MILANO – Affari&Finanza si rinnova, all’interno di un ripensamento dell’intero sistema dell’economia di Repubblica. E si presenta al pubblico all’Università Bocconi di Milano. Tra gli ospiti (il programma), il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco e il commissario europeo per gli affari economici, Paolo Gentiloni, che rimarcano come la situazione attuale sia “incerta” e “difficile” ma non drammatica come si immaginava qualche mese fa. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, delinea l’urgenza numero uno per il Paese: “Servono investimenti”.
Pichetto Fratin sulle Case green: “Piano europeo è impossibile per l’Italia. Non si discute obiettivo, ma la data”
Parlando di interventi in ottica di transizione, Pichetto Fratin ha spiegato che serve il confronto con l’Unione europea. In riferimento alla direttiva sulle case green, il ministro ha criticato la posizione del Parlamento europeo e confermato la risposta “negativa” dall’Italia e ricordato: “Noi abbiamo una struttura immobiliare di un certo tipo, soprattutto i meno abbienti hanno difficoltà” a raggiungere questi obiettivi. Pichetto Fratin ha ricordato che “con 110 miliardi – somma della spesa dei vari bonus edilizi – siamo intervenuti su 360mila edifici. In Italia sono 31 milioni le unità, di cui 21 milioni in classe G, F ed E che dovrebbero passare in classe D. Su questi 21 milioni, stiamo facendo le stime, considerando le varie esclusioni possiamo parlare comunque di 11 milioni di edifici che hanno bisogno di intervento. Come possiamo farlo?”. Per Pichetto Fratin va fatta “una valutazione singola degli immobili” e non di media nazionale.
Nucleare, Pichetto Fratin: “Deve proseguire sperimentazione e ricerca. Referendum fatti su modelli che non ci sono più”
Parlando di dipendenza dall’estero e produzione nazionale, Pichetto Fratin ha ricordato che “il 70% dell’energia francese viene dalle centrali nucleari e la Spagna sta facendo i bandi per sette nuove centrali. Sul nucleare crediamo che debba continuare la sperimentazione e la ricerca, poi faremo le valutazioni anche si piccoli reattori. Ci sarà un confronto anche parlamentare, ma i referendum si riferivano alle centrali nucleari con modelli completamente diversi rispetto a ciò che abbiamo oggi”.
Pnrr, Salvini a Gentiloni: “Mi aspetto aiuti e non polemiche”
“Da un commissario europeo mi aspetto aiuti e proposte, non polemiche oltretutto rivolte al suo Paese, perché tagliare le tasse e fare piccole e grandi opere è quello per cui mi pagano ed è il futuro del Paese”. A dirlo è stato il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, oggi ad Alessandria, replicando alle parole del commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni, secondo cui il tema del Pnrr non sarebbe al centro delle attenzioni dell’Italia. “Da un commissario europeo mi aspetto consigli, suggerimenti su come non perdere neanche un euro del Pnrr magari rivedendo tempi e modalità di spesa – ha spiegato Salvini – perché se c’è il caro energia, il caro materie prime, se tutto costa di piu’, evidentemente devo investire di più e forse non riesco a fare tutto entro il 2026. Quindi mi auguro sia stata solo una distrazione”.
Energia, Pichetto Fratin: “Sfida base è la diversificazione”
“Abbiamo l’impegno di Parigi di ridurre il riscaldamento terrestre, ma da allora tanta acqua è passata sotto i ponti e le difficoltà sono aumentate: la guerra, la dipendenza al 75% dall’estero per la nostra energia. La sfida del nostro Paese, già con il governo precedente, è stata diversificare le forniture energetiche. A oggi siamo impegnati a ridurre la nostra provenienza di gas dalla Russia, da cui entra una ventina di milioni di metri cubi. L’Algeria è diventata il nostro maggior forniture, la Norvegia fa la sua parte e il Tap fortunatamente ci fornisce il 15% dei nostri consumi”. E’ stato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a chiudere l’evento di lancio di A&F alla Bocconi di Milano, “che oggi ha già prodotto qualcosa: la Borsa si è ripresa”, ha detto il ministro con una battuta. “La sfida è dunque diversificare, la cosa importante è poter comprare da tutto il mondo. Da qui i rigassificatori: ieri è arrivato quello di Piombino, dal 2024 ci sarà Ravenna. Ce ne servirà un altro se non due”. Per il futuro, ha indicato il ministro, “la sfida è arrivare a due terzi di rinnovabili e un terzo di fossili rovesciando i rapporti attuali. E tra le fossili non avere più carbone e petrolio, ma solo gas che è il fossile che meno inquina”. Per arrivarci, dobbiamo installare “il più possiible rinnovabili. L’installazione deve tenere una media di 7 gigawatt all’anno, partendo da 2-3: significa raggiungere i 12-13 andando avanti, che significa dotarsi di strumenti di intervento immediati e automatici: il governo sta lavorando per averli”. Pichetto spiega ad esempio che sul “biometano l’obiettivo è arrivare ad avere una produzione al 31 dicembre 2024 di un quantitativo sufficiente a coprire il consumo del trasporto pubblico italiano. Stiamo poi lavorando sull’idrogeno, con un impegno di oltre 3 miliardi tra Pnrr e fondi vari. E’ un’altra sfida che abbiamo”.
Consumi di gas, Mazzoncini (A2A): “Calo dei consumi è stato ampiamente sopra il 10%”
“Aspettiamo a fare un bilancio, ma siamo ampiamente in doppia cifra: ci aspettavamo un importante calo dei consumi di gas ed è stato effettivamente importante, anche grazie a una stagione termica influenzata dal clima mite”. Così Renato Mazzoncini, amministratore delegato e direttore generale A2A, sul consumo di gas dall’osservatorio dell’utility milanese. Per Mazzoncini “dobbiamo andare avanti con le buone pratiche, servono anche prodotti che accompagnino i cittadini in questo senso. C’è un tema di educazione dei cittadini a ragionamenti di questo tipo, sicuramente vediamo proattività importante da parte loro. La gente ha molta più sensibilità e consapevolezza, è la prima componente per fare poi efficienza energetica”. Per il manager, “se nel 2023 riusciremo a superare i 5 giga di rinnovabili installate avremo un buon viatico per arrivare agli obiettivi del 2030: sarà un anno dirimente”.
Rinnovabili, Sandei: “Italia può essere leader nel mondo”
Gli Usa hanno messo sul piatto l’Inflation reduction act per finanziare le industrie nella transizione. Per Sonia Sandei, head of electrification di Enel, la risposta europea “assertività e velocità sono la chiave per rispondere: il sistema delle imprese ha una proposta e il nostro sistema elettrico è in grado di sviluppare 85 gigawatt di rinnovabili da qui al 2030. Sono 320 miliardi di investimenti nel segmento elettrico e nella filiera che produrrebbero 340 miliardi di benefici economici. Possiamo raggiungere un primato internazionale con la nostra filiera delle rinnovabili: l’Italia è il secondo Paese europeo per tecnologie smart e rinnovabili e sesto esportatore nel mondo. Possiamo raggiungere non solo la sovranità energetica ma anche diventare leader”. Per Sandei “sviluppo delle rinnovabili” ed “elettrificazione” sono i due driver che la stessa crisi energetica ha indicato come via d’uscita.
Il gas americano come alternativo alla Russia: il caso di Edison
Il gas americano come sostituzione percorribile della dipendenza dalla Russia, da cui arrivava la metà delle importazioni europee di gas (l’80% del totale). Per Nicola Monti è fattibile e Edison ha iniziato a lavorarci anni fa, con contratti a lunga scadenza: “Andiamo a sostituire un contratto di gas importato dalla Russia che ci è scaduto l’anno scorso, abbiamo ragionato con la logica della diversificazione. E’ un gas estremamente competitivo, perché il gas prezzato negli Usa è un sesto del prezzo che si forma al Ttf di Amsterdam”, ha spiegato Monti. Si aggiungono i costi di logistica – liquefazione, trasporto, rigassificazione – ma considerando il livello iniziale c’è comunque un prezzo finale, arrivati in Europa, competitivo.
