«Il nuovo bilancio Ue a lungo termine» post 2027 «includerà un piano per collegare le riforme agli investimenti in ogni Stato membro. Lo faremo in dialogo con le capitali e le regioni, sono loro che sanno al meglio quali sono le riforme e gli investimenti necessari». Lo ha detto Piotr Serafin, commissario designato per il Bilancio, nell’esame di conferma (superato) giovedì davanti alle commissioni bilanci (Budg) e controllo dei bilanci (Cont) dell’Europarlamento. Dopo le indiscrezioni delle scorse settimane su una proposta di riforma del bilancio comune post 2027 che potrebbe incidere sulla politica di coesione e che ha messo in allarme le regioni, Serafin ha cercato di rassicurare i territori affermando che «le regioni rimarranno al centro della politica di coesione, che sarà un imperativo per il futuro». Pur aprendo a un approccio di spesa simile a quello del Recovery – risorse in cambio di riforme e senza un legame diretto con i costi – Serafin ha sottolineato come «il punto debole del modello del Recovery» (e dei Pnrr) che centralizza la gestione delle risorse a livello nazionale, sia proprio «il mancato coinvolgimento delle regioni. Dobbiamo tenere conto dei loro interessi nella definizione dei piani». Serafin ha citato l’esempio della Polonia. E, per quanto i commissari nelle proprie funzioni rappresentino gli interessi dell’intera Unione e non del proprio Paese, si tratta per lui di un tema molto delicato, tenuto conto dell’importanza delle politiche di Coesione per la Polonia che è il primo beneficiario delle risorse europee.
La riforma del bilancio comune
Il futuro commissario ha glissato sulla riforma del bilancio, affermando che «finora non esiste una proposta delle Commissione europea. Ci sono solo gli orientamenti politici della presidente von der Leyen e la lettera d’incarico, quindi qualsiasi cosa abbiate letto sulla stampa non è la proposta della Commissione».
Tuttavia, le parole di conferma di un programma unico per ciascun Paese invece dei 350 attuali, e del modello-Recovery, autorizzano a pensare il contrario. «Credo che nelle future discussioni – ha aggiunto – dobbiamo iniziare dalle politiche, pensare agli obiettivi che vogliamo raggiungere e successivamente dovremmo adeguare i nostri programmi. Questo potrebbe voler dire che ci saranno meno programmi in futuro», insieme a «maggiore semplificazione e maggiore flessibilità». La proposta circolata prevede quattro capitoli di bilancio anziché sette, oltre al programma unico per ciascuno dei 27 Stati membri.
Serafin ha affrontato anche il tema delle risorse proprie dell’Unione per finanziare le nuove priorità comuni di cui «un Qfp ambizioso dovrà occuparsi più che in passato. Economia e clima non sono le uniche priorità. Sono passati quasi mille giorni dall’invasione russa in Ucraina, sicurezza e difesa sono diventate una priorità, non c’è modo di aggirarle. Lavorerò per affrontare queste sfide, ma questo non significa che dobbiamo dimenticare la transizione verde o la coesione» ha aggiunto cercando di non scontentare nessuno.
Le risorse proprie
In modo «forte e chiaro» Serafin si è impegnato a lavorare sulle risorse proprie: «L’accordo del 2020 resta valido, siamo tutti impegnati a lavorare su nuove risorse proprie e progressi su questo fronte ci sono stati ma sono stati insufficienti. Il tempo incalza, mi attendo che consiglio riprenda il lavoro sulla questione al più tardi all’inizio dell’anno prossimo». Come farà a convincere gli Stati membri? «Semplice: dicendo che l’alternativa è aumentare i contributi nazionali al bilancio Ue».