Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba si appresta ad annunciare un pacchetto di stimoli all’economia da 140 miliardi di dollari destinato, tra le altre cose, a dissipare definitivamente la sensazione che, sotto la sua guida, la politica economica del Paese sia destinata a cambiare.

I provvedimenti – che dovrebbero essere approvati già venerdì – mirano a sostenere le retribuzioni, distribuire risorse ai nuclei familiari meno abbienti e finanziare investimenti in settori strategici come i semiconduttori e l’intelligenza artificiale. Iniziative non prive di solide giustificazioni economiche e politiche, ma in netto contrasto con la retorica esibita da Ishiba nel corso degli anni e che recentemente lo ha portato a vincere – in veste di candidato di discontinuità rispetto al recente passato – il leadership contest per assumere la guida del Liberal Democratic Party (Ldp) e del Paese.

L’attuale premier è stato per anni uno dei critici più aspri della dottrina etichettata come Abenomics, fondata tra le altre cose su politiche fiscali e monetarie espansive. Appena diventato primo ministro, Ishiba ha smentito se stesso una prima volta chiedendo di fatto alla Bank of Japan di congelare la politica di rialzo dei tassi appena intrapresa. Ora, sembra apprestarsi a farlo una seconda volta, aumentando la spesa pubblica rispetto a quanto fatto dal suo predecessore Fumio Kishida, pur in presenza di un quadro macroeconomico meno preoccupante.

A parziale discolpa del premier, va detto che, dopo le elezioni dello scorso ottobre in cui la sua coalizione ha perso la maggioranza alla Camera bassa del Parlamento, scendere a compromessi, sia all’interno che al di fuori del suo partito, è diventato indispensabile per scongiurare la caduta dell’esecutivo.

Un assaggio di ciò che attende Ishiba nei prossimi mesi potrebbe essere contenuto già nel testo in approvazione venerdì, laddove dovrebbe comparire un riferimento alla necessità di innalzare il livello sotto il quale i contribuenti non sono tenuti a pagare le tasse.

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