Energia, Villani: “Italia a buon punto per il piano sull’energia. Diversificare il rischio sul gas”
“Sono positivo rispetto al piano presentato dall’Italia” per quanto riguarda la gestione della crisi energetica stilato dopo la guerra in Ucraina. “Abbiamo triplicato le energie rinnovabili introdotte in rete, ne abbiamo altri 8 gigawatt pronti. Ci stiamo avvicinando alla media dei 10 gigawatt indicata dal piano europeo, che in prospettiva ci porterà a quota 85 gigawatt nel 2030”. Così Domenico Villani, ad di CESI intervenuto al panel La transizione energetica, con Nicola Monti, amministratore delegato di Edison, Renato Mazzoncini, amministratore delegato e direttore generale A2A, e Sonia Sandei, Head of Electrification Enel Group, moderato dal giornalista di Repubblica, Andrea Greco. Quanto al gas, “abbiamo aumentato le importazioni da Algeria e Azerbaijan e ci sono i nuovi rigassificatori in arrivo: siamo nella traiettoria corretta del nostro piano. Il problema è in generale del gas: quest’inverno ce la siamo scampata, ma l’incertezza è ancora lì. Rimane un fattore fondamentale, serve una politica di differenziazione del mix energetico ma allo stesso tempo la geografia e per diminuire il rischio geopolitico”.
Dario Baroni (McDonald’s Italia): “85% dei fornitori sono italiani, investimento da 370 milioni nelle filiere tricolori”
Il “fenomeno” delle filiere italiane per McDonald’s: “L’85% dei nostri forinitori sono italiani, c’è un investimento da 370 milioni nelle filiere tricolori e quest’anno supereremo quota 400”. Così Dario Baroni, ad di McDonald’s Italia. Pochi giorni fa, ad esempio, è stata siglata un’intesa per la fornitura di 250mila chili all’anno di Pomodori di Pachino. “Nel tempo il rapporto con i consorzi si è consolidato, perché la ristorazione è per i produttori un canale a maggiore valore aggiunto rispetto alla Gdo”. Per Baroni c’è un “grande trend di consumo rivolto alla ricerca della qualità, dell’italianità e del rispetto di standard produttivi elevati. Il ruolo della ristorazione è anche di educare, abbiamo il contatto con i consumatori e possiamo passare il messaggio dei produttori i loro messaggi sulla provenienza dei loro prodotti, della qualità e della sostenibilità”.
Hannappel (Philip Morris): “Da Bologna esportiamo in tutto il mondo”
Marco Hannappel, vice presidente europeo e presidente Europa sud-occidentale Philip Morris, racconta la storia dell’impianto produttivo di Philip Morris a Crespellano, riconvertito dai filtri per sigarette al tabacco riscaldato: “Oltre 1,5 miliardi di export da quell’impianto, da Bologna serviamo tutto il mondo. In sei anni andare a esportare più di tutto l’olio d’oliva italiano non è da poco”.
Giovannini (Kpmg): “Capitali stranieri hanno contribuito al 30% della crescita”
“La capacità di attrarre capitali esteri fa la differenza per i Paesi come il nostro che hanno economia stagnante: non possiamo fare a meno di questo asset”. Così Roberto Giovannini, Partner KPMG Head of Consumer & Industrial Markets, nel panel sulla Filiera italiana di qualità con Dario Baroni, Amministratore Delegato McDonald’s Italia e Marco Hannappel, vice presidente europeo e presidente Europa sud-occidentale Philip Morris, moderata da Luca Piana. “Quando parliamo di aziende straniere in Italia parliamo di 16mila aziende, lo 0,4%, che produce il 20% del fatturato complessivo in Italia”, ha aggiunto Giovannini. “E coprono il 45% degli investimenti nel settore manifatturiero, di cui il 25% in ricerca e sviluppo. E’ qualcosa di cui non possiamo fare a meno”. Se guardiamo poi il dato dinamico, negli ultimi dieci anni “il contributo di queste aziende è stato il 30% della crescita: vanno protette”.
Flat tax, Leo: “E’ un meccanismo di semplificazione”. Sui sindacati: “Aperti a confronto, ma impianto resta quello”
La Flat tax “non è tanto per ridurre le tasse” ma per un “meccanismo di semplificazione”. Il viceministro Leo dà questa lettura della tassa piatta e insiste su fringe benefit, flat tax incrementale, revisione dei meccanismi di deducibilità di alcuni costi per andare incontro ai lavoratori. “Siamo disponibili a ragionare con i sindacati, aperti al dialogo. La nostra porta è sempre aperta per implementare questa delega, ma deve rimanere questo impianto perché è un passo avanti per il nostro sistema tributario, per allinearlo agli standard europei”.

Leo: “Fisco amico significa non fare sconti. Flat tax alla fine della legislatura”
“Fisco amico significa non fare sconti”, dice il viceministro Leo. Quanto alla riforma Irpef, “l’ultimo passaggio sarà la flat tax che assicurerà il rispetto del principio di capacità contributiva con i meccanismi di detrazione e no-tax area. Non ci muoveremo senza avere le risorse certe”. Quanto al lavoro sulle aliquote Irpef, Leo ricorda che la prima aliquota “potrà abbracciare uno scaglione di reddito più ampio e quindi dare un vantaggio ai lavoratori dipendenti”. Quanto alla caccia alle risorse, se ci si concentra sulle 600 tax expenditure, “nessuno toccherà le agevolazioni sull’accisa degli autotrasportatori. Nelle imposte sui redditi, abbiamo cose anacronostiche che dovrebbero esser limate. Andremo poi alle detrazioni di imposta e infine ai crediti d’imposta: abbiamo 70 pagine di istruzioni alle dichiarazioni dei redditi sul tema. Una potatura intelligente, salvaguardando le fasce di reddito basse”, è l’obiettivo del governo. “Salvaguardando interessi passivi, spese mediche, previdenza integrativa, istruzione: sulle altre si può lavorare”. Quanto alle cifre: “Da 125 miliardi di tax expenditure qualcosa verrà fuori, ma numeri non ne faccio”.
Leo sulla lotta all’evasione: “Tax gap di 75-100 miliardi. Dobbiamo cambiare filosofia accertamento”
“Oggi l’accertamento è fatto ex post, noi vogliamo lavorare ex ante”. Così il viceministro Leo parlando degli istituti previsti dalla delega fiscale per combattere l’evasione: “Noi abbiamo un tax gap ancora di 75-100 miliardi l’anno. Vogliamo cambiare filosofia dell’accertamento per aggredire questa massa”. Sul concordato preventivo biennale previsto per le piccole imprese, ovvero una proposta di imponibile fatta dalle Entrate sulla base dell’incrocio di banche dati, ha detto che “non si tratta di un condono, come è stato descritto”. Dobbiamo “ingegnerizzare l’accertamento” e lavorare su “analisi predittiva” e “Intelligenza artificiale”, ha spiegato ancora Leo nel panel condotto da Luca Iezzi, di Repubblica, con Andrea Silvestri della Luiss Business School. “Più che una proposta forfettaria per ciascuno – ha detto il docente – servono proposte specifiche”. Oggi, ha ricordato ancora Leo, “gli accertamenti sostanziali vengono fatti sul 2% delle dichiarazioni. Per questo serve un approccio preventivo”.
Leo sulla riforma del Fisco: “La nostra vuole essere sistematica”
“Lo dicono in tanti, noi cerchiamo di fare qualcosa che sia sistematico. Abbiamo cercato di dare una visione d’insieme a tutto il sistema tributario”. Lo ha detto alla presentazione del nuovo Affari&finanza, il vice ministro dell’economia, Maurizio Leo, rispondendo a chi gli chiedeva se il disegno di legge delega per la Riforma fiscale sia davvero “rivoluzionaria”. Leo ha spiegato che “dobbiamo trovare le compensazioni all’interno del sistema” perché la tutela dei conti pubblici “per il governo è una priorità”.
