cristina Rota, con i pm Silvia Marchina e Paolo Mandurino, sotto la supervisione del Procuratore Antonio Chiappani, aveva chiuso le indagini volte a individuare le responsabilità, eventuali o meno, di una tragedia che nella Bergamasca ha lasciato dietro di sé migliaia di morti e, ancora oggi, profonde ferite.

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