Dopo l’iscrizione nel registro degli indagati sul caso Almasri della premier Giorgia Meloni, dei ministri Nordio e Piantedosi e del sottosegretario Mantovano, l’immunità parlamentare non è più un tabù. Nonostante la freddezza di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia fanno asse sul tema della riforma. La Fondazione Einaudi ha presentato una propria proposta alla Camera per il ripristino dell’autorizzazione a procedere per i parlamentari anche per l’avvio delle indagini oltre che per l’arresto. E in platea spiccavano una serie di big di Lega ed FI. Dai capigruppo del Senato Massimiliano Romeo e Maurizio Gasparri al sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari. Il dibattito, come ha sottolineato il presidente della Fondazione Giuseppe Benedetto è al momento “a livello culturale”. Resta da capire se sfocerà in un disegno di legge costituzionale o in una proposta di legge di iniziativa popolare. Ma intanto le presenze azzurre e leghiste sono un segnale. Arrivato nel giorno in cui anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto si è speso a difesa dell’ipotesi in un’intervista al Corriere della Sera. Anche se dalle parti di FdI si ribadisce comunque che non si tratta di una priorità, né di un tema del programma.

Il disegno di legge della Fondazione Einaudi

Il disegno di legge della Fondazione Luigi Einaudi prevede una modifica dell’articolo 68 per ripristinare la vecchia immunità parlamentare riscritta in senso restrittivo nel 1993, dopo Tangentopoli. Ritornerebbe pertanto la clausola che «nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale, senza una autorizzazione della Camera alla quale appartiene».

La modifica costituzionale del 1993

L’attuale articolo 68 prevede solo che «senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza». Sull’onda di Tangentopoli e della crisi della Prima Repubblica si è ristretto il perimetro di operatività dell’articolo. Fino alla riforma del 1993, infatti, l’articolo 68 della Costituzione prevedeva un’immunità più ampia. Con il Parlamento che doveva autorizzare anche l’avvio delle indagini su un parlamentare e il suo arresto in attuazione di una condanna definitiva.

Maggioranza divisa

«E’ una questione sulla quale una certa destra ha sempre fatto battaglia», quindi «ho dei dubbi sull’idea di ripristinarla», ha ribadito la linea Riccardo De Corato, vice presidente di FdI della commissione Affari Costituzionali della Camera. Ma Lega ed FI sono comunque in pressing. «Penso sia assolutamente utile affrontare questo dibattito con massima serenità per il bene del Paese», ha insistito il sottosegretario Ostellari. E «il fatto che si sia aperto il dibattito» anche se accademico, ha evidenziato Romeo, «è un passo in avanti verso quella che dovrebbe essere l’indipendenza delle politica». E a chi gli chiede dell’intervista del ministro Crosetto sul tema e della contrarietà di FdI al ripristino dell’immunità replica: «è un tema trasversale, non di appartenenze politiche». «E’ una tematica storica – ha sottolineato Gasparri – di difficile soluzione ed è bene che sia una fondazione culturale che pone il tema».

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