Giorgio Malan si appresta a disputare la sua prima Olimpiade, da campione europeo in carica: “Mi ha dato una consapevolezza in più”. Sarà anche l’ultima per il Pentathlon Moderno con l’equitazione tra le cinque prove che verrà sostituita dalla corsa ad ostacoli: “Hanno stravolto tutto per motivi politici, economici e di visibilità. Resta rammarico e nostalgia”.

Mancano davvero sempre meno giorni alle Olimpiadi di Parigi e la tensione sale a livelli massimali. Soprattutto per chi vivrà i Giochi per la prima volta e lo farà con l’onere e l’onore di difendere i colori azzurri nel modo migliore, rispettando anche le aspettative della vigilia. Come Giorgio Malan che a Parigi 2024 si presenterà nel Pentathlon Moderno con il titolo di Campione d’Europa, conquistato ai Giochi di Cracovia nel 2023.

Un’Olimpiade da vivere e godersi nel migliore dei modi per il classe 2000 che si sta affacciando sempre più prepotentemente nel panorama di un Pentathlon che dopo Parigi cambierà per sempre la propria immagine, con l’addio all’equitazione per l’introduzione dei 110 ostacoli: “Sento già un po’ di nostalgia”, assicura Malan nell’intervista esclusiva a Fanpage. “A pensare che oramai c’è un countdown ogni volta che salgo su un cavallo per un prova”. Ultimi Giochi prima del cambio epocale nel Pentathlon, i primi per Malan che prova a guardare oltre: “Arrivo con una maggior consapevolezza sulle mie capacità”.

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Manca sempre meno a Parigi, come sta procedendo il percorso di avvicinamento?
Speravo meglio, soprattutto a inizio stagione quando ho accusato qualche problema di troppo, tra piccoli infortuni e risentimenti muscolari. Poi lo scorso inverno ho avuto una sorta di mononucleosi e non sono riuscito ad allenarmi al meglio.

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E adesso?
Sono riuscito a riprendermi e anche in gara posso dire di essere soddisfatto. Le prime uscite non sono andate bene ma le ultime due consecutive prove di Coppa del Mondo mi hanno soddisfatto. Di solito dopo una gara ci si prende un periodo per recuperare perché sono molto impegnative sia sul profilo fisico sia su quello mentale, invece questo uno-due ravvicinato mi ha ridato il ritmo gara, mi ha rimesso sulla strada giusta.

Parigi 2024, per te le prime in assoluto: come ci si prepara la prima volta?
Saranno le mie prime Olimpiadi in assoluto e quindi è un po’ tutto strano. Tutto molto emozionante anche se non mancano le pressioni che rendono tutto più bello e difficile. Credo che l’importante sia godersela in ogni modo al 100%, evitando il rischio che si trasformi in un mostro nella tua testa, in modo negativo. Le pressioni le affronto cercando di non caricarmi troppo di responsabilità e aspettative, con l’ansia di doversi migliorare sempre: continuerò con il mio classico approccio, allenandomi con serenità e divertendomi.

Le tue prime Olimpiadi ma anche le ultime per il Pentathlon con l’equitazione, ti sei mai chiesto perché?
I motivi li sappiamo un po’ tutti, c’è un fattore politico, un altro economico e poi il tentativo di richiamare più persone verso il Pentathlon, con una prova nuova più seguita rispetto all’equitazione. Che già mi manca. Stavo pensando proprio in questi giorni che oramai farò davvero poche altre prove in sella ad un cavallo, con Parigi che sarà l’ultima gara di equitazione ed è un vero peccato. C’è un po’ di nostalgia che già si sente.

Ma cosa ti mancherà di più?
Non è la prova in sé, è proprio il Pentathlon che cambierà la propria sostanza, perdendo un pezzo fondamentale perché secondo me la nostra particolarità era data proprio dalla prova di equitazione. Erano cinque sport così diversi l0uno dall’altro e l’equitazione per tutti era un po’ la ciliegina sulla torta. Uno sport che oltre alla fatica, allo sforzo tecnico e mentale mette in gioco anche un’altra componente unica: l’affinità con un cavallo che non conosci per bene, visto che ci viene dato 20 minuti prima dell’inizio della gara. Mi resta malinconia e rammarico, ma si deve guardare avanti, si capirà solo in futuro come andrà il Pentathlon.