Candiani (Microsoft) su Meloni e Schlein: “Due leader donne? Aiutano le ragazze a sognare in grande”
Il ritardo della presenza femminile nei ruoli di vertice si combatte anche con i “role model” e in questo senso la presenza di una premier, Giorgia Meloni, e una leader dell’opposizione, Elly Schlein, ai vertici “aiuta le ragazze a sognare in grande. Magari avremo anche una presidente della Repubblica e faremo l’en-plein“, la battuta di Silvia Candiani. Quanto alle politiche del governo sul digitale e le retromarce nella riduzione del contante, per la manager “la tecnologia è chiave per la trasformazione del sistema produttivo e dello Stato e ci sono tantissimi fondi legati a questo da parte del Pnrr. Sarebbe utile un ministero su questo”, in riferimento alla fine dell’esperienza di Colao.

Intelligenza artificiale, Candiani: “Serve una leadership tecnologica responsabile”
“Siamo alla frontiera dell’innovazione, dal nostro punto di vista c’è un concetto di leadership responsabile. Siamo passati attraverso diverse trasformazioni, la tecnologia deve essere al servizio della società”. Così Silvia Candiani sul ruolo di Microsoft e i rischi di “distopia” dell’Intelligenza artificiale, sollecitata dal giornalista di Repubblica, Filippo Santelli. “Dobbiamo interrogarci di come mantenere l’uomo al centro di questa evoluzione”, ha spiegato Candiani ricordando la carta dei principi che Microsoft ha siglato sul tema. “Tante cose dovremo impararle facendo, ma è importante mantenere il dialogo tra tutte le parti sociali. Per problemi complessi ci vogliono sistemi complessi”.
Intelligenza artificiale nel lavoro quotidiano. Candiani: “Produttività può aumentare del 30%”
“L’intelligenza artificiale entrerà in ogni prodotto e servizio di Microsoft”. Così Silvia Candiani parlando dell’integrazione dei sistemi di OpenAi (madre di ChatGpt) e di Microsoft. “L’idea non è che si sostituisca a te, ma che ti aiuti nella parte più noiosa del lavoro”. E cita l’esempio di una call di lavoro: “Se non hai partecipato, l’Intelligenza artificiale ti può offrire nel giro di pochi minuti una sintesi. E se hai un dubbio, clicchi su quella sezione e riascolti direttamente il momento di tuo interesse”. Una Intelligenza artificiale co-pilot, come si chiama in Microsoft: “Ci potrebbe essere un aumento della produttività personale del 30%”, ha detto Candiani citando l’Harvard business review.
L’Intelligenza artificiale ci presenta Silvia Candiani, nuovo vice presidente globale delle Telecomunicazioni di Microsoft
Il profilo di Silvia Candiani raccontato dall’Intelligenza artificiale. Filippo Santelli ha presentato così l’ospite del panel dedicato al “personaggio” di Affari&Finanza. Proprio oggi, per altro, Microsoft ha annunciato una novità importante per Candiani, che lascia il posto di amministratore delegato di Microsoft per l’Italia a Vincenzo Esposito e assume un ruolo globale, diventando Vice President del settore Telecomunicazioni. Parlando dell’Intelligenza artificiale, per Candiani siamo “in uno di quegli anni come la nascita di Internet, il lancio del primo iPhone. C’è un salto in atto: è divertente ed emozionante”.
Tomasi (Autostrade). Obiettivo elettrico al 2035? “Infrastruttura lo rende impossibile”
“Se in una stazione di servizio si collegano oggi 4 auto in contemporanea, ho un problema di rete. E oggi non saprei come portare così tanta potenza dentro una rete urbana. Il problema è infrastrutturale: non è in grado di adeguarsi così velocemente. L’idea è bellissima, il fine è utilissimo. Ma non è fattibile”: così l’ad di Autostrade, Tomasi, in conclusione del panel sulla mobilità del futuro e sull’obiettivo di elettrificazione del parco auto. “In più ci sarebbe un problema di produzione elettrica”, dice De Mattia. Per il quale c’è un ulteriore elemento critico: “Solo l’Europa ha una normativa così stringente. Se elettrificassimo tutto il nostro parco auto, tutto il risparmio che ne deriverebbe
De Mattia: “Non si può continuare a incentivare elettrico. Neutralità tecnologica è fondamentale”
“In Italia, il numero di colonnine per veicolo elettrico circolante è il più alto d’Europa, ma le vendite elettriche in Italia sono in controtendenza: +25% negli altri Paesi, -25% da noi”. Così De Mattia. “L’elettrificazione è un tema che non può più esser messo in discussione, ma la neutralità tecnologica è fondamentale: dobbiamo lasciare libere l’industria e la ricerca di cercare la strada migliore, che avrà poi il successo sul mercato. Non possiamo continuare a usare denaro pubblico per sostenere una determinata categoria di veicoli”, ha detto in riferimento all’elettrico.

Tomasi, Autostrade: “Dobbiamo tornare a investire per infrastrutture efficienti. Dodici tratte su venti sono sature”
“Dobbiamo tornare a investire affinché le nostre infrastrutture siano efficienti”, ha detto l’ad di Autostrade Tomasi. “Noi abbiamo il 25% di ponti, viadotti o gallerie, dieci volte la complessità dell’Europa”, ha spiegato per esemplificare la compessità di gestione delle nostre infrastrutture. “Solo in Liguria, tra ponti e gallerie, ci sono 800 opere su 400 chilometri”, ha aggiunto. Su 20 tratte in gestione Aspi, dodici sono “in saturazione” ha spiegato ancora: “Abbiamo bisogno di esser molto più veloci nel realizzare opere e potenziamenti”. Il “bicchiere mezzo pieno” è che questi aggiornamenti consentono di “digitalizzare l’infrastruttura, oggi che la gestione del dato è fondamentale. Noi oggi riusciamo a fare un’analisi che ci consente di preventivare con giorni d’anticipo una coda”. E dunque ecco la conseguenza per una società come Autostrade: “Da ‘gestori di infrastruttura’ ci dobbiamo trasformare in ‘gestori di mobilità’, in cui l’utente possa prendere il sistema più efficiente di muoversi, sia esso il treno o la gomma o il servizio in sharing locale”. Ancora una volta “l’efficienza è centrale”. Quanto alla sostenibilità, “ognuno di noi ha sulle spalle 6 milioni di CO2 all’anno, di cui circa un terzo è prodotto dal trasporto: possiamo ridurne il 20% fluidificando il traffico. Possiamo agire subito su questo aspetto”.
Mobilità, “arriveremo al car sharing condominiale”
I dati per prevenire il rischio di furto, oppure migliorare la gestione delle manutenzioni nelle flotte di maggiori dimensioni. Ecco come l’IoT entra nella gestione della mobilità. A spiegarlo Nicola De Mattia, ceo di Targa Telematics. Parlando di mobilità, De Mattia rimarca la “velocità con cui l’utilizzo delle vetture in condivisione è tornato al periodo pre-Covid”, nonostante il problema di carattere igienico-sanitario del comparto. Il trend “sta subendo una forte accelerazione”, sia nei servizi di free floating che ormai sono presenti in molte città e anche nell’ambito delle flotte aziendali: “Si va verso una condivisione dei veicoli in aree urbane, centri di produzione, industrie. Si arriverà al car sharing condominiale”.
