Il fondo nazionale strategico, varato dal Governo per incoraggiare gli investimenti nell’economia reale, è già operativo. Il regolamento è stato approvato dalla Corte dei Conti la settimana scorsa e lunedì è stato il primo giorno di operatività. E intanto Cassa depositi e prestiti ha già ricevuto 14 manifestazioni di interesse (Nda), e ne risultano firmati almeno sei. È quanto emerso al Salone del risparmio, dove il fondo è stato compiutamente illustrato e dove il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha spiegato che esso: «È un tassello di un mosaico più ampio, la cui cornice principale è rappresentata dalla riforma strutturale del Tuf e dal riassetto complessivo del sistema dei mercati finanziari». Oltre al fondo, «ci sono altre “gambe” dello stesso progetto: una è dedicata principalmente al venture capital – che in Italia deve crescere, e deve farlo con una forte collaborazione pubblico-privato – e un’altra è dedicata alle Pmi che vogliono accedere alla Borsa». E ancora serve prestare attenzione, spiega il sottosegretario, alla ricerca sulle Pmi.

Il funzionamento del fondo

Dunque il Fondo nasce per sostenere gli investimenti nelle società quotate italiane diverse dalle blue chips. Mauro Baragiola, responsabile del Fondo presso Cassa Depositi e Prestiti, spiega: «Lo scopo del Fondo è creare un volano, un investitore paziente, con fondi dedicati per 5-7 anni, senza possibilità di riscatto, in grado di dare stabilità e favorire le operazioni delle imprese. Sottoscrive solo fondi di nuova costituzione, di diritto italiano, e con un regolamento con poche regole chiare». E aggiunge: «I gestori avranno piena discrezionalità nella gestione, così come gli investitori privati saranno liberi nella scelta dei gestori. Cdp e Mef saranno semplici sottoscrittori, senza alcun privilegio, con il solo scopo di creare un ecosistema». Inoltre spiega che ci sarà una soglia minima di raccolta pari a 35 milioni. Le Sgr, anche straniere, potranno raccogliere capitali da investitori privati, casse di previdenza, fondazioni, banche, ecc. Raggiunta la soglia, interviene il fondo. «In uno scenario conservativo di 10 fondi – continua Baragiola -, potremmo raccogliere almeno 700 milioni. Con circa 100 soggetti in Italia (fondi pensione, assicurazioni, fondazioni), se ognuno investe in media 10 milioni, si arriva facilmente a 1 miliardo. A quel punto, con i nostri 500 milioni, avremmo 1,5 miliardi». Poi potrebbero essere coinvolti anche investitori internazionali. I fondi saranno Fia chiusi, con durata 5+2 anni. Durante eventuali estensioni, il contributo di Cdp si diluirà. Almeno il 70% del fondo dovrà essere investito in Pmi, definite come società non incluse nell’indice Ftse Mib o nei titoli bancari. Il restante 30% potrà andare in small cap, large cap italiane o titoli di Stato italiani/europei. Tutte le azioni dovranno essere quotate su un mercato italiano. «Nessun fondo – continua Baragiola – potrà essere attivista, né esercitare potere di voto strategico. Le azioni dovranno essere utilizzate solo all’interno delle liste di minoranza. Un elemento importante è che a differenza dei Pir, dove si è visto un deflusso troppo rapido, sono stati inseriti meccanismi per evitare ipercomprato e ipervenduto». Inoltre, come spiega Alessandro Rota, capo dell’ufficio studi di Assogestioni: «È importante segnalare che il fondo funziona come anchor investor, la sua azione si sostanzia in un’iniziativa di coinvestimento insieme a investitori istituzionali».

Le società italiane

Le piccole e medie imprese al di fuori dell’indice Mib sono 369 e rappresentano una capitalizzazione complessiva di circa 117 miliardi. Escludendo le società finanziarie, restano 324 imprese, con una capitalizzazione di circa 95 miliardi. Il quadro della situazione delle società italiane è stato delineato al Salone da Barbara Lunghi, Head of Equity Primary Markets di Borsa Italiana-Euronext. Andando a vedere più da vicino i singoli segmenti, il Mid Cap vede quotati 60 titoli per una capitalizzazione complessiva di 96 miliardi e una capitalizzazione media di 1,6 miliardi. Negli ultimi 10 anni il Mid Cap ha sovraperformato l’indice generale, con un andamento fortemente influenzato dai settori più rappresentati (Industrial, Financial, Technology). Il segmento Small Cap, vede 99 titoli, con una capitalizzazione complessiva di 13 miliardi e una media di 131 milioni, con un range fino a 460 milioni. Buona la performance degli ultimi 10 anni (+75%), ma ha sottoperformato rispetto all’indice All-Share. Nel segmento Star sono presenti 69 titoli per una capitalizzazione di 44 miliardi e una media di 640 milioni. Infine il Growth Market, mercato di crescita per le piccole e medie imprese, vede 210 società per una capitalizzazione totale di 8 miliardi e una capitalizzazione media: 41 milioni. Quest’ultimo, ha spiegato Lunghi: «È un mercato pensato per società di piccola dimensione, ma anche come palestra di transizione verso il mercato principale. Offre un processo di quotazione più snello e graduale, apprezzato anche da società più strutturate. Oggi circa 30 società passate dal Growth al mercato regolamentato sono ancora quotate e rappresentano una capitalizzazione di circa 10 miliardi».

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