Dopo Parigi continuerai però anche nel nuovo Pentathlon?
Per quanto mi riguarda ho sempre detto che il Pentathlon finirà e inizierà uno sport completamente nuovo. Io ho comunque 24 anni, ho ancora molto davanti a me e continuerò in questa disciplina olimpica. Bisognerà capire come ci si approccerà con questo nuovo sport (110 ad ostacoli, ndr) ma l’idea è di continuare.

Come ci si avvicina al Pentathlon?
Per me è stato un mix, ho sempre amato corsa e nuoto, ma anche tutti gli sport in generale. Da giovanissimo ho praticato Triathlon, dove ci sono nuoto, corsa e ciclismo ma rispetto al Pentathlon sono più prove di pura resistenza e forza fisica, il Pentathlon aggiunge la componente emotiva, psicologica e mi permetto di dire che sia più completo: ci sono più variabili, sia tecniche che logistiche con una gestione più complessa.

La prova che puoi considerare il tuo tallone d’Achille e quella in cui ti senti più tranquillo?
Mi reputo un atleta che riesce a fare tutte e cinque le prove in modo più che performante e ne sono orgoglioso. Questa è la mia più grande forza che mi rende molto competitivo. La prova che mi mette più in difficoltà è il tiro, mentre la corsa e il nuoto sono quelle che mi danno maggiore sicurezze.

Hai parlato di tiro, una disciplina fatta di tecnica ma anche di forza mentale: come ci si allena?
Il miglior allenamento è la gara, che ti mette sotto stress e ti obbliga ad uscire da condizioni scomode e quindi l’esperienza è ciò che ti aiuta di più. Io poi svolgo programmi di allenamento non solo fisici ma anche mentali, con un coach che mi aiuta ad analizzare le gare, con i suoi punti critici e di forza.

A proposito, quanto conta chi ti segue durante il percorso?
Io ho sempre detto che non esiste l’allenatore perfetto ma esiste il giusto allenatore per quel determinato tipo di atleta. Esistono tecnici validissimi ma che non trovano il feeling con l’atleta e i risultati non arrivano. Lo ritengo un elemento fondamentale che fa tanto la differenza, per far bene. Tanto che io ho lo stesso allenatore da quando frequentavo le elementari e ora siamo qui.

A Parigi, le tue prime da atleta ma non le tue prime in assoluto. A Tokyo c’eri anche tu, ci spieghi in che veste?
Ho commentato le gare di Pentathlon ed è stato entusiasmante, an che perché ho sempre pensato che chi fa le telecronache ha un ruolo fondamentale per trasmettere le vibrazioni a chi segue lo sport in generale. Lo rifarei assolutamente anche se sono felice che questa volta non potrò farlo essendo in pista, vivrò tutto da professionista.

Come ti sei trovato con un microfono in mano?
Pensavo fosse tutto più schematizzato, invece è stato molto naturale, anche a volte improvvisato. Di sicuro mi sono divertito e questo è importante.

E poi hai commentato la finale con l’oro di Choong che avevi battuto proprio ai Giochi Europei…
Non solo, perché lo avevo battuto anche in un’altra gara, che valeva meno rispetto agli Europei che avevano molto più riverbero mediatico.

A proposito del titolo europeo, può essere già considerato uno spartiacque per la tua carriera?
Rispetto ad un anno fa, sì, ho maggior consapevolezza dei miei mezzi a tal punto che se confronto il 7° posto mondiale del 2023 e il 7° conquistato pochi giorni fa, quest’ultimo lo sento davvero molto stretto perché sapevo di poter fare molto di più. So di più quale sia il mio valore, dimostrandolo sia a me stesso sia agli altri.

E da Parigi cosa ti aspetti? Una medaglia, una buona prestazione o semplicemente godertela?
Io me la voglio godere al 100%. Essendo agonista da quando sono nato, so perfettamente che se mi diverto metterò poi tutto me stesso e da lì ovviamente arriverà il mio migliore risultato possibile. Poi c’è anche la variabile fortuna. Già in una Olimpiade può accadere di tutto, poi nel nostro sport è ancora tutto maggiormente complicato con la sorte che gioca sicuramente le sue carte.

E il movimento italiano del Pentathlon come lo vedi?
Bene, molto bene anche sul fronte maschile. Quello femminile era già ad altissimo livello ed è rimasto tale quindi per le ragazze assolutamente una performance fenomenale, imponendosi a livello europeo e mondiale. Per noi uomini invece ci sono molti margini di miglioramento, stiamo crescendo.

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