La mobilità del futuro, con Tomasi e De Mattia. “Così sono cambiati i trasporti, merci del 3% sopra il pre-Covid”
“I grafici dell’andamento del Pil e dei volumi di traffico sulle nostre arterie sono incredibilmente sovrapponibili. La mobilità è il sangue del nostro Paese”, ha detto Roberto Tomasi, Amministratore Delegato di Autostrade per l’Italia, nel panel sulla Mobilità del futuro condotto da Luca Pagni, giornalista di Repubblica, con Nicola De Mattia, CEO Targa Telematics. “In Italia l’88% delle merci del paese viaggia su gomma, il 3% su ferro e questo sarà un fatto strutturale anche per il futuro”, ha spiegato Tomasi. Chiarendo come il Covid abbia cambiato il quadro: il traffico pesante è del 3% superiore ai dati del 2019, aumentato più del Prodotto interno lordo anche a seguito della “diversa modalità con cui oggi le merci si spostano”. Pesa in questo l’impossibilità di fare magazzini troppo ampi, per la variabilità dei prezzi, e la flessibilità richiesta ai sistemi di trasporto per l’esplosione dell’e-commerce. Il traffico leggero è invece “strutturalmente più basso”, perché “certamente lo smart working ha avuto un impatto di riduzione dei percorsi più brevi. Di contro sono aumentati quelli più lunghi, in particolar modo al Sud Italia: un effetto del turismo”. Tomasi ha concluso: “I sistemi di trasporto devono essere equi ed efficienti, e così più sostenibili”.
Cottarelli: “Il primo intervento per il Paese deve esser un miglior funzionamento della Pa”. Tre ricette
“La migliore cosa che un governo può fare per il nostro Paese è far funzionare meglio la macchina della Pa. La politica deve scegliere il punto di arrivo, ma senza una macchina che funziona non lo raggiungi”. Così Carlo Cottarelli nel corso del panel sulle Idee per l’Italia. “Nel programma dei partiti l’efficientamento sta invece sempre in fondo, ma dovrebbe stare al primo posto”. Per l’economista servono tre cose. In primo luogo, il personale: serve assumere 150-200 mila persone per avere un rapporto alla popolazione in media con gli altri Paesi europei. Persone che “devono esser messe nei posti giusti”. Non tutti i settori hanno infatti lo stesso fabbisogno di personale: se nella sanità è necessario il reclutamento, nell’istruzione non è altrettanto vero nel raffronto con i Paesi comparabili. “La scuola ha bisogno di insegnanti meglio pagati e addestrati, ma non di più”. Al secondo punto Cottarelli indica la necessità di regole più semplici per la Pa e per l’interlocuzione col pubblico. “Serve una rivoluzione, non cambiamenti ai margini, con lo strumento giusto”. La terza cosa, forse più importante, è introdurre “adeguati incentivi al merito”, parola che “non è una bestemmia”. Significa fissare degli obiettivi – e “già di per sé sarebbe una rivoluzione” – e poi verificare periodicamente se sono stati raggiunti. Quel che il Regno Unito ha fatto dalle riforme degli anni Novanta. Per realizzare tutto ciò, “occorre che sia al primo posto di un programma di governo. O si cambia questa cosa o tutti i tentativi di far funzionare meglio la macchina dello Stato falliranno”.

Boeri: “Donne, immigrati, giovani subiscono le gabbie del mercato del lavoro”
Boeri ha ricordato che il salario minimo è una garanzia contro l’eccessivo potere contrattuale della parte datoriale. Tipicamente tra le donne, “ci sono molti più costi nel cambiare il proprio datore di lavoro”, e “soprattutto tra le persone con minori livelli di istruzione problemi di disinformazione”, ovvero la disponibilità di informazioni sulla presenza di offerte migliori di quelle attuali. Insieme alle clasuole di riservatezza estese anche a livelli di inquadramento molto bassi, sono tutti fattori che “limitano la mobilità e la possibilità dei lavoratori di cambiare impresa. Sono donne, lavoratori immigrati, giovani a subire queste limitazioni”. La stima di Boeri è che siano 3 milioni i lavoratori al di sotto della soglia di un salario minimo. L’opposizione del sindacato, ha detto Boeri, è “miope e per certi aspetti di comodo”. Il sindacato “non rappresenta quei lavoratori che sfuggono alle maglie della contrattazione collettiva” e di contro “non c’è nessuna ragione per cui il salario minimo dovrebbe far abbassare il livello dei salari”. Per l’economista è bene che Elly Schlein abbia posto il tema al centro dell’agenda, ora “bisogna intendersi su come farlo: bisogna essere molto attenti e pragmatici”, ha spiegato Boeri, per non incorrere in un boomerang di fissare livelli che rischiano di aumentare la disoccupazione. E ha citato quindi il caso tedesco con la commissione ad hoc per implementarlo.
Salario minimo, Boeri: “Non è una proposta da libro dei sogni”
“Il salario minimo non è una proposta da libro dei sogni, ma può esser immediatamente fatto. Sulla carta c’era ampio sostegno nella passata legislatura, tanto che sono stati presentati diversi disegni di legge. Alla fine, però, non se ne fa niente. Così Tito Boeri nel corso del panel moderato da Francesco Manacorda. Dopo i rilievi del leader di Confindustria, Bonomi, per il quale i Ccnl che lo riguardano sono già oltre i 9 euro proposti, a colpire Boeri è soprattutto “il fatto che il sindacato si opponga così strenuamente”.
Occupazione delle donne: 20 punti più bassa per le madri
“Abbiamo un basso tasso di occupazione, ma anche di fecondità: è una delle nostre emergenze. Le due cose però non sono in alternativa, ma vanno di pari passo”, ha rilevato Profeta nel corso del panel. “Noi siamo boccati, non riusciamo a muoverci su questo binario. Se si guarda il dato dell’occupazione delle madri, emerge che ci sono 20 punti percentuali di differenza tra il tasso di occupazione delle madri e delle donne che – a parità età – non hanno figli”. Quasi una dossa su tre lascia il lavoro alla nascita del primo figlio, ha quindi ricordato la pro-rettrice della Bocconi. Due i motivi: la convenienza economica (la competizione tra il proprio stipendio e quello di un servizio di cura) è a svantaggio del continuare a lavorare; la conciliazione, o condivisione del carico di cura. L’intervento sugli asili nido, previsto dal Pnrr, è fondamentale ma “sta facendo fatica a decollare”. E poi servono misure più pratiche: oggi se una donna si licenzia nel primo anno di vita del bambino ha diritto a un sussidio di disoccupazione, ma “dovremmo incentivare il rientro nel mondo del lavoro e non l’uscita”. E ancora, un riequilibrio nell’uso dei congedi per la nascita dei figli tra padri e madri.
“In Italia lavora una donna su due, siamo sotto la media europea”
“In Italia una donna su due lavora, al Sud una su tre. Siamo decisamente al di sotto della media europea, superiore al 60%”. Così Paola Profeta, Prorettrice per la Diversità, Inclusione e Sostenibilità e Professoressa ordinaria di Public Economics all’Università Bocconi, nel corso del panel Tre idee per l’Italia: Spending review / Salario minimo / Come far diventare l’Italia un Paese per donne, con Carlo Cottarelli, senatore ed economista, Tito Boeri, Economista, Professore ordinario e Direttore del Dipartimento di Economia “Ettore Bocconi” all’Università Bocconi e la stessa Profeta, moderato da Francesco Manacorda di Repubblica. Il dato “significa perdita di Pil, sviluppo, competitività, efficienza del sistema: uno spreco che non ci possiamo permettere”, ha aggiunto Profeta. Se è difficile risolvere un problema decennale, “si possono pensare misure più incisive di quanto fatto finora e con risorse appropriate”.

Le classifiche di A&F: “Criteri oggettivi e trasparenza”
“Tecnologie scientifiche, criteri oggettivi che comunichiamo con trasparenza”. Così Christian Bieker, Direttore dell’Istituto Tedesco Qualità e Finanza, nel presentare la sezione di A&F sulle classifiche delle aziende, realizzata proprio in partnership tra Repubblica e l’Istituto. Nel numero in edicola si affronta il tema del rapporto tra qualità e prezzo. La prossima classifica si occuperà invece di Rc Auto.
