Il progressivo allentamento della stretta monetaria da parte della Bce ha portato nel primo trimestre dell’anno a un aumento degli importi di credito erogato alle imprese da parte delle banche (+8,6% rispetto al primo trimestre 2024), sebbene il numero dei finanziamenti sia rimasto stabile (+0,02%) .

Lo rileva l’Osservatorio periodico di Crif sulle imprese, spiegando che una condizione dei tassi più favorevole, dopo otto tagli consecutivi, ha ridato dinamicità alle domande di prestiti, di fatto «sbloccando» le aziende che erano alla finestra, ma al tempo stesso incentivando chi non ha immediatamente bisogno di credito, ma ritiene utile aumentare la liquidità per avere strumenti con cui affrontare un contesto di mercato ancora incerto.

Rischiosità, le previsioni per il 2025

Né la decisione della Banca centrale europea della scorsa settimana, di lasciare invariati i tassi su depositi (2%), operazioni di rifinanziamento principali (2,15%) e marginale (2,4%) dovrebbe cambiare questo trend, secondo Luca D’Amico, ceo di Crif Ratings. In parte perché si tratta di una decisione in parte attesa, in parte perché, semmai, a impattare sull’andamento del credito alle imprese nei prossimi mesi potrebbero intervenire semmai altri fattori, legati più in generale al contesto generale di mercato. Un contesto di «estrema cautela», precisa D’Amico: è vero che l’inflazione è sotto controllo, ma i mercati sono estremamente turbolenti e questo spiega sia l’aumento progressivo dei tassi di default, sia il dato sui fallimenti diffuso martedì scorso da Cribis (società di Crif), risultati in aumento del 18% nel secondo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2024.

«In particolare, le tensioni commerciali e geopolitiche che stanno caratterizzando i mercati internazionali potrebbero determinare un rallentamento della crescita attesa», osserva D’Amico. Inoltre, il dato sul credito erogato, che risulta abbastanza omogeneo tra le diverse tipologie di imprese (società di capitali, ditte e società di persone), nasconde invece differenze anche significative tra i settori, alcuni dei quali risultano particolarmente esposti alle incertezze del contesto economico globale.

Moda e costruzioni in controtendenza

Tra questi, l’industria del tessile e abbigliamento che, nel primo trimestre dell’anno, ha registrato un calo degli importi erogati del 15%, in netta controtendenza rispetto alla media generale dei settori. Non solo: i tassi di default per questo comparto sono in risalita e, a fine 2024, si sono attestati al 3,9% circa contro una media nazionale del 2,7-2,8%. Va precisato, inoltre, che se il tessile ha sempre avuto tassi di rischiosità superiori alla media, il differenziale con gli altri settori si è allargato e questo ha certamente reso gli istituti di credito più cauti nel concedere finanziamenti.

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