Storie Web venerdì, Dicembre 13
Notiziario

L’emendamento alla Manovra per alzare le pensioni minime di cento euro – temporaneamente, solo nel 2025 e 2026 – era del Movimento 5 stelle, a prima firma di Giuseppe Conte, che è andato in commissione Bilancio alla Camera per difenderlo. Ma il governo ha dato parere contrario e la maggioranza l’ha bocciato.

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Nella serata di ieri, nella commissione Bilancio della Camera, tra i vari emendamenti alla legge di bilancio in discussione, ne è arrivato anche uno del Movimento 5 stelle. La proposta prevedeva di alzare le pensioni minime del 15% in modo temporaneo, solo per il 2025 e il 2026. In sostanza, un aumento da cento euro al mese. Un punto sensibile, per la manovra 2025, dato che gli interventi sulle pensioni sono piuttosto limitati e per le pensioni minime si prevede di fatto un incremento di appena 1,90 euro al mese. A difendere l’emendamento, durante la discussione in commissione, è stato direttamente il suo primo firmatario, Giuseppe Conte. Ma alla fine il parere del governo Meloni è stato contrario, e la maggioranza ha bocciato la proposta.

Il leader pentastellato ha definito l’aumento previsto per l’anno prossimo “ridicolo e offensivo“. Iniziando il suo intervento, Conte ha descritto una situazione critica: “Il quadro economico sta diventando disastroso, cala la produzione industriale, cala l’export, la filiera dell’automotive mette a rischio posti di lavoro”. Per di più, secondo uno studio del think tank Ecco “questo inverno sarà il più costoso per le bollette delle famiglie”.

In questo contesto, aumentare le pensioni minime di 1,90 euro al mese “è una presa in giro, significa prepararsi alla conferenza stampa di fine anno” in cui Meloni potrà rivendicare che un piccolo intervento c’è stato, “ma significa anche creare rabbia e frustrazione sociale”. Insomma, la misura contenuta adesso nella manovra sarebbe “immorale e irrazionale sul piano politico, perché oggi c’è astensione, ma domani ci sarà rabbia. Date schiaffi agli italiani e questo non è patriottismo ma servilismo”, ha aggiunto, affermando che nella legge di bilancio ci sono vare misure a sostegno “dell’industria delle armi”, dei “giganti del web” e degli “esponenti bancari”.

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Proprio tassando questi settori il M5s, con il suo emendamento, avrebbe preso le risorse per portare avanti la sua proposta sull’aumento delle pensioni. L’idea era quella di un “aumento temporaneo del 15% nel 2025 e nel 2026“, che si sarebbe potuto pagare togliendo “qualche briciola alle imprese bancarie e ai giganti del web”. L’incremento, anche se solo per due anni, sarebbe stato di “cento euro per le pensioni minime fino a mille euro al mese”, mentre ci sarebbe stato un ulteriore aumento di cinquanta euro “per le pensioni fino a 1150 euro mensili”.

Dal governo e dai relatori, come detto, è arrivato un parere negativo all’emendamento. La votazione, senza sorprese, ha visto una bocciatura da parte della maggioranza. Non sono mancate reazioni polemiche da parte del M5s: “Uno schiaffo in faccia a due milioni di persone, a cui in campagna elettorale erano stati promessi mille euro al mese. Sono veramente senza vergogna”, ha commentato il deputato Davide Aiello. Era “un emendamento volto a fare giustizia rispetto ai miseri 1,8 euro in più previsti dalla legge di Bilancio”, ha aggiunto il collega Riccardo Tucci. “L’esecutivo lo ha bocciato anche perché tra le coperture prevedevamo una vera tassa sugli extraprofitti bancari, non la vellutata carezza fatta da Meloni & Co in manovra. Per la premier e Giorgetti va bene così: profitti bancari verso i 50 miliardi nel 2024 e l’elemosina ai pensionati minimi”.

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