Banche centrali e sovranità monetaria, l’euro digitale come risposta alla transizione digitale
“C’è un grande spostamento dal contante agli strumenti digitali. Si userà meno la moneta legale battuta dalla banca centrale e più i circuiti, i digital wallet. Tutto questo sposta in qualche modo la sovranità monetaria delle Banche centrali”. Per questo “ci sono oltre cento Banche centrali che stanno portando avanti i loro progetti digitali pilota, e tre – Bahamas, Nigeria e Giamaica – l’hanno già fatto”. Così Anna Omarini sul tema dell’euro digitale, in cui è impegnata la Bce. Sarà “una moneta con funzione esclusiva di pagamento”: l’euro digitale “sarà offerto al mercato finale direttamente dalle banche”.
Pagamenti digitali, “la vera libertà è la moneta, non il contante”
“Il contante è libertà”, la provocazione tedesca. Ma è “la moneta la libertà vera, quando diventa strumento di pagamento, in tutte le sue applicazioni”, risponde Anna Omarini alle domande di Tonia Mastrobuoni. “Ma oggi non vedo nel medio periodo una società senza contante”, aggiunge la ricercatrice della Bocconi. In futuro “il pagamento sarà sempre più inserito dentro esperienze d’uso, attraverso dispositivi indossabili come l’orologio”. Questo accadrà “in un futuro non lontano. Quanto più tuteleremo sarà il consumatore sarà la vera sfida, perché ci sarà sempre una categoria di persone che andrà tutelata mettendo al centro dell’attenzione la loro capacità di spesa”.
Pagamenti digitali, le carte salgono dal 19 al 32% in Europa. “Ma le persone sono ancora legate al contante”
Tra il 2019 e il 2022 il contante è sceso dal 72 a 59% per numero di transazioni. Pandemia ed evoluzione tecnologica hanno avuto il loro peso, ma stiamo modificando le abitudini. Siamo passati dal 19 al 32% di utilizzo delle carte alternative al contante. E lo stesso lo troviamo nel controvalore. I digital wallet passano dall’1 al 3-4%, sottolineando l’evoluzione della tecnologia. Così Anna Omarini, ricercatrice e Adjunct Professor presso il Dipartimento di Finanza dell’Università Bocconi, ha delineato le innovazioni nei sistemi di pagamento, sollecitata dalle domande di Tonia Mastrobuoni, corrispondente da Berlino di Repubblica. Omarini ha ricordato che però circa il 50% dei cittadini europei giudica importante il contante, ancor più in Germania dove non a caso l’abolizione della cosiddetta “Bin Laden”, la banconota da 500 euro pensionata dalla Bce, aveva generato una forte opposizione da parte dei tedeschi. Gestione delle spese, anonimato, certezza immediata del pagamento: sono queste le ragioni – ha rimarcato ancora la ricercatrice – di resilienza del contante nelle preferenze dei cittadini europei.
Gentiloni: “Regole su aiuti di Stato non bastano, servono fondi europei per la risposta agli Usa”.
Per il commissario Gentiloni non è sufficiente allentare le regole sugli aiuti di Stato per rispondere agli Usa: “Se fosse solo questa la risposta europea sarebbe molto pericolosa per le differenze che alimenta tra i Paesi europei. E perché non è all’altezza: noi abbiamo bisogno di dimensione di scala, su alcune tecnologie di punta: non basta un solo Paese, ma devono essere interventi coordinati a livello europeo. Senza un minimo di pacchetto comune” la partita è persa. E ha citato quanto la presidente Von Der Leyen ha detto a Davos, quando ha parlato di fondi europei e addirittura di un fondo sovrano: “La nostra risposta deve essere a quell’altezza”.
Visco e la risposta Ue agli Usa sull’inflazione: “Proseguire sulla direzione del Next Generation Eu”
Il piano Usa “nulla a che fare con l’inflazione”, pur chiamandosi Inflation reduction act, ma “è la sfida del governo americano nell’affrontare il cambiamento climatico con incentivi alle imprese, perché investano in metodi di produzione ‘green’ e non usino al massimo i combustibili fossili”. Per il governatore Visco, l’Europa deve proseguire nella direzione del Next Generation Eu.
Pnrr, Gentiloni: “Deve essere una ossessione delle nostre classi dirigenti. Massima disponibilità su modifiche”
“Quest’anno abbiamo altre due richieste di erogazione in arrivo, oltre alla tranche da 19 miliardi ancora in corso di analisi, che messe insieme fanno 34 miliardi: praticamente una finanziaria”. Così il commissario Gentiloni sui passi avanti del Pnrr. Quanto alle modifiche, ha detto che non c’è “alcuna ossessiva rigidità” a Bruxelles. “La Commissione ha già rivisto i piani di tre Paesi – Germania, Finlandia e Lussemburgo – che hanno presentato aggiustamenti determinati da inflazione, costi di alcuni componenti, perché alcuni investimenti non avevano più senso. A Bruxelles c’è disponibilità totale: so che il governo italiano sta lavorando a testa bassa su queste modifiche da proporre e negoziare, non dobbiamo minimamente abbassare la guardia”. Deve essere una “ossessione delle nostre classi dirigenti nazionali e locali”. E ha citato la “sindrome del Cipe”, il comitato che autorizza gli investimenti: “Quando arriva l’ok al tuo finanziamento, fai il comunicato e finisce lì. Ma non può funzionare così: dobbiamo rimboccarci le maniche, a Bruxelles e a Roma, per far funzionare” il Pnrr.
Pnrr, Visco: “Difficoltà nella gestione locale. Governo sia pronto a sostenere o sostituire”
Visco sulla realizzazione del Pnrr: “Quello che è stato fatto finora è andato nella direzione corretta. Servono tre elementi: riforme, interventi a livello nazionale e distribuiti sul territorio. Sul primo punto, tra discussioni e difficoltà, più o meno si procede. Sugli investimenti gestiti dal centro si va avanti e c’è una struttura amministrativa che deve entrare rapidamente in esercizio. La difficoltà che noi conosciamo è sulla capacità di spesa e programmazione a livello locale: è rilevante e non omogenea. Il governo deve esser in grado di intervenire per sostenere o eventualmente sostituire il livello locale”.
Visco sulla crisi delle banche: “Abbiamo tutti gli strumenti per far fronte a problemi di liquidità”
“Ci siamo riuniti a Francoforte essendo preparati sul caso Silicon Valley. A cena ci siamo ritrovati a parlare del caso Credit Suisse. Si sono sovrapposte due grandi perturbazioni, in due aree con cui noi abbiamo molto a che fare. Il sistema finanziario europeo non è direttamente coinvolto, come accadde nella crisi finanziaria”, ha detto il governatore Visco, in riferimento alle turbolenze di questi giorni. Da una parte, ha ricordato sul caso Svb, “abbiamo un problema di concentrazione dei bilanci e di gestione ‘incerta’ per esser gentili della banca regionale californiana, sottoposta a un sistema di vigilanza, diverso dal nostro”. Ricordando come “il click”, l’era di Internet abbia accelerato la fuga di depositi di Svb ha che la “risposta delle autorità americane è stata molto rapida e forte”. Noi in Europa “dobbiamo mettere rapidamente in atto una tutela per i depositi” paragonabile a quella Usa. Credit Suisse aveva problemi molto diversi, con le sue “difficoltà nella componente della banca d’investimento, mentre quella commerciale andava bene”. Ricordando la successione di problemi di governance, Visco ha rimarcato che “non sfuggiva al radar, ed era una banca solida dal punto di vista della solidità. Ciononostante i rischi di fuga dei depositi ci sono: serve fiducia, non è facile starci dietro. Un detonatore come quello della Svb ha allertato probabilmente i mercati e gli investitori”. Per noi “il problema è di rischi di contagio, perché la fiducia è qualcosa di molto impalpabile che bisogna mantenere con la capacità di risposta della vigilanza – e quella europea è consapevole e ben condotta – e della liquidità – e abbiamo tutti gli strumenti per farvi fronte”. Quanto al problema della governance del Credit Suisse “dobbiamo porcelo per tutte le banche”.
Crisi delle banche, Gentiloni: “Regole di supervisione sono forti e valide”
Cosa ci può preoccupare di quanto sta avvenendo, la domanda del direttore Molinari sulla crisi delle banche. “Sono due crisi diversissime, quella di Svb e Credit Suisse – ha rimarcato Gentiloni – ma la reazione delle autorità è stata forte ovunque. Dobbiamo avere la consapevolezza di esser in un contesto di estrema volatilità, come ha dimostrato qualche mese va l’annuncio e la retromarcia del piano fiscale della Gran Bretagna”. Per Gentiloni “dobbiamo rassicurare che le nostre regole di supervisione sono forti e valide, e dobbiamo affrontare il problema dell’inflazione e della crescita. Non siamo abituati all’alta inflazione, ma non è un problema solo dei banchieri centrali: lo è per le famiglie e per le imprese”.
Gentiloni: “Troppa attenzione a Ponte sullo Stretto e flat tax, non sono problemi dietro angolo”
“In Italia diamo troppa attenzione a problemi quali il Ponte sullo Stretto o la Flat tax, che non sono dietro l’angolo”. Così il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, intervistato dal direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, al lancio del nuovo A&F. Gentiloni invita piuttosto a concentrarsi su Pnrr e transizione: “Sono temi di enorme importanza, che non mi sembrano sufficientemente al centro delle nostre attenzioni”. Per il governatore Visco “non possiamo dimenticarci dei vincoli del bilancio” mentre il Pnrr ha due grandi obiettivi: “Innovazione e riduzione delle diseguaglianze tra generi, regioni e generazioni. Questi sono obiettivi cruciali”.
Gentiloni: “Finita storia d’amore tra politiche monetarie e fiscali”
“Veniamo da una storia d’amore, durante la crisi del Covid, tra politiche monetarie e fiscali. Ora è finita”, ha detto il commissario Gentiloni in riferimento alle strette monetarie per combattere l’inflazione.
Gentiloni: “Mai avrei pensato di vedere l’Italia crescere più della Cina”
“Nel 2022 l’Italia è cresciuta più della media europea, più degli Stati Uniti e della Cina: mai avrei pensato che potesse succedere – ha detto Gentiloni intervistato dal direttore di Repubblica, Molinari – Certamente c’è stato un rimbalzo, ma non solo. Ora siamo di fronte a un 2023 pieno di incertezze, ma lo possiamo affrontare con una certa fiducia perché il sistema delle imprese – anche per le decisioni prese da qualche governo – si è molto modernizzata”.
Visco: “Rimbalzo dei servizi inatteso. Problema sono salari bassi per lunga stagnazione produttività”
“Il settore che meglio ha risposto alle crisi, in modo inatteso, è stato quello dei servizi. Le imprese hanno continuato” ad avere la loro traiettoria, “l’industria manifatturiera pesa per il 17-18% sull’economia. Nei servizi, la ripresa ha beneficiato della disponibilità di risparmi e del miglioramento della situazione sanitaria”, la diagnosi di Visco sul recente passato e il rimbalzo post-Covid. Quanto al futuro, “dal punto di vista del mercato del lavoro la risposta è stata notevole. Una forza che tende a fare emergere difficoltà nel soddisfare la domanda di lavoro: siamo ancora in ritardo. E restano bassi i salari reali, ma per un problema lunghissimo di produttività. Dobbiamo assorbire in fretta la tassa energetica e investire per far crescere la produttività e le retribuzioni. Non è una buona idea far precedere la crescita della produttività da quella dei redditi”.
Gentiloni: “Due cigni neri da Covid e guerra, era difficile uscirne. Fatto un mezzo miracolo”
“Ci sono stati due cigni neri, non era scontato uscirne. L’Italia è tornata ai livelli di crescita pre-pandemia già da maggio, prima del previsto. Ma l’invasione russa ha innescato anche la spirale dei prezzi dell’energia ed è stata l’origine dell’inflazione in Europa. Anche in questo caso la risposta comune è stata importante, sul piano geo-politico innanzitutto. Sul piano economico abbiamo fatto un mezzo miracolo, smentendo le previsioni della scorsa estate: blackout, recessione, ondate di chiusure e disoccupazione. Siamo ancora in contesto difficile, la sfida è complicata e inedita: fare i conti con la necessità di crescere e governare l’inflazione. Ma quello che è successo con l’energia, con la dipendenza dai combustibili russi scesa dal 40 al 7% in pochi mesi, e i prezzi di nuovo moderati: lo dobbiamo rivendicare”. L’analisi del commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, nel panel con il goveratore Visco e il direttore di Repubblica, Molinari. “Certo – ha rimarcato Gentiloni – la situazione è ancora molto difficile, dobbiamo governare l’inflazione senza ammazzare crescita. Certo, i dubbi sulle banche preoccupano. E’ una situazione complicata”.
Visco: “C’è molta incertezza, ma nostre economie sono state resilienti”
“La guerra in Ucraina ha pesato e continua a pesare: c’è molta incertezza, con effetti diretti che abbiamo già visto sui prezzi dell’energia in Europa e delle altre materie prime, poi trasferiti sui prezzi finali di beni e servizi. Ma c’è stata una resilienza delle nostre econoie veramente notevole e siamo stati fortunati per le condizioni metereologiche e la capacità di diversificazione delle fonti energetiche. Le incertezze però restano e sono molto elevate: riguardano sia la situazione in Europa dal punto di vista politico e militare, sia la risposta incerta sul piano delle imprese e delle famiglie. Con l’incertezza si risparmia di più e investe di meno: sono effetti negativi per l’economia, ma le nostre previsioni sono comunque migliori di quelle immaginate mesi fa. Ora c’è l’incertezza legata agli sviluppi finanziari al di fuori dell’area dell’euro, che possono avere un impatto sul complesso della situazione economica”. E’ l’analisi del governatore Ignazio Visco sullo stato dell’economia italiana, nel corso del panel “Dove Andiamo? Tra ripresa e recessione” moderato dal direttore di Repubblica, Maurizio Molinari.
Green bond, investimenti di lungo termine
“Il mercato dei green bond è sicuramente crescente, avrà un ruolo importante negli anni a venire. Ma è un settore non premiato in una fase di rialzo dei tassi, perché focalizzato su duration elevate”. Così Pietro Martorella, Head of Southern Europe AXA IM Core Client Group, sui green bond.
Btp agli italiani? “Piuttosto potenziare investimenti produttivi”
Interrogati sull’intenzione del governo di andare a cercare il risparmio degli italiani con emissioni di titoli di Stato dedicati, per Tavazzani, “immunizzare il debito pubblico italiano attraverso gli investimenti dei privati è impossibile, vista la dimensione del nostro debito. Più che un Btp tricolore – dice Tavazzani – ne farei uno con un colore più acceso sulla parte green, per finanziare quel gap sulla via della sostenibilità che lamentava prima il presidente Bonomi. Bisogna dirigere i soldi degli italiani fermi sui conti correnti verso gli investimenti produttivi, diretti, potenziando gli strumenti esistenti come i Pir. Serve una riforma fiscale per aprire ai risparmiatori un canale di finanziamento dell’economia italiana, e quindi incrementare il denominatore del rapporto debito/Pil più che provare a immunizzare il primo”.
Corporate investment grade e obbligazionario europeo: le scelte di portafoglio
In questo momento di incertezza, l’area del corporate investment grade è quella intorno alla quale c’è maggiore concordanza da parte del mercato. E’ la convinzione di Pietro Martorella, Head of Southern Europe AXA IM Core Client Group, e Gabriele Tavazzani, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Amundi SGR quanto alle allocazioni del portafoglio. Per quel che riguarda le geografie, da Amundi si predilige il posizionamento sulla parte obbligazionaria europea. Per quel che riguarda i Paesi emergenti, “può esser investimento interessante ma visto il profilo di rischio più elevato, cercando di non prendersi il rischio valutario”. Accordo da Axa: “Il dollaro è uno dei pochi fattori di diversificazione eccessiva. Una delle poche certezze per difendere il portafoglio in fase di volatilità. E’ anche vero che un investitore obbligazionario dovrebbe tendere a coprire il cambio, sempre. In prospettiva ancora di più perché il dollaro potrebbe deprezzarsi, tanto vale comprare bond che coprano dal rischio sul cambio”.
Tavazzani e Martorella sul reddito fisso: “Meglio la parte a breve della curva”
Per Martorella, in questo momento “restare su bond di durata di due o tre anni consente di andare a prendere un rendimento interessante senza esporsi a un investimento più a lungo, che è più rischioso”. Restare “sulla parte breve della curva” è l’indicazione condivisa da Tavazzani, perché “il differenziale di rendimento non giustifica di prendersi rischi maggiori andando sulla parte a lungo”. Ovviamente, “al netto dell’idea di investire per andare a portare i titoli a scadenza”. In questo momento “tornare a parlare di obbligazioni è difficile perché si è persa la cultura della componente obbligazionaria: serve una educazione di base sulla durata finanziaria, i tassi d’interesse – dice Tavazzani – La memoria degli investitori è corta e quando arrivano sul mercato titoli di Stato con rendimenti al 3-4%, si rischia una concentrazione del portafoglio su questa tipologia di investimenti”.
“I bond tornano ad avere un peso in portafoglio”
“Nel 2020 il 70% delle obbligazioni aveva rendimenti negativi, ora sono tutte sopra il 2%”. Così Gabriele Tavazzani, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Amundi SGR, nel panel moderato da Vittoria Puledda, giornalista di Repubblica, sul reddito fisso. Per Pietro Martorella, Head of Southern Europe AXA IM Core Client Group, “il reddito fisso è importante anche in una fase di volatilità come quella che stiamo vedendo in questi giorni: i bond tornano ad avere interesse in un portafoglio”.
Bonomi: “La ricchezza la creano imprese con i collaboratori. Il legislatore deve permetterci di esser competitivi”
Così Bonomi in chiusura dell’intervento, intervistato da Walter Galbiati: “La ricchezza la creano le imprese con i loro collaboratori, nessuno lo ha mai fatto per decreto. Il legislatore deve permettere alle imprese di esser competitive. Se siamo ancora tra le maggiori economie al mondo è perché ci abbiamo messo del nostro, credo che siamo bravi perché facciamo bei prodotti e li facciamo bene”.
Salario minimo, Bonomi: “Sappiamo dove ci sono i problemi di stipendi bassi, non sono nel sistema confindustriale”
“Confindustria è l’unica ad avere detto che non abbiamo problemi con il salario minimo: i nostri Ccnl sono tutti sopra i 9 euro l’ora previsto dalle proposte di legge. Nel contratto dei metalmeccanici prevede 10,8 euro l’ora”. Così il leader di Confindustria sul salario minimo: “Sappiamo dove sono concentrati i salari bassi. Servizi, commercio, finte cooperative. Vogliamo contrastarli? Siamo d’accordo: incrociamo i dati tra comunicazioni Uniemens e Libro unico del lavoro. Nessuno lo fa perché si vede subito chi sono quelli che non pagano, ma è una base elettorale che fa comodo a molti partiti. Se ne è parlato con i governi Conte uno e due, con il ministro Orlando. E ogni volta le proposte sono sparite dal tavolo”.
Fisco, Bonomi: “Progressività del sistema è giusta. Manca visione d’insieme”
Le strade sono due: “O il taglio della spesa pubblica, oppure qualcuno pagherà di più”. Così Bonomi sulle coperture alla riforma del Fisco, che prevede un taglio delle aliquote ma deve trovare le coperture. Sulla flat tax: “Credo che la progressività sia corretto. Se si vuole andare su un sistema piatto, va bene. Ma studiamo come il sistema possa reggere: si entra in una dimensione in cui incentivi chi fa alcune azioni, come investire”. In linea generale, “serve una visione di insieme che io non vedo”.
Riforma fiscale, Bonomi: “Premi a chi investe e patrimonializza, non a chi assume. Serve taglio costo del lavoro”
La delega fiscale deve essere “organica”. Se si parla di un “riordino delle aliquote Irpef, facciamolo. Se vogliamo fare ‘fisco d’impresa’ vuol dire creare un sistema che premia e non più che punta tutto sull’esser leva di gettito fiscale. Se il fisco vuole fare politica industriale, mi aspetto che sull’Ires premi chi investe e patrimonializza, ma non chi assume. Perché sono due percorsi diversi: sono contrario agli incentivi per gli imprenditori che assumono. Quello è il mio mestiere. Quello che chiedo è tagliare le tasse sul lavoro, quindi lavorare sulla parte contributiva e sul cuneo fiscale. Battaglia che nessuno fa”. “Da due anni – ha aggiunto Bonomi – stiamo facendo una battaglia sul cuneo fiscale. Il riordino delle aliquote fiscali è un risparmio di 300 euro a famiglia. Il taglio del cuneo fiscale come lo abbiamo proposto noi vuol dire che per i redditi di 35 mila euro il risparmio è di 1.200 euro all’anno”.

Bonomi: “Sostenibilità vera non è batteria del cellulare”
Il punto di Bonomi sulla sostenibilità: “Tutti in tasca avete dei cellulari. Da dove viene il cobalto delle batterie? Da bambini che scavano a mani nude in Congo. Non è questa l’idea che abbiamo noi di sostenibilità. Parliamo di impronta sul pianeta”.
Bonomi, per transizione servono 1.100 miliardi. “Pnrr non può bastare”
“Quando si parla di sostenibilità, in Europa c’è sempre qualcuno che al momento di mettere i soldi dice che non si può fare. E così andiamo avanti con la disciplina degli Aiuti di Stato. Si continuano così a creare asimmetrie: dispiace vedere che la linea tedesca ha prevalso sul giusto inizio di direzione che aveva dato la Commissione”. Così Bonomi sul Fit for 55. Per Confindustria, significa 1.100 miliardi di investimenti all’anno nei prossimi dieci anni. In Italia “l’unico piano che mette a disposizione delle cifre parla di 60-70 miliardi, di fronte ai 1.100 di cui questo Paese ha bisogno: qualcosa non torna, tutto il resto dovrebbe venire dai privati. Ma il nostro sistema economico non lo può reggere”.
Bonomi: “Attenti a calibrare tra combattere inflazione e scongiurare recessione”
Per il presidente della Confindustria, “la Bce ascolta molto la Germania dove culturalmente l’inflazione fa molta paura”. Ma l’invito è a “stare molto attenti tra combattere l’inflazione e scongiurare una recessione”.
Bonomi (Confindustria): “Serve stimolo agli investimenti”
“Abbiamo bisogno di investimenti, non possiamo stare safe“. Così il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nel suo intervento riprende la chiusura di Sinai e spiega come invece sia necessario per le aziende e il Paese che il sistema delle imprese sia in grado di rischiare, nel senso di investire. Per questo ha chiesto un “forte stimolo agli investimenti”. Sulla dinamica dei tassi, “qualche preoccupazione inizia a esserci” anche se in linea di massima i livelli attuali “sono ancora gestibili”.
Sinai: “Bisogna rimanere cauti”
L’invito di Sinai, sia dal punto di vista macro che nelle scelte finanziarie delle aziende e personali, in questa fase è di “stare cauti e coperti”. Prudenza, dunque: l’invito in chiusura del suo intervento.

Rischi recessone? Sinai: “Non è imminente per gli Usa, ma probabilità salita dal 20 al 35%”
Secondo Sinai, per gli Usa continua a non esserci “una prospettiva di recessione imminente. Ma le difficoltà del sistema bancario, l’elevata inflazione e il rialzo dei tassi aumentano il rischio di una crisi finanziaria, che non è imminente ma a sua volta aumenta il rischio di recessione”. La probabilità “vista la prospettiva di rialzo dei tassi di interesse”, la probabilità di recessione è salita dal 20 al 35% negli ultimi giorni, sempre che “non siano commessi altri errori in particolare di fissarsi sull’obiettivo di inflazione al 2%.
Sinai: “Priorità per le aziende è mettere al sicuro la parte finanziaria”
Così Sinai sulle ripercussioni per le aziende del quadro finanziario. “Il consiglio ai cfo, i direttori finanziari, è di mettere al sicuro tutti i depositi. Ai ceo, gli amministratori delegati, di continuare a portare avanti l’operatività ma di mettere in sicurezza l’aspetto finanziario delle aziende. Quando si avvicina una recessione, alla fine di un ciclo economico di espansione, il pericolo aumenta: inflazione e tasso d’interesse devono esser controllati”. E ancora: “Non bisogna esser colti impreparati”
Sinai: “Impossibile raggiungere un target di inflazione del 2% senza scatenare una recessione importante”
Sinai riconosce che durante le recenti crisi pandemica ed energetica “la Fed ha cercato di salvare l’economia con stimolo monetario molto importante. Ci sono stati cinque programmi di stimoli fiscali, sia con l’amministrazione Trump che Biden, per il 25% di Pil. Tutti questi programmi non sono destinati ad esaurirsi, perché arriveranno altri choc – ha ricordato Sinai – Gli Usa stanno combattendo una guerra per procura con la Russia, che coinvolge anche la Cina: questo sconvolge tutti gli scenari, il lavoro della Fed è molto complesso. E’ religiosamente concentrata sull’ottenere il 2% di inflazione, ma è impossibile per loro ottenere questo livello perché ci vorranno anni per raggiungerlo senza avere una recessione importante negli Usa”.
Sinai: “Banche centrali tra incudine e martello. Stanno aumentando i rischi di recessione”
“Ci troviamo tra l’incudine e il martello, una situazione molto difficile per le Banche centrali. Sono stati fatti degli errori nella politica monetaria, il target dell’inflazione al 2% è difficile da raggiungere nel breve periodo. C’è confusione e instabilità finanziaria che si sta delineando davanti ai nostri occhi. Questo ci sta allontanando da una prospettiva di atterraggio morbido”, ovvero di abbassamento dell’inflazione grazie al rialzo dei tassi senza scatenare una recessione. Eventualità le cui probabilità “stanno aumentando sempre di più, aumenta la pressione sull’economia americana e sull’Italia”. Così il professor Allen Sinai, chief global economist di Decision Economics, intervistato da Eugenio Occorsio, Repubblica.
Rogoff: “Preoccupazione per l’Italia data dai tassi alti”
Così Rogoff in chiusura del suo intervento: “La mia preoccupazione per l’Italia è che finora la colla che ha tenuto insieme l’Eurozona è stata la presenza dei tassi a zero. Olandesi, tedeschi si sono lamentati, quando la Bce è intervenuta, ma ciò non ha creato scompensi. Sono arrivati foni europei. Ora la situazione è diversa, sono convinto che l’Eurozona si ricompatterà ma ci saranno premi al rischio richiesti dal mercato per quanto riguarda i tassi d’interesse” dell’Italia. “Non accadrà necessariamente rapidamente, perché le crisi si sviluppano su cicli lunghi”.
Rogoff: “Alti tassi e crisi banche, c’è rischio recessione globale”
“C’è il rischio di una recessione globale. Al Fmi si è detto a fine gennaio che non c’erano molti problemi, Wall Street si è mostrata d’accordo. Oggi questo non lo dice più nessuno. Ho sottolineato in passato che era ‘troppo presto per l’ottimismo globale’, per esser sicuri. L’aumento dei tassi d’interesse e la situazione delle banche ci riportano ai timori di ottobre”, quando una recessione era giudicata assai più plausibile. Interrogato sulle ripercussioni in Italia, Rogoff ha detto che “la situazione in Europa è molto più solida che altrove”.
Rogoff: “Serve ripensamento sui supervisori”
“Credit Suisse è stato un choc, non riesco a immaginare che Ubs volesse acquistarla anche a un prezzo inferiore ai 3 miliardi di dollari. Non compri solo dei mutui, ma una cultura: è difficile fondere due banche anche licenziando i tre quarti dei dipendenti. Ciascuna di queste banche ha un ruolo molto importante per la Svizzera, il governo ha dato fondi a Ubs ma non tanti quanti ne avrebbe voluto”. Così l’analisi di Kenneth Rogoff sulla crisi della banca elvetica, intervistato dal corrispondente di Repubblica, Paolo Mastrolilli. Per Rogoff nel fine settimana sono state “prese misure eroiche” per la banca svizzera e forse “se tornassimo al 2008 si cercherebbe di tenere in vita Lehman Brothers”. Sulla Silicon Valley Bank, “si farà un’analisi post-mortem e credo che i risultati non saranno rosei per le autorità di controllo. La Svb non aveva neanche un chief risk officer, e mi chiedo cosa abbiano fatto i supervisori: probabilmente ne conoscevano le politiche per l’ambiente, ma non la gestione dei rischi. Serve un ripensamento con questo fronte.
Rogoff: “Fed alzerà i tassi perché inflazione forte”
La Fed si riunirà il 21 e 22 marzo per decidere sui tassi. “La Fed alzerà ancora i tassi di un quarto di punto, perché l’inflazione e in particolareq quella core è ancora elevata. Devono fare cosa”, ha detto Rogoff premettendo “se non succede nulla oggi”, in riferimento alla grande incertezza che vivono i mercati finanziari in queste ore. Il professore di Harvard ha ricordato che le crisi finanziarie “vanno a ondate” e si sommano, “ma se non dovesse accadere nulla di significativo nei prossimi giorni” la Fed procederà col rialzo, ha ribadito.

Rogoff: “Difficile prevedere che la turbolenza sarebbe partita dalla Silicon Valley. Ma non è il 2008”
Il mix di alta inflazione e tassi imposti dalle Banche centrali ha scatenato l’ondata di turbolenza cui stiamo assistendo in questi giorni. “Non mi aspettavo questa crisi. Certo, prevedere che sarebbe partito tutto dal quadrante più ricco del mondo, la Silicon Valley era difficile”, ha detto Kenneth Rogoff, professor of Economics and Maurits C. Boas Chair of International Economics della Harvard University, nel suo intervento. Tornando al 2008, Rogoff ha sottolineato che “abbiamo imparato ad agire dopo Lehman Brothers” e questo fa sperare che gli esiti siano diversi da allora. Certo ci sono anche altre differenze: allora “la Cina era in boom economico, ma questa volta la situazione è differente per molte ragioni, la sua economia è più lenta del passato” e per questo faticherà a dare il suo supporto alla ripresa.
Galbiati (Repubblica): “Digitale e carta al centro di A&F. Anche Podcast e video”
“Digitale e carta al centro del nuovo sistema di Affari&Finanza”. Così Walter Galbiati, responsabile dell’Economia di Repubblica, lanciando il nuovo settimanale e il sistema dell’Economia di Repubblica. “Notizie, analisi, le idee. Ci occuperemo anche di informazione di servizio: spiegheremo quali sono le migliori imprese settore per settore, su carta e online. Andremo anche nell’audio con i Podcast e nei video con Metropolis”.
Billari (Bocconi): “Benvenuta A&F, renderà il Paese più inclusivo”
Il rettore dell’Università Bocconi, Francesco Billari: “L’Italia ha bisogno di cultura finanziaria. La finanza non è nelle torri d’avorio, è necessario che tutti sappiano che cos’è un tasso di interesse”. Così il rettore dell’Università Bocconi nel dare il “benvenuto” al nuovo Affari&Finanza: “Renderà l’Italia più inclusiva”.
Molinari: “La crisi di questi giorni dimostra che c’è bisogno di informazione di qualità”
La crisi che ha colpito le banche in questi giorni, con le ripercussioni fortissime sui mercati finanziari, “dimostra ancora una volta che c’è bisogno di informazione di qualità”. Così il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, ha introdotto i lavori alla Bocconi di Milano.
